mercoledì 12 giugno 2013

Altroforno!

Ilva, stop a due impianti e 800 esuberi. Sebastio: "Risanare costerà caro"

La crisi di mercato ferma un altoforno Ilva e un'acciaieria. Mentre a Roma il procuratore Franco Sebastio rilancia il tema del risanamento della grande fabbrica. L’azienda ha annunciato lo stop dell’altoforno numero 2 a partire da luglio nel corso di un incontro con i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm. A margine dell’incontro si è appresa anche l’intenzione dell’attuale commissario Enrico Bondi di azzerare il ruolo dei “fiduciari”, uomini della proprietà non alle dirette dipendenze del siderurgico sul cui ruolo sta indagando anche la Guardia di Finanza. La persistenza picchiata delle commesse, invece, ha convinto i manager della grande fabbrica ad anticipare la fermata dell’impianto.
Il blocco di Afo2 comporterà l’esubero di ottocento lavoratori che beneficeranno dei contratti di solidarietà. Così il numero delle tute blu tarantine fuori dal ciclo produttivo salirà in estate a duemila.  Oltre all’altoforno chiuderà a cascata l’acciaieria numero uno. Sull’Afo/2 saranno anticipati i lavori di ristrutturazione previsti dal cronoprogramma dell’autorizzazione integrata ambientale. E proprio sulla ristrutturazione dei reparti inquinanti si è soffermato nel pomeriggio il procuratore capo di Taranto Franco Sebastio nel corso della sua audizione dinanzi alla commissione industria del Senato. Il magistrato ha fatto riferimento al sequestro record scattato nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale.
“Lacifra di otto miliardi e cento milioni di euro sequestrati all’Ilva come equivalente per il risanamento  – ha detto – è una cifra al di sotto della realtà e che a malapena riuscirà a risanare. Solo per costruire le coperture dei parchi minerali – ha spiegato – occorrono svariati miliardi di euro. E questo solo per proteggere le prime abitazioni che sorgono a cento metri”. Il procuratore ha anche smentito che sia stata la città ad andare addosso alla fabbrica, durante il suo sviluppo, come aveva sostenuto anche l’ex premier Romano Prodi.
“Smettiamolo di dire che la città è cresciuta intorno all’Ilva. Il cimitero, ad esempio, – ha specificato – è lì da duecento anni”. Il magistrato ha anche parlato del recente decreto salva Ilva bis sostenendo che “tre anni per i lavori di risanamento sono un periodo troppo lungo” e  ha aggiunto che “in maniera indiretta il decreto rafforza la nostra iniziativa”. Infine ha confermato l’intenzione della procura di "definire l’indagine per disastro ambientale entro l’estate”. (Rep)

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