"Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti non possa cambiare il mondo. In fondo è cosi che è sempre andata ». (Margaret Mead)
Lunedì 1 luglio 2013,ore 11,libreria Gilgamesh, via Oberdan 45,Taranto
EMERGENZA SIDERURGIA. L'ILVA E' SENZA MERCATO. PREPARIAMO LE ECO-ALTERNATIVE
Nella conferenza stampa verranno presentati
- un DOSSIER CRISI SIDERURGIA con i gravi dati macroeconomici del settore dell'acciaio che segnano la crisi strutturale e irreversibile dell'Ilva;
- il Convegno del 2 luglio (ore 15 Facoltà di Giurisprudenza) sulle ECOALTERNATIVE PER TARANTO nel
quale si presenteranno tesi di laurea e progetti di studiosi e giovani
universitari tarantini impegnati per la riconversione ecologica.
La prima è di Gabriele Cometa (la si può visionare qui http://www.peacelink.it/ecologia/a/38325.html)
e ha come titolo "I mass media anglo-americani e il caso Ilva: una
prospettiva linguistica". La tesi è in lingua inglese, con traduzione in
Italiano.
Il suo scopo è analizzare la risonanza mondiale che la vicenda
tarantina ha avuto e offrire uno spaccato del mondo dell'informazione
internazionale che serva a comprendere "come ci vedono" dall'estero, con
quali categorie concettuali e linguistiche. Come è facile intuire, la
scelta delle parole e il taglio della comunicazione sono stati e sono
ancora oggi determinanti nel rappresentare sul palcoscenico mediatico
internazionale i problemi di Taranto e della sua più grande industria.
La seconda tesi è finalizzata a descrivere un progetto
per la trasformazione e riqualificazione in parco verde dell'area a
caldo dell'Ilva (visionabile qui http://www.peacelink.it/ecologia/a/38502.html).
La tesi ha come titolo "Progetto
di riqualificazione dell'area industriale Ilva di Taranto - Ilva
verde". E' una tesi di Alice Martemucci, laureata in Architettura.
L'obiettivo che ci poniamo e' quello di invitare gli studenti a sviluppare tesi su Taranto e per il suo futuro sostenibile.
Dopo le due tesi saranno proiettate diapositive sul Progetto Hammarby Sjostadfinalizzato
a far conoscere la bonifica e la trasformazione del quartiere omonimo
di Stoccolma - inquinato per decenni di attività industriale - in uno
dei più ecologici quartieri del mondo. A relazionare saranno Fulvia
Gravame e Daniele Marescotti.
«Sole jonico» creato portale dei tarantini «Sole jonico», nasce il portale dei tarantini. Non
solo inquinamento, non solo veleni. Tutto è cominciato volendo dare
vita ad un progetto di promozione turistica che punta al rilancio
dell’economia locale: innovazione, trasformazione, collaborazione. Il
sito nasce con un “pensiero vincente” abbracciando le tante
professionalità sparse sul territorio a cominciare da albergatori,
gestori di stabilimenti balneari, operatori culturali, ma anche creando
una rete con realtà complementari, da tempo presenti sul mercato.
L’intuizione è del comitato Taranto Lider, che ha collaborato con
l’agenzia Taranto Shopping. Lo scopo ultimo è attrarre una nuova fetta
di viaggiatori in città.
Il portale è stato presentato giovedì sera durante il convegno «Turismo e
web, rilanciare Taranto», che si è svolto al Tursport, San Vito, al
quale ha partecipato anche Gianluca Laterza, account manager Emea per
Tripadvisor, con la collaborazione di Intrapresa Business School. La
collaborazione con Tripadvisor è una grande opportunità per «Sole
ionico». Il portale di viaggi più conosciuto al mondo infatti, traduce
in automatico e gratuitamente le recensioni e i contenuti delle varie
schede. In questo modo la visibilità di una struttura ricettiva si
traduce in un’enorme opportunità di entrare in contatto con gli utenti
di tutto il mondo interessati a tale destinazione.
«Oggi con il web tutti noi siamo artefici della valorizzazione di una
destinazione e della creazione di un sistema turistico. Gli strumenti
sono tanti e incredibilmente efficaci per il rilancio della nostra
città. Chi ama viaggiare è spesso predisposto a condividere le proprie
esperienze con i propri amici ed anche con altri viaggiatori, scambiando
informazioni utili sui luoghi visitati. Questo ci fa capire come il web
sia la sede più naturale dove cercare e condividere informazioni». È
quanto ha evidenziato giovedì sera il comitato Taranto Lider che ha
spigato come il nuovo portale servirà a presentare tutto ciò che si può
fare venendo a Taranto, valorizzando il mare e l’archeologia, le
peculiarità su cui puntare.
«Il progetto non vuole mettere da parte la questione ambientale -hanno
spiegato ancora i responsabili di Taranto Lider -, saranno infatti
previste partecipazioni gratuite ad eventi in cui sarà divulgata la
verità, quella che non è mai stata presentata da tv e stampa nazionali.
Ma vogliamo anche massimizzare il valore del nostro territorio. Il
nostro clima mite permette un turismo spalmato tra aprile ed ottobre e
questo è sicuramente un punto di forza». (GdM)
Da
quindici anni Taranto è sito di interesse nazionale (SIN), “area
riconosciuta contaminata dallo Stato Italiano che necessita di
interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e/o delle acque
superficiali e sotterranee per evidenti danni ambientali e sanitari”.
I
dati sull’incidenza dei tumori a Taranto e a Statte dimostrano un
eccesso del 30% per gli uomini e del 20% per le donne rispetto al resto
della provincia. Come accertato dall’ultimo studio SENTIERI aggiornato
al 2008, sono sempre di più le persone che si ammalano e muoiono per
motivi legati all’inquinamento rispetto alle altre province della Puglia
e dell’Italia.
A Taranto arriveranno centinaia di milioni di euro, ma
si intende destinare all’emergenza sanitaria solo poche briciole. Tanti
milioni di euro sono destinati alle presunte bonifiche che, senza il
preventivo fermo delle fonti inquinanti, non hanno alcuna utilità se non
quella di sperperare ciclicamente ulteriore denaro pubblico.
La
politica sanitaria per Taranto è sempre stata contraddistinta da un
vergognoso spreco di soldi il cui obiettivo è stato quello di spendere
quattrini per interventi che si sono rivelati “utili” solo per gli
imprenditori che li hanno realizzati e che vede mancare i servizi
essenziali nelle strutture pubbliche: ad oggi risultano fortemente
depotenziati i reparti di diabetologia, allergologia, endocrinologia,
dermatologia, gastroenterologia, otorinolaringoiatria e immunologia
mentre quelli di neurochirurgia, pediatria, anestesia e rianimazione
sono privi di primario. La conseguenza è un ridottissimo funzionamento
per la scarsità di risorse umane e tecniche che causa tempi di attesa
enormemente allungati e fruizione degli stessi fortemente limitata.A tutto questo il Comitato dei Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti non ci sta e propone interventi concreti per fronteggiare l’emergenza sanitaria:Il
denaro deve essere destinato a problematiche sanitarie più concrete,
acquistando due ulteriori acceleratori lineari e due apparecchiature per
la risonanza magnetica;Si
deve consentire ai medici nucleari la gestione diretta dei 4 posti
letto del reparto di medicina nucleare, procedura mai effettivamente
messa in atto anche se istituita dal 2008;Bisogna
attuare una nuova politica sanitaria che miri all’immediata riduzione
delle lunghissime liste di attesa. I cittadini troppo spesso, quando
provano a prenotare visite o esami medici, ricevono risposte come:
“subito, se lo fai a pagamento; fra due anni, con la mutua”. Si continua
ad agevolare la sanità privata a discapito di quella pubblica; Pretendiamo
una medicina della gente e per la gente, pertanto proponiamo il
potenziamento degli ambulatori periferici soprattutto nei quartieri
maggiormente esposti all'inquinamento: saranno i presidi sentinella, in
cui il cittadino potrà fruire anche delle necessarie terapie
riabilitative.Basta con i costosi viaggi della speranza: adeguate strutture sanitarie devono essere presenti sul territorio.
Taranto,
come dichiarato da ultimo dalla legge “salva-Ilva”, ha subito e
subisce danni sanitari a causa dell’inquinamento. Riconosciuti i danni
ed individuati i colpevoli, è arrivato il momento del risarcimento! Che
sia restituita la dignità alla cittadinanza: ai tarantini va garantito
il diritto di curarsi mediante un’esenzione ticket straordinaria. Basta
con i costosi viaggi della speranza: adeguate strutture sanitarie devono
essere presenti sul territorio. L’esenzione ticket straordinaria dovrà
spettare a coloro i quali sono esposti alle fonti inquinanti e che, per
tale ragione, possono contrarre patologie ad esse riconducibili
(soggetti attualmente sani); gli aventi diritto e le prestazioni
erogabili dovranno essere riconosciute dai medici dei presidi sentinella
(medici degli ambulatori periferici che fungono da presidi sentinella).
Proponiamo
di seguito il documento presentato Sabato 8 Giugno 2013 alle ore 9:00,
durante la conferenza stampa dal Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e
Pensanti tenutasi presso il Parco Archeologico delle Mura Greche, e
riguardante l'Emergenza Sanitaria Taranto. Visualizza il documento
Contribuisci alla raccolta firme R.S.T. scaricando il modulo e facendolo firmare! (I fogli compilati potranno essere consegnati ogni Lunedì in via Santilli 26, dalle ore 19:00 alle ore 21:00) Scarica il Modulo per la raccolta firme qui!
