venerdì 6 giugno 2008

Caro amico ti scrivo.....

Il Sindaco dott. Ippazio Stefàno ha scritto oggi all’ing. Emilio Riva una “lettera aperta” il cui testo Vi trasmettiamo qui di seguito:

Preg.mo ing. Riva,

da un’attenta lettura delle vicende di questi giorni ho tratto una personale conclusione: che con la Sua iniziativa, di autosospendersi dall’accordo dell’11 aprile, Lei ha voluto in effetti difendere quell’accordo. E’ una mia interpretazione, che si avvale dell’analisi che ho voluto fare dei rapporti che ormai da quasi un anno intercorrono tra l’Ilva e il Comune di Taranto, a partire dal primo incontro tra Lei e me, e dalla stretta di mano con cui abbiamo insieme stabilito che ogni possibile iniziativa andava adottata nell’esclusivo interesse della città, sia sul piano ambientale che sul piano occupazionale.

Nello stabilire quel patto non scritto, con il quale avevamo inteso avviare un reciproco rapporto di correttezza e di fiducia, del tutto nuovo rispetto al passato, convenimmo che si sarebbe dovuto agire per ridurre al massimo l’inquinamento industriale e nel contempo aiutare i tarantini con azioni corrette e trasparenti.

Presentai quel nostro incontro, in una conferenza stampa organizzata per informare i tarantini dell’avvio di un rapporto del tutto nuovo tra città e Ilva, come un momento di accordo, basato sulla reciproca fiducia e sancito da una stretta di mano