TARANTO
È UNA CITTÀ A RISCHIO SANITARIO ED I SUOI CITTADINI PRETENDONO
UN’ESENZIONE TICKET STRAORDINARIA PER TUTTI I POTENZIALI MALATI DI
PATOLOGIE LEGATE ALL’INQUINAMENTO. D’ORA IN POI IL NOSTRO GRIDO DI DOLORE E DI RABBIA, CHE DIFFONDEREMO OVUNQUE, SARA’ : R.S.T. - RISCHIO SANITARIO TARANTO
Per questo stiamo raccogliendo firme in tutta la città ed in autunno terremo un’assemblea pubblica su queste tematiche. Firma anche tu la petizione online! (Cittadini e lavoratori liberi e pensanti)
C’è un’Ilva che risorge dalle ceneri del passato e si reinventa in un
museo futuribile: il MAGMA. Si tratta delle prime fonderie Ilva, nate a
inizio ‘800 a Follonica, sulla costa della Maremma. Il 29 giugno 2013
Follonica riabbraccia così il suo antico forno fusorio, abbandonato dal
1960, ora completamente ristrutturato e allestito con un moderno museo
interattivo.
Realizzato con fondi europei, grazie a un Piano di sviluppo urbano
sostenibile (PIUSS) della Regione Toscana, il Museo delle Arti in Ghisa
nella MAremma rappresenta il primo tassello del recupero del
comprensorio Ilva, promosso dalla Città di Follonica.
Il progetto parte nel 2007 con un concorso di idee, vinto dagli
architetti Barbara Catalani, Marco Del Francia e Fabio Ristori.
L’allestimento viene quindi curato con la consulenza scientifica di
Tiziano Arrigoni, Claudio Casini e Marica Pizzetti. La realizzazione
comincia nel 2011 ad opera di Asteria Multimedia di Trento, insieme ad
Arazzi di Grosseto e IMEL di Follonica.
L’inaugurazione ufficiale del MAGMA è fissata per sabato 29 giugno.(Artribune)
Partita a pallanuoto nel Mar Piccolo in occasione della Festa del Mare, appena cominciata. Fa riflettere pensare a questo specchio d'acqua usato come discarica su tutti i lati e talmente compromesso da essere dichiarato inutilizzabile per la mitilicoltura. Un gesto simbolico o un'ottusa dimostrazione propagandistica? Nel dubbio, tenendo conto dello stato di quella riva, fossimo al posto di quei giocatori non risparmieremmo vaccini e analisi! Buona partita!
Pur di non chiudere l'Ilva rinunciando alla produzione del-l'area a caldo del siderurgico taran-tino, se ne inventano una al gior-no. A quanto pare, governo e sin-dacati stanno pensando di salvare capra e cavoli della siderurgia ita-liana, legando due realtà non trop-po diverse tra loro, seppur lontane geograficamente: Taranto e Piombino. Le quali hanno in comune oltre ad essere due città di mare, la produzione da ciclo integrale, il commissariamento anche se per ragioni diverse e la presenza presente e passata come commissario di Enrico Bondi. Per l'Ilva un futuro alla "toscana"? La storia dell'acciaieria di Piombino è lunga e complessa: basti pensare che prende il via nel lontano 1864. La storia degli ulti-mi 20 anni, ci dice invece che nel 1992lo stabilimento viene scorpo-rato dall'Ilva (proprietaria dell'ac-ciaieria dal 1988 dopo una serie di passaggi societari) e conferito alla nuova SpA "Acciaierie e Ferriere di Piombino" della quale fanno parte l'Ilva e la società privata bresciana "Gruppo Lucchini" pre-sieduta dal cavaliere Luigi Luc-chini. Tre anni dopo, nel 1995, il gruppo Riva compra dallo Stato l'Italsider di Taranto lasciando Piombino alla gestione privata del gruppo Lucchini diventando "Lucchini Siderurgica", che nel 1998 diventa "Lucchini SpA". Nel 2003 arriva per il gruppo Lucchini una grave crisi finanziaria che viene affidata alle "sapienti" cure di Enrico Bondi, che trasforma la Lucchini SpA in una holding finanziaria a capo delle Business Unità operative. In economia è l'unità presa come riferimento per definire la strategia, che può coincidere con l'impresa o rappresen-tare solo una parte di essa. Ad esempio, se un'impresa che commercializza un certo prodotto, opera sia all'ingrosso che al dettaglio, si avranno due business unit pre-e come riferimento per definire la strategia: una per il commercio all'ingrosso e l'altra per il commercio al dettaglio. Queste definizioni sono fondamentali per comprendere che, per una stessa organizzazione, si possono avere tre diversi livelli di strategia. Detto della Business unit, le prime due sono quella di impresa (che ha un'organizzazione economica il cui fine è il conseguimento di un profitto) e quella di gruppo (quando un'impresa, in genere una società per azioni, possiede azioni o quote di altre società in modo da poterle controllare direttamente o indirettamente. Si parla, allora di holding. La società che controlla tutte le altre è detta capogruppo e rappresenta il soggetto economico del gruppo). L'unità produttiva di Piombino diventa, nelle mani di Bondi, una di queste Business Unit, societarizzandosi con la denominazione di "Lucchini Piombino SpA". Le altre erano la francese Ascometal e la divisione Lucchini Sidermeccanica di Lovere (matariale rotabile ferroviario) poi Lucchini RS. Nel 2005, a seguito della ristrutturazione finan-ziaria e degli investimenti sugli impianti, la maggioranza (60%) del gruppo Lucchini passa, attra-verso un aumento di capitale, al gruppo russo Severstal (uno dei più grossi gruppi siderurgici al mondo). La famiglia Lucchini, invece, si lancia nel business ferroviario acquistando proprio da Severstal nel2007 il l00% della BU Lucchini RS con sede a Lovere (Bergamo) e filiali industriali in altri Paesi europei. La totale separazione tra Severstal e famiglia Lucchini avviene nel 2010, quando la Severstal acquista tutte le quote del gruppo Lucchini ancora in mano alla famiglia bresciana (alla data deteneva ancora una quota del 20%). Dunque, nonostante la quasi omonimia tra Lucchini SpA e Lucchini RS SpA, la proprietà viene totalmente distinta (a qualcuno tutto questo ricorda qualcosa?). Sempre nel 2010, dopo l'acquisto del 20% dal-la famiglia Lucchini, Severstal dà il via ad un processo di vendita dell'intero pacchetto azionario di Lucchini SpA, che si conclude senza acquirenti. Visto l'insuccesso, per deconsolidare il debito Lucchi-ni SpA dai bilanci Severstal, il 51% di Lucchini SpA viene ceduto ad una società cipriota facente capo a Mordashov (principale azionista e ad della Severstal), mentre il restante 49% resta di proprietà di Severstal. Dopo la nuova crisi industriale e finanziaria del 2011, il gruppo Lucchini vende la BU Ascometal al fondo di Private Equity "Apollo" per 325 milioni di euro. L'incasso viene utilizzato per redigere un piano di ristrutturazione, omologato a febbraio 2012 dal Tribunale di Milano, col quale si prevedeva di avere altri sei mesi di liquidità per trovare al più presto un compratore. Il 21 dicembre 2012, la società richiede l'amministrazione straordinaria al Ministero dello Sviluppo Economico, che nomina Piero Nardi commissario della Lucchini S.p.A. Il 7 gennaio scorso, il Tribunale di Livorno ha dichiarato lo stato di insolvenza dell'azienda, accogliendo la richiesta di accesso alle procedure previste dalla legge Marzano. Infine, lo scorso 26 aprile, il governo ha approvato il decreto legge n.43 per il rilancio industriale dell'area di Piombino (tra cui anche il Porto), che attende ancora di essere trasformato in legge (cinque giorni fa è arrivato il voto favorevole della Camera). Come dite? Bondi che fine ha fatto in tutto questo? Se n'era andato già ad inizio 2004 per iniziare l'avventura di salva-taggio della Parmalat. L'idea in un convegno Fim, Fiom e Uilm a Roma E così due giorni fa, nel convegno organizzato da Fim, Fiom e Uilm a Roma, dal titolo "Per una siderurgia ecosostenibile e compe-titiva", all'interno della tavola rotonda a cui hanno partecipato, con la moderazione del giornali-sta economico Giuseppe Cordasco, i segretari nazionali di Fiom, Rosario Rappa, e di Uilm, Mario Ghini, il direttore generale di Federacciai, Flavio Bregant, e il Sottosegretario allo Sviluppo Econo-mico, Claudio De Vincenti, proprio quest'ultimo, secondo quanto riportato dal quotidiano "La Nazione", avrebbe svelato il lavoro sotto traccia in atto da parte del Governo per salvare le due realtà industriali, legandole tra loro. A precisa domanda, De Vincenti ha risposto che il Governo sta lavorando per verificare le possibili condi-zioni di eventuali sinergie fra Taranto e Piombino e che quando avrà uno scenario chiaro, convocherà i commissari straordinari delle due aziende per discutere delle strade da seguire. Negli ultimi mesi, le voci sulla possibilità di unire le criticità dei due stabilimenti per risollevare le sorti di entrambe rianimando l'altoforno di Lucchini e rifornendo l'Ilva di semilavorati si erano susseguite numerose e decise. Stando a quanto avvenuto giorni addietro, pare che queste non siano più solamente voci. Forse è arrivato il momento di aprire gli occhi. (G. Leone, Tarantoggi)
Ilva traslocherà in Cina?
Non sarebbe la prima volta che accade un trasloco siderurgico. Nel 1994, ad esempio, un forno dell’acciaieria Arvedi fu smontato e portato in Cina. Perché produrre in Cina
Anche
per Taranto si può fare tecnicamente così. Pezzo dopo pezzo gli
impianti dell’Ilva – nonostante le loro dimensioni – possono essere
smontati e trasferiti nella Repubblica Popolare Cinese. Il piano è
semplice e affascinante: produrre senza controlli ambientali, senza il fiato sul collo della magistratura e degli ambientalisti e con prospettive di mercato decisamente migliori.
E in più: costo del lavoro più basso ed energia a buon mercato. Il
piano servirebbe anche a mettere in salvo impianti che potrebbero essere
confiscati per risarcire gli eventuali danni. Questo è lo scenario ipotizzato da chi avverte: non tirate troppo la corda altrimenti Ilva lascia l’Italia portando con sé il salvabile. Ossia un patrimonio che ammonta a 2,4 miliardi di euro. Scenario mondiale con eccesso di capacità produttiva
Ma è uno scenario realistico quello sopra riportato? Vediamo se il piano funzionerebbe.
Audizione in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, 24 giugno 2013
L'intervento sull'ILVA del Dr. Agostino Di Ciaula – ISDE Italia
Ringrazio il Presidente e gli onorevoli deputati,
perché mi consentono di poter rappresentare il punto di vista di un
medico della “International Society of Doctors for Environment”, una
società scientifica internazionale da anni impegnata nello studio dei
rapporti tra ambiente e salute umana e nell’affermazione dell’importanza
della prevenzione primaria.
Spesso, pensando ai tumori, si considera la possibilità di diagnosi
precoce un’arma vincente. In realtà, si è veramente vincenti se si
agisce a monte, non solo cercando di limitare i danni di malattie già
insorte ma impedendo che queste insorgano, evitando l’esposizione alle
sostanze che le provocano.
La prevenzione primaria è solo in parte compito dei medici, che
possono al massimo svolgere un ruolo di sostegno informativo basato
sulle evidenze scientifiche. La prevenzione primaria è uno dei compiti
della politica. È per questo che ho accolto con grande piacere l’invito
ad essere presente qui oggi.
Nel disegno di legge all’esame di questa Commissione è evidente la
volontà del Governo da un lato di “tutelare l’ambiente e la qualità
della vita”, dall’altro di “evitare gravi danni all’economia nazionale”,
prevedendo un percorso di risanamento ambientale contemporaneo ad una
prosecuzione dell’attività produttiva di ILVA.
Il Governo intende raggiungere questi obiettivi mediante
l’applicazione della revisione dell’AIA rilasciata nello scorso ottobre
dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Con questo percorso si prevede di completare il risanamento nel prossimo
triennio.
Dal punto di vista medico è opportuno porsi in particolare due domande:
- la prosecuzione dell'attività produttiva di ILVA nel prossimo
triennio è veramente COMPATIBILE con l'esistenza di condizioni che
possano definirsi "accettabili" di salubrità ambientale e di salute dei
cittadini?
- quando il percorso di applicazione dell’AIA sarà terminato (nel
2016), questo garantirà davvero ai residenti nell’area di Taranto
salubrità del territorio e un livello di sicurezza sanitaria almeno
simile a quello di altre zone d’Italia considerate “non a rischio”?
Come si fa a non essere d'accordo con le richieste di buon senso di Legambiente. Nonostante siano tra le associazioni più morbide e pazienti, purtroppo in questa vicenda, neanche loro sono mai stati tenuti in conto. Ma conviene continuare a giocare. Ognuno con la sua parte. Sennò chiudiamo il Monopoli e poi?
Decreto ILVA: audizione di Legambiente in Parlamento. Presentate Osservazioni e Proposte di Emendamenti
Nell'audizione del 24 giugno alla Camera dei Deputati, Commissioni riunite Attività produttive e Ambiente, Legambiente ha presentato le
proprie Osservazioni e proposte di Emendamenti al "Decreto Ilva" n. 61/2013 recante nuove disposizioni urgenti a
tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale.
Leggi il testo integrale delle Osservazioni e le Proposte di emendamenti al link Dopo le numerose inadempienze dell'Ilva in merito alle prescrizioni del riesame dell'AIA,
Legambiente ha in più occasioni formalmente richiesto che si sanzionasse l'azienda con le misure previste dalla legge sopra
citata. La scelta del Commissariamento dell'Ilva di Taranto, inevitabile conseguenza delle gravi e reiterate inadempienze
dell'azienda nell'applicazione dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, era pertanto da noi ritenuta l'unica, estrema possibilità di
affrontare il risanamento degli impianti e del territorio tarantino senza chiudere la fabbrica. Nel decreto legge 61/2013,
però, ci sono alcuni aspetti che ci preoccupano seriamente e che chiediamo siano modificati nella conversione in legge.
Per questo proponiamo una serie di emendamenti con i seguenti obiettivi:
1) adottare tutte le garanzie previste dalla
normativa vigente, affinché la nomina del Commissario e del Sub Commissario ricada su figure che abbiano tutti i requisiti
necessari a svolgere in maniera adeguata, rigorosa e con il massimo della trasparenza il proprio compito;
2) impedire che
nella norma siano introdotti ulteriori elementi di legislazione straordinaria, come si configura il comitato dei tre esperti. Occorre
inoltre garantire che non siano proposte e adottate modifiche all'AIA in vigore, meno rigorose e stringenti rispetto a quelle già
previste o che ne siano dilatati i tempi di attuazione;
3) applicare il principio "chi inquina paga"
4) nel caso specifico dell'Ilva di Taranto è necessario prevedere una riduzione della capacità produttiva
autorizzata ad un massimo di 7 milioni di t/a di acciaio e la revisione di tutte le AIA rilasciate in via provvisoria
alle maggiori imprese del territorio alla luce di una valutazione complessiva delle criticità ambientali del territorio.
Continua il balletto di parole e di retorica all'ombra di ciminiere sbuffanti, polveri volanti e incidenti quotidiani. Cambiano le facce, ma non cambia l'aria che si respira sotto gli impianti. Ballano le cifre, i milioni ballano con i miliardi. Ballano le date, i mesi danzano con gli anni e i giorni Ballano le ambulanze piene di ricoveri urgenti da cardiovascolare quando il mostro d'acciaio flatula indisturbato. Ecco il discorso del ministro dell'ambiente Orlando, che ripristina lo stato di diplomazia dopo la dittatura circense di Clini. Per chi ha tempo, buona lettura. Per chi non ce l'ha, non siamo troppo distanti dall'ennesimo esercizio di stile, quel minestrone di dietrologia, piagnisteo e necessità economica che ci tocca sorbire ogni giorno per sentirci dire sempre la stessa cosa: quest'acciaieria s'adda fare, vivi o morti! Poi domani, chissà..
Tutti gli impegni e le iniziative parlamentari e di governo sull’Ilva, commissariamento compreso, hanno senso se nelle decisioni finali si tiene conto anche delle indicazioni degli enti locali e, soprattutto, se c’è l’impegno a coprire i buchi nell’organico della sanità jonica, dove mancano 2.000 unità. E’ questo il senso dell’intervento pronunciato dal sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, ieri durante l’audizione dinanzi alle Commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera che stanno valutando il decreto legge del 4 giugno con il quale il governo ha disposto il commissariamento dell’Ilva per poter attuare il contenuto dell’Aia (Auutorizzazione integrata ambientale).
Sulla stessa linea il presidente della Regione Nichi Vendola e l’assessore regionale alla Qualità dell’aria Lorenzo Nicastro, per i quali è fondamentale che nelle decisioni vengano sentiti gli enti locali. «Abbiamo chiesto sostanzialmente due cose», ha spiegato Stefàno: «la deroga per le assunzioni all'Arpa e alla Sanità, perché se è vero che c'è un rischio sanitario maggiore abbiamo bisogno di più personale, visto che nella nostra Asl mancano 2.000 persone». «Chiunque è responsabile nella sanità ha il dovere di dare risposta immediata, garantendo che non ci siano liste di attesa per le diagnosi tumorali. Non possiamo diventare migranti per farci curare», ha spiegato. Poi ha aggiunto: «Abbiamo chiesto maggiore partecipazione degli enti locali ai processi decisionali».
Il presidente Vendola ha aggiunto che «il decreto migliorato dal Parlamento non solo aprirà un varco di luce per la città di Taranto ma credo che possa indurre a una riflessione globale sulla necessità di eco-compatibilizzare l'industria italiana». «Abbiamo offerto dei suggerimenti: Credo che nella cabina di regia il ministero dello Sviluppo economico debba agire di concerto con il ministero dell'Ambiente e quello della Salute e, rispetto ai passaggi operativi e decisionali, debbano esser sentiti gli enti locali». A proposito dei quali ha sottolineato che «sinora sono completamente esautorati mentre servono emendamenti per arrivare a decisioni collegiali».
Il governatore rispetto al momento della nomina di Enrico Bondi come commissario per l’attuazione dell’Aia, quando aveva spiegato che era stata effettuata una scelta giusta, ma affindando il compito alla persona sbagliata, ieri ha preferito parlare solo della giustezza del commissatiamento: «Abbiamo ribadito il nostro giudizio estremamente positivo sul commissariamento del grande siderurgico. Un commissariamento che non interviene alla luce di un capitombolo di natura economico-finanziaria ma che interviene a partire dalla cognizione di un disastro ambientale. È la prima volta che avviene in Italia. È molto positivo». Per Vendola non sono da sottovalutare gli effetti: in particolare «la sostanziale estromissione della famiglia Riva dal governo di una fase in cui produzione industriale e ambientalizzazione sono, e devono, essere due facce della stessa medaglia».
L’assessore Nicastro ha introdotto durante l’audizione un altro elemento di criticità. «Perché i deputati presenti in commissione sappiano e siano consci di quello che potrebbe accadere se rimanessimo inascoltati, abbiamo ribadito la necessità di intervenire sui vincoli del patto di stabilità per liberare le risorse, disponibili ma non spendibili, necessarie a realizzare le prime opere di bonifica e riqualificazione la cui progettazione è ormai quasi ultimata. Anche rischiando di apparire come un disco rotto ribadiamo un concetto semplice: a Taranto non è più tempo di tergiversare, nel rispetto dei cittadini, dei lavoratori e del futuro di entrambi». Durante la riunione della Commissione Bilancio della scorsa settimana era stato l’onorevole Rocco Palese a segnalare la necessità che non vengano conteggiati ai fini del patto di stabilità gli investimenti previsti e finanziati per le bonifiche dell’area di Taranto.
Ilva: Vendola, emendamenti per coinvolgere enti locali
Modifiche solo migliorative e per riuscire a coinvolgere gli enti locali
sulle decisioni operative, trasparenza e chiarezza. Questi i punti
delle richieste fatte oggi nelle audizioni su decreto Ilva alle
commissioni riuniete Attivita' produttive e Ambiente alla Camera da
associazioni e politici. Per il governatore della Puglia, Nichi
Vendola, in particolare, ''gli enti locali sono completamente
esautorati'' e sono necessari quindi ''emendamenti che consentano una
definizione collegiale delle misure da adottare in conformita' all'Aia e
alle previsioni normative''. Vendola ha anche ribadito ''il nostro
giudizio estremamente positivo sul commissariamento del grande
siderurgico'' e ha ricordato la necessita' di una ''cabina di regia''
sotto la guida del ''ministero dello Sviluppo economico'' che pero' deve
''agire di concerto con il ministero dell'Ambiente e quello della
Salute e, rispetto ai passaggi operativi e decisionali, debbano esser
sentiti gli enti locali''. Secondo il governatore pugliese, il decreto
migliorato dal Parlamento non solo aprira' un varco di luce per la
citta' di Taranto'' ma potra' ''indurre a una riflessione globale sulla
necessita' di eco-compatibilizzare l'industria italiana''.
Il relatore al decreto per la commissione Attivita' produttive, Enrico
Borghi, dal canto suo, ha subito aperto alle richieste di Vendola
dicendo che ''il coinvolgimento dei poteri locali'' e' ''la premessa per
consentire che nasca un percorso partecipato e connesso con la comunità
locale''. Inoltre annuncia di lavorare per questo ''in sede
emendativa''.
Dal canto suo, Legambiente ha detto che ''occorre garantire che non
siano proposte e adottate modifiche dell'Aia in vigore meno rigorose e
stringenti rispetto a quelle già previste o che siano dilatati i tempi
di attuazione''. Il nodo e' sul comma 5 dell'articolo 1 del testo del
provvedimento (possibilita' di un nuovo Piano da parte del comitato di
tre eseperti nominati dal ministero dell'Ambiente); il comma in
questione viene poi richiamato dal 7 affermando che tale Piano puo'
modificare l'Aia. Greenpeace dice di fare attenzione al ruolo della
commissione di esperti e al nuovo Piano che puo' modificare l'Aia. Il
Wwf chiede maggiore trasparenza, mettendo in risalto ''il conflitto tra
controllore e controllato: dato che, a quanto risulta il commissario
straordinario Enrico Bondi, seppur dimissionario, risulta essere ancora
il legale rappresentante di Ilva''.
Maggiore chiarezza del testo la chiede anche il garante per l'Aia,
Vitaliano Esposito: ''La modifica che oggi può chiedere il gestore non
incide sul sistema del percorso sanzionatorio - dice Esposito - non è
chiaro chi è chiamato a valutare''. (ANSA)
Bondi e la sabbia del Sahara nel quartiere Tamburi di Taranto
Dopo le dichiarazioni del Commissario Bondi abbiamo cercato le poveri sahariane nel quartiere Tamburi
Il 19 Giugno l'Ansa riporta questa dichiarazione del Commissario Bondi:
Per quanto riguarda "i picchi sopra la norma di PM10, registrati nel
periodo gennaio-maggio 2013, sono in gran parte riconducibili a cause
esterne (sabbia sahariana)" (1)
Il 22 dello stesso mese, cioè qualche giorno dopo la dichiarazione
rilasciata da Bondi, siamo andati alla ricerca di queste "polveri
sahariane", nello specifico ci siamo recati in Via De Vincentis, nel
cuore del quartiere Tamburi, a casa della famiglia Corisi, con loro
siamo andati sul terrazzo della loro casa e lì abbiamo trovato polveri.
Ci chiediamo e vi chiediamo, sono queste le sabbie del Sahara che
attanagliano tutti i giorni gli abitanti del quartiere Tamburi? Luciano Manna - Peacelink
Picchi di sabbia sahariana a Taranto? Il commissario straordinario dell'Ilva smentito da un video di PeaceLink
Il commissario straordinario dell'Ilva Enrico Bondi ha dichiarato alle
commissioni riunite Ambiente e Attivita' produttive che per quanto
riguarda i recenti picchi di polveri nel quartiere Tamburi, sopra i
limiti, essi in gran parte sarebbero riconducibili alla sabbia
sahariana.
La sabbia sahariana e' dunque responsabile dell'eccesso di polveri a Taranto? Continua a leggere
Ecco le immagini in anteprima della densa nuvola nera che ha oscurato il tramonto domenicale di Taranto (ore 21.00).
Si tratta di un probabile incidente avvenuto nell'area industriale o nelle vicinanze.
Rileviamo con la solita amara constatazione che, ad ora, nessun allarme è stato dato alla cittadinanza o ai mezzi di informazione.
Segnaleremo quanto rilevato ai mezzi di vigilanza e ai giornali, in attesa di avere risposta.
Ecco la traiettoria su cui si colloca il punto più basso della nuvola nera, calcolata dal luogo di scatto e riportata sull'immagine satellitare (dato il vento e il rilievo della Croce, non si esclude che l'origine dell'incendio sia spostata più a nord-est):
L'alto Jonio ancora terra di conquista per le multinazionali del petrolio. Con tutti gli effetti negativi sulle specie marine e, in caso di estrazione, sull'intero ecosistema. Da un lato si pubblicizzano i delfini su trasmissioni di Stato come LineaBlu, dall'altro si autorizzano prospezioni che devastano il loro habitat e li devastano con gli ultrasuoni! Invitiamo tutti i lettori a vedere ed eventualmente formulare osservazioni di qualunque tipo da inviare al Ministero dell'Ambiente o, se preferite, a noi, che le inoltreremo a nome vostro e del Comitato per Taranto.
Ecco la pagina di informazione dal sito del Ministero: Opera: Permesso di ricerca idrocarburi "d 68 F.R-.TU" Progetto: Permesso di ricerca di idrocarburi in mare "d 68 F.R-.TU" Descrizione: Attività di acquisizione di dati geofisici, condotta attraverso l’utilizzo di una strumentazione denominata air-gun. L’area denominata d361 CR-.TU è situata nel Golfo di Taranto tra Policoro (MT) e Trebisacce (CS). Lo specchio d'acqua interessato ha un'estensione complessiva di 623,47 Kmq e ricade all'interno delle zone marine convenzionalmente denominate ''D'' ed ''F'' Proponente: Transunion Petroleum Italia S.r.l. Tipologia di opera: Ricerca idrocarburi Data di scadenza presentazione osservazioni da parte del pubblico: 13/07/2013 invia osservazioni
localizzazione
Territori interessati ed aree marine interessate
Regioni: Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia Province: Cosenza, Crotone, Lecce, Matera, Taranto Comuni: Albidona, Alliste, Amendolara, Bernalda, Calopezzati, Cariati, Cassano all'Ionio, Castellaneta, Castrignano del Capo, Ciro', Ciro' Marina, Corigliano Calabro, Crosia, Crucoli, Galatone, Gallipoli, Ginosa, Leporano, Lizzano, Mandatoriccio, Manduria, Maruggio, Massafra, Montegiordano, Morciano di Leuca, Nardo', Nova Siri, Palagiano, Patu', Pietrapaola, Pisticci, Policoro, Porto Cesareo, Pulsano, Racale, Rocca Imperiale, Roseto Capo Spulico, Rossano, Rotondella, Salve, Sannicola, Scala Coeli, Scanzano Jonico, Taranto, Taviano, Torricella, Trebisacce, Ugento, Villapiana Aree marine: Stretto di Sicilia
Iter amministrativi
Procedura: Valutazione Impatto Ambientale Data presentazione istanza: 14/05/2013 Data pubblicazione avviso sui quotidiani: 10/05/2013 Termine presentazione Osservazioni del Pubblico: 13/07/2013 Stato procedura: Verifica amministrativa
I
diffusi livelli di inquinamento ambientale di Taranto hanno colpito
duramente uno dei mestieri più tipici della città dei due mari,
provocando la distruzione degli ultimi due anni di raccolto a causa
degli elevati livelli di diossine e PCB presenti nei fondali. Quale
soluzione a questo scempio? Dal luglio 2011 si è appreso che il settore è
stato completamente compromesso, oggetto di risarcimenti episodici
quanto ridicoli e interdetto senza alcuna certezza per il futuro.
Come soluzione al problema sono state messe in campo ingenti risorse
sotto il generico termine di “bonifica” che interesseranno i nostri mari
e le nostre coste. Ma non vi è nessuna bonifica risolutiva se prima non
si procede con la messa in sicurezza del Mar Piccolo fermando le fonti
inquinanti che per oltre un secolo hanno causato la distruzione dei suoi
fondali. Siamo ampiamente preoccupati per il futuro del nostro mare e ci chiediamo: quali saranno le “bonifiche” che si intendono
attuare? Cosa hanno intenzione di fare del nostro mare gli enti
pubblici e militari? E soprattutto, cosa si ha intenzione di fare per
eliminare le fonti inquinanti? Temiamo che ancora una volta le scelte
importanti per il nostro territorio vengano prese senza il
coinvolgimento della cittadinanza e che qualcuno possa decidere che il
Mar Piccolo debba cambiare destinazione d’uso. Temiamo, soprattutto, che
come sempre la nostra città possa essere teatro di speculazioni che
cancellano le nostre radici culturali e impoveriscono il nostro
territorio. Come abitanti di questa città riteniamo
fondamentale coinvolgere la cittadinanza intera, ed in particolare gli
operatori del mare, per ragionare insieme sui i migliori interventi da
realizzare affinché il Mar Piccolo possa tornare ad essere fonte di
ricchezza e di possibile alternative alla morente realtà industriale.
Questo momento di crisi rappresenta per tutti noi la possibilità di
prenderci cura del nostro mare affinché non venga più sfruttato
barbaramente e utilizzato come discarica.
RIPRENDIAMOCI CIÒ CHE È NOSTRO!
SABATO 29 GIUGNO 2013, PENSILINA LIBERTY DI VIA CARIATI – CITTÀ VECCHIA TARANTO , DALLE ORE 17:00: ASSEMBLEA TEMATICA, MOSTRE, PROIEZIONI, TRADIZIONI E MUSICA.
Tecnicamente si definiscono “emissioni non convogliate“. Le emissioni di regola dovrebbero avvenire tramite i camini (“emissioni convogliate”). Per l’Ilva avvengono nella maniera in cui le potete vedere in questo video notturno spettacolare girato da Luciano Manna la notte scorsa.
Calvino scriveva:
«L’inferno
dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già
qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti:
accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui:
cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è
inferno, e farlo durare, e dargli spazio». (Italo Calvino, Le città
invisibili, 1972)
A Taranto è in corso una lotta fra l‘assuefazione e la speranza. Sempre più persone non accettano più l’inferno dei viventi. (Marescotti - FQ)
Tehran addio, tra premi, malinconia, gaffe e speranza
Quinta ed ultima puntata della straordinaria esperienza narrata in prima persona dal protagonista
È l’11 maggio 2013, giornata in cui si conclude la 16° edizione del IIFUT International Iranian Festival of University Theatre, dove abbiamo presentato tre repliche del nostro spettacolo “L’Eremita contemporaneo – MADE IN ILVA” e condotto un workshop intensivo con gli studenti della Facoltà di Teatro di Tehran nell’ambito del nostro progetto di ricerca MEGALOPOLIS.
Riceviamo dai nostri assistenti l’invito alla cerimonia ufficiale di premiazione del festival che si svolge nel prestigioso City Theatre uno splendido edificio circolare, gioiello dell’architettura persiana. Il teatro è gremito di studenti, professori universitari, esponenti della cultura di Tehran. Sulla scena scintillano un centinaio di statuette metalliche, trofei del festival, che ricordano vagamente gli oscar Hollywoodiani. Solo dopo diverse ore, la cerimonia giunge alla sezione internazionale, al’interno della quale era in programma il nostro spettacolo. Nell’annuncio in lingua Farsi del presentatore riesco a distinguere chiaramente il nostro nome seguito immediatamente da uno scroscio di applausi e grida. La nostra assistente con un viso emozionato mi fa segno di correre sul palco, dove raggiungo una serie di professori in fila ad attendermi ai quali stringo prontamente la mano, apprestandomi, ahimè, a compiere una gaffe colossale. Nel mezzo della colta schiera c’è anche una docente, che con evidente imbarazzo e con prontezza di riflessi risponde al mio gesto ritraendo la sua mano.
In Iran non è possibile stringere in pubblico la mano di donna, per un uomo, a maggior ragione in un teatro da mille posti durante una cerimonia ufficiale! Per fortuna il mio gesto suscita una reazione ilare nel pubblico, incentivandone gli applausi. Sono sorpreso. Mai potevo aspettarmi tanta riconoscenza. E sorpresi sono anche gli assistenti del festival che quando scendo dal palco ancora emozionato mi confessano “Here the people love you”.
In effetti questo sentimento di amore per la cultura e di riconoscenza profonda verso chi compie una ricerca nell’arte ci ha accompagnato in tutta questa esperienza. La cultura qui ha un valore profondo ed è supportata, valorizzata. Esiste però anche tutta quella corrente di espressione artistica che va oltre le regole e che diventa proibita, censurata. Tutto questo genera una vitalità che non esiste più nei paesi occidentali e una cultura “undergound” rigogliosa nonostante fare arte, in questo paese possa diventare davvero pericoloso. Si avverte un bisogno attivo di cultura e un desiderio di libera espressione artistica molto forte. Gli studenti si scambiano film, libri, musica che non potrebbero trovare nei canali ufficiali e legali. Ed è proprio agli studenti che ci siamo sentiti vicini, in qualche modo utili e necessari, maestri e al tempo stesso compagni di viaggio.
In un certo senso mi hanno fatto riflettere e ritrovare la forza di lottare per difendere la nostra idea di cultura e di arte. Spesso infatti la libertà che sembra caratterizzare le società occidentali nasconde invece dei meccanismi di censura dettati non dal sistema politico, ma da quello economico. La qualità spesso fatica ad esprimersi perché non produce moneta immediata e quindi appare come emarginata e relegata in comparti e contesti che faticano a sopravvivere.
Il nostro progetto MEGALOLOPOLIS voleva riflettere proprio su questo e ha trovato qui a Tehran numerosi altri spunti di riflessione e confronto. È bastata una settimana per affezionarsi alla città e alla sua gente ed è con dispiacere che ci apprestiamo a lasciare questo paese in cui il nostro nuovo progetto ha gettato un seme che speriamo germogli.
Un luogo in cui anche il nostro spettacolo L’eremita contemporaneo – MADE IN ILVA ha trovato nuovi significati, creato nuove possibilità, ottenuto riconoscimenti. Una città che con Taranto ha in comune l’inquinamento atmosferico ed il calore dei suoi abitanti e che ha accolto la vicenda dell’Ilva come se la riguardasse da vicino, perché espressione di sentimenti universali come quello della ricerca della verità, della libertà, della salute e del lavoro.
Certo ci rammarica un po’ il fatto di non essere ancora riusciti a portare il nostro spettacolo nella città di Taranto, città natale della regista Anna Dora Dorno, a cui questo spettacolo, per il proprio contenuto, deve la sua genesi. Ci sembra un po’ paradossale aver fatto conoscere la vicenda Ilva al pubblico Iraniano e non poter ancora parlare con questo lavoro agli operai e ai cittadini tarantini che vivono all’ombra di questo mostro. In Italia le dinamiche legate alla circuitazione degli spettacoli purtroppo seguono poco l’interesse dei cittadini.
Ci consola però il fatto di aver ricevuto, subito dopo la premiazione dell’IIFUT, la notizia che L’Eremita contemporaneo – MADE IN ILVA è stato candidato al Premio Museo Cervi di Reggio Emilia e al premio Landieri – Teatro di impegno civile a Napoli. Dunque siamo tornati con un premio in valigia pronti a conquistarne altri due. Un ulteriore incentivo a resistere ad una crisi che ormai è ovunque e rischia di annientare la nostra volontà alla quale noi possiamo rispondere con il teatro, che è tutta la nostra vita, il nostro mezzo per viaggiare e venire a contatto con altre culture, per raccontare storie, provocare, difendere, informare, per incontrare altri esseri umani come noi e confrontarci con loro. E così guardiamo avanti al prossimo progetto Stracci della memoria che ci porterà prima in Austria al Festival Spectrum e poi nella città in cui viviamo, Bologna, dove presenteremo il nuovo spettacolo “Il rito” nel chiostro del Teatro Stabile Arena del sole, dove i lavoratori del teatro, in risposta ai tagli ed alla situazione difficile, hanno dato vita con le proprie forze alla rassegna estiva Il sole dell’Arena. Epilogo
In questi ultimi giorni la notizia dell’elezione del moderato Rohani alle presidenziali in Iran mi riempie di sollievo e accende in me la speranza di poter assistere un giorno ad un cambiamento. Provo ad immaginare la reazione delle persone che ho incontrato e che tanto confidavano in queste elezioni. In fondo ho vissuto anche io la tensione di questo clima elettorale che mi ha intrappolato nel traffico di Tehran per via dei numerosi posti di blocco e dei controlli alle auto, nel timore che potessero ripetersi i tragici avvenimenti che hanno accompagnato le precedenti elezioni. Mi consola la sensazione che forse torneremo presto, valutando la possibilità di partecipare ad altri festival e di organizzare progetti più lunghi e articolati per poter entrare maggiormente in contatto con questa città, la sua cultura e la sua doppia anima, quella visibile in superficie e quella “underground” che si respira nei caffè degli studenti, nei teatri delle università, tra i giovani, che vivono un eterno dissidio: restare per cambiare le cose o emigrare in un altro paese, per sfuggire alla censure e alle regole che limitano la loro libertà. Nicola Pianzola, attore - Greenreport
A volte capita che certi giornalisti "pragmatici" dichiarino di guardare lontano mentre, a ben vedere dimostrano una miseria di argomentazioni e un grave difetto di miopia. A leggere questo articolo verrebbe da sperare che questo editorialista abbia subito "imboccamenti" di parte o voglia tutelarsi la carriera nel quotidiano dell'establishment, piuttosto che pensare davvero ciò che scrive. Magari ha un mutuo, moglie disoccupata o figli che vogliono fare viaggi in paesi lontani e costosi... Il nesso tra: il fatto che le regioni meridionali d'Italia non abbiano un numero rilevante di grandi gruppi industriali autoctoni (una scoperta dell'acqua calda in piena regola) con le loro caratteristiche economiche (anche queste scontatissime); e la necessità (o il ricatto) di governi locali supini ed accondiscendenti che devono competere in "disponibilità" e svendita territoriale, è una tesi antiquata e fallimentare che balza immediatamente agli occhi anche del più ignorante dei lettori. Non occorre sottolineare quanto la competizione e i mercati globalizzati abbiano invalidato le politiche di colonialismo industriale interno e le gerarchie territoriali. Lo sviluppo dei paesi avanzati oggi (a meno di non ritenerci un paese del terzo mondo...) poggia unanimemente sul piano della relazione tra politiche locali, nazionali e comunitarie improntate alla pianificazione infrastrutturale ecocompatibile, alla sostenibilità della produzione, all'innovazione e alla valorizzazione del know-how e del capitale locale. Un esempio su tutti, oggi, nonostante la sconvenienza economica rispetto ai paesi in via di sviluppo, le grandi industrie stanno rientrando negli Stati Uniti in seguito all'avvio di una strategia di ottimizzazione dei costi a livello federale e spinte dalla necessità di garantire la distribuzione di capitale interno in un paese con una domanda forte che si riconosce in un prodotto proprio. Ma questi argomenti sono troppo difficili per il nostro piccolo giornalista che deve pensare al mutuo.. Peccato che non si accorga di essere lui stesso burattino volontario di quel sistema che oggi deprime i suoi voli di intelligenza.
Perché i grandi gruppi scappano
Da Om a Bridgestone, mettendo da parte il caso sui generis dell’Ilva,
le grandi imprese non «made in Puglia» sono in fuga dalla regione. La
Banca d’Italia le chiama «unità locali di proprietà esterna
nell’industria pugliese» e nel report sull’economia regionale presentato
di recente ha dedicato loro un intero paragrafo. Perché — spiegano gli
analisti del centro ricerche della filiale barese — «la struttura
industriale pugliese si caratterizza per una rilevante presenza, accanto
alle aziende regionali, di stabilimenti e imprese appartenenti a gruppi
del Centro Nord o esteri». Una presenza che trae in parte origine
dall’intervento straordinario realizzato con la Cassa per il Mezzogiorno
e, più recentemente, da strumenti d’intervento pubblico finanziati con
fondi comunitari, nazionali o regionali. Molte di queste realtà
produttive continuano a ricoprire un ruolo rilevante nell’economia
regionale e nel corso del decennio scorso — in presenza di un
ridimensionamento della manifattura regionale rispetto al sistema
economico nel suo complesso — hanno accresciuto il proprio contributo
alla formazione del valore aggiunto, degli investimenti e
dell’occupazione del settore industriale pugliese.
Insomma, quando si affrontano le vertenze di queste aziende,
bisogna essere ben consapevoli che si tratta di gruppi che in periodi
positivi crescono più degli altri e che in quelli di crisi reggono
meglio. Lo dimostrano i numeri della Banca d’Italia, aggiornati al 2010,
anno in cui «le unità locali di proprietà esterna con oltre 100 addetti
nel comparto manifatturiero erano poco meno di un terzo del totale
degli stabilimenti industriali delle medesime dimensioni operanti in
regione, rappresentando poco più di un quarto del valore aggiunto e
degli investimenti del comparto manifatturiero della regione e circa un
sesto degli occupati». Se con un sesto degli occupati producono un
quarto del valore aggiunto è evidente che si tratta di aziende a
maggiore intensità di capitale rispetto alla media pugliese, di aziende
che possono permettersi maggiori investimenti iniziali e che con più
difficoltà li possono ridurre in tempi di crisi. E per questo anche «in
discesa» sorpassano le aziende locali.
Il conforto arriva ancora dai numeri: il peso del valore aggiunto
delle unità locali a capitale esterno sul totale manifatturiero pugliese
è passato dal 23,8% del 2003 al 30% del 2007 (periodo ante-crisi) fino
al 26,4% del 2010; ancora più evidente il balzo negli investimenti: dal
17,4% del 2003 al 27% del 2007 fino al 27,7% del 2010, così come per gli
occupati (dal 14% del 2003 al 14,5% del 2007 e al 16,7% del 2010). In
pratica, la grande azienda che proviene dall’esterno della regione
permette di diversificare il settore industriale (siderurgia, gomme e
motori, per gli investimenti necessari, difficilmente potrebbero essere
«made in Puglia») e accresce gli investimenti. Ma c’è un però, che oggi è
sotto gli occhi di tutti ma forse fino al 2007 (negli anni delle vacche
grasse) è sfuggito: quando una di queste aziende non pugliesi decide di
andar via, lascia un buco da un migliaio di disoccupati. E se
l’artigiano pugliese difficilmente lascerà la sua terra, la grande
impresa nazionale e multinazionale se non trova più convenienza (dai
costi dell’energia alla logistica) se ne va in un attimo. Om (250
dipendenti) e Bridgestone (mille) a confronto dell’Ilva (12 mila)
rappresentano una settimana e un mese rispetto all’anno. I pugliesi,
ambientalisti e non, lo tengano a mente.
(Michelangelo Borrillo - CdM)
“Il commissariamento si è reso necessario non solo per l’inadempienza
dell’azienda, ma anche per gli interventi della magistratura che,
nonostante i problemi hanno avuto il merito di porre all’attenzione il
tema del pieno rispetto della legge che costringe tutti ad un’assunzione
di responsabilità personale e collettiva”. Lo ha detto il ministro
dell’Ambiente Andrea Orlando nel corso della sua audizione alla Camera
dove si sta esaminando il decreto Salva Ilva-bis. Ripercorrendo le tappe
che hanno portato il governo a varare il provvedimento, il ministro ha
ricordato come dal 2009 si è intrapreso un percorso "finora non
soddisfacente" per contemperare le esigenze della produzione e
dell'ambiente". Sull'Ilva il ministro ha annuncito la convocazione a
Roma, nella prima settimana di luglio, di un vertice con tutte le
istituzioni coinvolte, "per parlare con chiarezza''
“L’azienda
- ha proseguito il ministro dell'Ambiente di fronte alle commissioni
congiunte Ambiente e Attività produttive della Camera - ha dato
attuazione assai parziale alle prescrizioni contenute nell’Aia
(autorizzazione integrata ambientale, ndr) con una volontà
sostanzialmente elusiva dei propri obblighi” ha detto il ministro
sottolineando anche che, anche per la parte non contenuta
nell’autorizzazione si deve rilevare un atteggiamento non collaborativo
dell’azienda come nel caso delle discariche dal momento che “è pendente
davanti al tar il ricorso di Ilva contro l’istanza di demolizione della
discarica abusiva fatta dal sindaco di Statte”.(IlVelino)
(Adnkronos) - ''Il ministero dell'Ambiente vigilera' con lo scruolo
necessario, per garantire tempi certi e contro ogni ulteriore
dilazione'' delle procedure di bonifica e messa in sicurezza delle aree
inquinate di Taranto e dintorni. Lo afferma il titolare del dicastero di
via XX settembre, Andrea Orlando, che in audizione della commissione
Ambiente della Camera ricorda che Taranto ''non e' solo acciaio, la
questione delle bonifiche riguarda anche altre aree''.
(Adnkronos) - ''Convochero' un vertice, nella prima settimana di luglio a
Roma, con tutte istituzioni coinvolte sotto profilo ambientale'' nella
questione Ilva. Lo annuncia il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando,
nel corso dell'audizione che si tiene nella commissione Ambiente della
Camera. L'incontro, spiega Orlando, avra' l'obiettivo di riunione
intorno a un tavolo "i soggetti che avranno compito di attuare'' le
misure dell'Aia.
(Adnkronos) - Per sanare il danno ambientale dell'Ilva, nel caso in cui
l'azienda chiudesse, ci vorrebbero un paio di manovre. Lo afferma il
ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, nel corso dell'audizione nella
commissione Ambiente della Camera. "Se domani l'Ilva chiudesse non ci
sarebbero solo tanti che vanno a casa, ma anche un danno ambientale che
per farvi fronte ci vorrebbero un paio di finanziarie", osserva il
ministro.
Sulla vicenda Ilva "è fondamentale far applicare il piano di risanamento
ambientale e l'attuazione dell'Aia. Non è solo un problema di impianti,
ma di come vengono condotti e ora con il subcommissario Edo Ronchi c'è
alla guida chi ha attenzione per le ricadute ambientali". Così il
ministro dell'Ambiente Andrea Orlando (nella foto), intervistato da
Radio Capital. Su un risarcimento che andrebbe chiesto alla famiglia
Riva, il ministro ha spiegato: "Non lo dico io, c'è una normativa che
dice che chi inquina paga. Stiamo contestando il danno e questo deve
produrre un risarcimento. E il meccanismo previsto dal nostro decreto
muove dal principio che si utilizzano i proventi dell'acciaieria per la
bonifica". (Tasera)
La
Commissione europea ha presentato un piano d’azione per
la siderurgia europea che aiuti il settore a fronteggiare le sfide
contingenti e a porre le basi per riconquistare competitività in futuro
grazie all’innovazione e agli stimoli a favore della crescita e
dell’occupazione.
È la prima volta dal
Piano Davignon del 1977 che la Commissione propone un piano d’azione per
l’acciaio. La Commissione intende sostenere la domanda sia interna che
estera di acciaio prodotto nell’UE grazie a interventi che permettano
alle imprese siderurgiche UE di ottenere accesso ai mercati dei paesi
terzi in condizioni di pratiche commerciali leali. La Commissione
europea vuole anche impegnarsi a ridurre i costi dell’industria,
compresi quelli causati dalla regolamentazione UE. Innovazione,
efficienza energetica e processi produttivi sostenibili sono aspetti
imprescindibili dei prodotti d’acciaio di prossima generazione,
essenziali in altri importanti settori industriali europei. Il piano
d’azione prevede anche misure mirate per sostenere l’occupazione in
questo campo, accompagnare le ristrutturazioni e far restare in Europa
una manodopera altamente qualificata (MEMO/13/523).
Antonio Tajani,
Vicepresidente della Commissione europea e Commissario responsabile per
l'Industria e l'imprenditoria, ha affermato: “L’industria siderurgica ha
un futuro promettente in Europa. Se continua a primeggiare nei prodotti
innovativi, suo tradizionale punto di forza, può ottenere vantaggi
competitivi a livello mondiale. Con l’odierno programma per la rinascita
del settore siderurgico, vogliamo mandare un chiaro segnale
all’industria riconoscendone l’importanza strategica per l’Europa e il
suo ruolo di motore della crescita. L’UE ha più che mai bisogno della
sua economia reale per sostenere la ripresa economica; il nostro
obiettivo è che l’industria fornisca il 20% del PIL entro il 2020. Si
tratta dell’inizio di un processo; Mi impegno a seguire da vicino la
situazione in modo da adattare i nostri sforzi a seconda delle
necessità. Entro un anno, cercheremo di stabilire se le azioni proposte
abbia prodotto l’effetto sperato.” Continua a leggere...
L'assemblea dei soci Ilva ha nominato
il commercialista Mario Tagarelli referente per le informazioni
sull'andamento della gestione aziendale, come previsto dal
decreto di commissariamento. La nomina è avvenuta all'unanimità,
con il voto favorevole in videoconferenza del socio di minoranza
Valbruna Nederland. La nomina di Tagarelli e' provvisoria in
attesa della conversione in legge del decreto n.61 del 4 giugno
2013 con cui il governo ha nominato Enrico Bondi commissario
straordinario. (Ansa)
Ilva: Bondi, 1,8 mld stima impegno azienda 2013-2015 per Aia
''A seguito delle prescrizioni Aia connesse alla Legge 231/2012 e delle
necessita' derivanti da impegni gia' previsti dall'azienda per quanto
concerne acqua e rifiuti, e' stato stimato un impegno economico di circa
1.800 milioni di euro sul triennio 2013-2015''. Questo quanto si legge
nel testo di supporto all'audizione del commissario straordinario
dell'Ilva Enrico Bondi alle commissioni riunite Ambiente e Attivita'
produttive.
La natura degli investimenti - recita il testo portato da Bondi in
audizione - ha portato "ad una loro concentrazione sul 2014 e 2015", per
soluzioni che "rappresentano in alcuni casi una 'prima mondiale' e
rendono necessari studi ingegneristici ad hoc e ricerche di mercato".
In particolare, "il Piano di investimenti prevede per il 2013 325
milioni (erano stati 151 nel 2012), 855 milioni per il 2014 e 620
milioni per il 2015". A metà maggio 2013 "l'impegno economico consuntivo
derivante dagli interventi di allineamento all'Aia è pari a circa 130
milioni di euro, ovvero il 40% dell'impegno previsto per il 2013)".
Gli interventi si sono focalizzati principalmente sul rifacimento delle
cokerie (40 milioni), sulla limitazione delle emissioni diffuse in
acciaieria e altoforni (35 milioni per riduzione e 15 milioni per
monitoraggio), e sulla copertura dei parchi secondari (40 milioni).
Dal 1995 al 2011 "gli investimenti del Gruppo sono stati pari a 6.323
milioni di euro, di cui 1.140 per ambiente e sicurezza".
SARANNO RAFFORZATE LE RISORSE PER IL RISANAMENTO
Rafforzamento delle risorse per il risanamento connesso ad una
valutazione delle criticità e di quanto arriva dalla Magistratura.
Questo in sintesi quanto contenuto in un testo di supporto all'audizione
del commissario dell'Ilva Enrico Bondi in commissione riunite Ambiente e
Attività produttive. "Dopo una attenta valutazione di criticità e
priorità della situazione ambientale e una verifica dello stato di
attuazione dell'Aia, delle prescrizioni della Magistratura e degli
organi di controllo - si afferma nel documento - saranno mobilitate e
rafforzate le risorse aziendali dedicate al risanamento, al fine di
supportare la predisposizione del nuovo piano di interventi ambientali
(previsto dal decreto del 4 giugno 2013), connesso e integrabile con il
Piano industriale". Secondo quanto si legge ancora nel testo, infine,
"il tema dell'impatto ambientale rimane rilevante e critico, e
conseguentemente permane il tema di principale attenzione". Per quanto
riguarda "i picchi sopra la norma di PM10, registrati nel periodo
gennaio-maggio 2013, sono in gran parte riconducibili a cause esterne
(sabbia sahariana) e che il numero degli eventi di sloping (la nube
inquinante rossastra) è notevolmente diminuito rispetto ai primi cinque
mesi del 2012". (Ansa)
''I fatti parleranno''. Sono le uniche
parole del commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, al termine
dell'audizione alle commissioni riunite Ambiente e Attivita'
produttive alla Camera. Per il subcommissario Edo Ronchi, che si
e' già recato a Taranto, ''il clima è collaborativo, anche
perché probabilmente l'azienda si rende conto che questa per
loro è l'ultima possibilità". Per Ronchi, tra le criticita'
sull'applicazione dell'Aia ci sono "i tre mesi di tempo per
coprire i nastri trasportatori". (Ansa)
Ilva: Realacci, dl in aula il 3 o l'8 luglio, concesso piu' tempo
Il decreto sull'Ilva andrà in Aula "in discussione generale o il 3 o l'8
luglio". Lo dice il presidente della commissione Ambiente alla Camera
Ermete Realacci, a margine dell'audizione del commissario Enrico Bondi
alle commissioni riunite Ambiente-Attività produttive. Realacci
ricorda di aver chiesto più tempo per esaminare il provvedimento e che,
così, questo tempo è stato "concesso". Inizialmente era previsto che il
nuovo decreto sull'Ilva approdasse in Aula il 24 giugno ed è stato
invece posticipato al 3 o all'8 luglio. Insieme con Bondi, in
audizione alle commissioni riunite Ambiente e Attività produttive, c'é
anche il subcommissario Edo Ronchi, nominato dal ministro dell'Ambiente
Orlando nei giorni scorsi.
Per il presidente della Commissione Ambiente della Camera "e' molto
interessante l'accoppiata Bondi-Ronchi (rispettivamente commissario e
subcommissario, Ndr). Un'accoppiata che dà speranza all'Ilva di
conciliare finalmente ambiente e salute con il mantenimento delle
attività produttive".
"La cosa importante - dice Realacci - è tutelare ambiente e salute e
mantenere in vita lo stabilimento. Ma si devono anche recuperare i
ritardi degli anni precedenti".
CIRILLO, DL TUTELI PROPRIETA' PRIVATA E SALUTE
"Certamente il decreto deve fare tutto il passaggio di conversione che
deve tutelare sicuramente la proprietà privata in senso lato, questo è
un fatto logico. Però bisogna pensare anche a tutto quello che ha una
ricaduta di natura pubblica, soprattutto quando c'é la tutela della
salute. Sono due cose che vanno contemperate assolutamente". Lo afferma
il sottosegretario all'Ambiente, Marco Flavio Cirillo, a margine
dell'audizione del commissario straordinario dell'Ilva Enrico Bondi alle
commissioni Attività produttive e Ambiente alla Camera. (ANSA)
Ilva: Taranto, raggiunto accordo su esuberi tra azienda e sindacati
(Adnkronos) - Un accordo e' stato raggiunto questo pomeriggio nel corso di un
incontro tra i sindacati dei metalmeccanici e l'Ilva di Taranto sui
numeri relativi agli esuberi con ricorso ai contratti di solidarieta'
determinati dalla crisi di mercato e dal conseguente fermo di alcuni
reparti. In particolare si fermeranno dal 1° luglio per tre mesi il
reparto Altoforno 2, le batterie 9-10 e per 15 giorni l'Acciaieria 1 che
alla ripartenza avra' un solo convertitore.
Il numero complessivo di esuberi e' comunque leggermente piu' basso
rispetto all'accordo raggiunto a marzo al Ministero dello Sviluppo
Economico, anche se nei reparti che andranno in blocco, ci sara' un
aumento dei contratti di solidarieta' e in particolare si passa da 307 a
464 unita' nell'area altoforno 2 mentre nell'acciaieria si passa da 473
a 600 unita'.
Negli altri reparti gli esuberi in base all'accordo diminuiscono:
nella laminazione a caldo si passa da 709 a 684, nella laminazione a
freddo da 648 a 495, nei tubifici da 534 a 462, nei Servizi da 561 a
486. Per le Manutenzioni centrali, (reparto ritenuto strategico nella
mole dei lavori di adeguamento), dove l'azienda rappresentata oggi dal
responsabile del Personale Enrico Martino e dal direttore dello
stabilimento Antonio Lupoli, aveva previsto un aumento degli esuberi (12
in piu'), invece i sindacati sono riusciti a spuntare una diminuzione
da 441 a 380 circa. Praticamente invariati gli esuberi per gli altri
reparti Energia e Sas.
''Noi avevamo chiesto di rivisitare l'accordo
sui contratti di solidarieta''', spiega all'Adnkronos il segretario
generale della Fim Cisl di Taranto Mimmo Panarelli. ''Con l'accordo
sottoscritto da un lato abbiamo 282 esuberi in piu' per via delle
fermate di impianti ma dall'altro le riduzioni sono pari a circa 400.
Complessivamente circa 110 unita' in meno. Abbiamo chiuso con 3640
esuberi rispetto all'accordo di marzo che ne prevedeva 3749 pur in
presenza di ulteriori impianti che si fermano e che a marzo non erano
previsti''. In genere, come precisa lo stesso Panarelli, si tratta di
numeri di massima. Per esempio finora sono state 1300, massimo 1500, le
unita' lavorative a utilizzare i contratti di solidarieta'. Naturalmente
con le fermate di Afo2, di due batterie e dell'Acciaieria 1 i numeri
effettivi aumenteranno. E' stato confermato durante l'incontro che il
fermo di tre mesi dell'altoforno 2 verra' utilizzato dall'azienda per
mettere a norma l'impianto sulla base di quanto previsto
dall'autorizzazione integrata ambientale. Interventi che, secondo il
programma, erano invece previsti per l'inizio del 2015. Quindi il fermo,
determinato dalla stagnazione di mercato, verra' utilizzato per
anticipare i lavori utili per rendere l'impianto compatibile dal punto
di vista ambientale. ''E' un fatto importantissimo, nel senso che non
sono tre mesi vuoti e persi ma finalizzati alla messa a norma'',
conclude Panarelli.
Degrado ambientale: dall’Ilva alla Cerdisa nessuno sa mai nulla
La guardia di finanza di Rimini, dopo una
perlustrazione con elicottero, ha “scoperto” (ma era tutto li da tempo,
alla luce del sole) a Sassuolo, nell’area della ex Ceramica Cisa Cerdisa,
cumuli di rifiuti di ogni genere e, in particolare, oli esausti,
vernici, materiali inerti, montagne di piastrelle rotte, contenitori di
acido solforico, per un totale di una tonnellata e mezzo di rifiuti,
oltre ad una quantità enorme di amianto.
La Cerdisa è una vasta area industriale di circa 60.000 metri quadrati ormai dismessa al confine con il comune di Fiorano;
la precedente amministrazione di centro sinistra aveva predisposto un
progetto di riqualificazione che in prospettiva prevede alloggi di
edilizia pubblica e popolare,fatto ora proprio, con qualche modifica, dalla attuale maggioranza di centro destra; ma, colpo di scena: i consiglieri del PD di Sassuolo
(salvo la capogruppo) hanno votato contro, mentre il Sindaco ed il PD
di Fiorano hanno espresso il proprio consenso. Questo a dimostrare
quanta confusione ci sia nella politica anche locale. Chissà mai se lo
realizzeranno, ad ogni modo se andasse in porto, saranno necessari
interventi costosissimi per risanare l’ area e rendere così sane le
abitazioni che vi sanno costruite e l’ ambiente circostante; chiaro, a
pagare dovrebbe essere chi ha inquinato: sarà così?
Comunque l’ operazione è stata di un tempismo perfetto.
Di fronte a questa situazione, c’è da porsi una domanda, la stessa che molti si sono posti per l’Ilva di Taranto;
ma le autorità locali non sapevano proprio nulla di questa situazione?
E, per Sassuolo, non parliamo solo dell’attuale amministrazione di
centro destra, ma anche di quelle che le hanno precedute. E se sapevano,
cosa hanno fatto? Bello fare gli industriali,
guadagnare al massimo fino a quando è possibile e poi andarsene,
lasciando alla comunità locale cumuli di macerie, magari per investire
in immobili in qualche parte del mondo, o per portare i sodi dove sono
al sicuro, o nel “migliore” dei casi, per portare le lavorazioni dove
costano meno ed i sindacati non ci sono; e dove, nel contempo, non
esistono le giuste tutele ambientali che ora, sebbene insufficienti,
esistono nel nostro paese. Ricordiamo che delocalizzare il lavoro delocalizza anche l’inquinamento
e le emissioni di gas serra, lasciando a casa nostra disoccupazione e i
precedenti scempi ambientali. Bello fare gli imprenditori privatizzando
i profitti e socializzando le perdite e gli impatti ambientali.
Bello fare gli amministratori senza sapere cosa succede sul territorio, salvo poi fare i paladini della salute e dell’ambiente.
Un’ultima riflessione: è possibile conciliare economia, occupazione e ambiente?
Sicuramente è possibile produrre molte cose riducendo l’impatto
ambientale, ma non vi è dubbio che farlo inquinando e sfruttando la
manodopera arricchisce maggiormente. A pagare però sono poi altri popoli
e altre generazioni con la salute, la collettività con le tasse. E l’
attuale sistema che si regge sul “produci, compra, usa in fretta e butta”, potrà andare avanti così all’infinito?
Infine:
quante Certisa ci sono nel nostro territorio e più in genere
nell’intero paese? Qualcuno le sta monitorando? O aspetteremo sempre la
guardia di finanza di Rimini in elicottero? basta guardare fuori dal
finestrino viaggiando in auto o treno lungo autostrade e ferrovie per
scorgere tante, troppe situazioni di degrado ambientale e siti
industriali abbandonati.
Ma intanto si continuano a costruire nuovi capannoni; perché? (FQ)
Il gip del Tribunale di Taranto
Patrizia Todisco ha rigettato le istanze di rimessione in
libertà avanzate una settimana fa dai legali di Emilio Riva, del
figlio Nicola e dell'ex dirigente dello stabilimento Ilva di
Taranto Luigi Capogrosso. I tre sono accusati di associazione
per delinquere finalizzata al disastro ambientale. I due Riva e
Capogrosso sono agli arresti dal 26 luglio 2012 e attualmente ai
domiciliari. Il 26 luglio prossimo scadranno per loro i termini
di custodia cautelare.
E' cominciato alle 7 di questa mattina uno
sciopero a oltranza indetto dall’Unione sindacale di base (Usb) per i
lavoratori dello stabilimento Ilva di Taranto. Sono invece in sciopero
dalle 23 di ieri i soli dipendenti del reparto Mof (Movimento
ferroviario) dopo il guasto a un locomotore che ha provocato malori a
due operai.
Secondo il sindacato di base, “la situazione in cui versa lo
stabilimento tarantino ormai non dà certezze a nessuno. Scarseggiano il
materiale, il gasolio, l’abbigliamento per la sicurezza e abbondano le
prese in giro da 11 mesi”. “Se la proprietà è alla frutta – aggiunge
l’Usb – la colpa non è dei lavoratori ma di chi ha abusato della propria
posizione in tutto questo tempo e di chi ancora sostiene questa assurda
tendenza verso le manovre oscure”. Riferendosi agli interventi previsti
dall’Autorizzazione integrata ambientale, il coordinamento provinciale
del sindacato di base fa presente che “se non ci sono i soldi non si
fanno i lavori. Il resto sono solo chiacchiere”. (GdM)
Due operai del reparto Movimento
ferroviario dell'Ilva hanno accusato malori in seguito al blocco
del locomotore su cui operavano. Il forte odore di bruciato,
secondo quanto riferisce in una nota l'Usb (Unione sindacale di
base), ha ''saturato l'ambiente provocando vomito e mancamento
ai due operai. I lavoratori per essere soccorsi hanno dovuto
fare 500 metri a piedi, tra l'altro in salita, poiché il punto
in cui si e' verificato l'episodio non e' raggiungibile con i
mezzi di soccorso''. (ANSA)
Un forte odore di gas stamani si è avvertito distintamente in diversi
quartieri di Taranto. Decine le segnalazioni ai vigili del fuoco e del
locale distaccamento dell’Arpa (Agenzia regionale protezione
ambientale). Molti cittadini hanno lamentato irritazioni agli occhi e
bruciori alla gola. I tecnici dell’Arpa sono al lavoro per capire se,
come accaduto nelle scorse settimane, possa trattarsi di odori legati
alla diffusione di acido solfidrico proveniente dalla Raffineria Eni. (StatoQuotidiano)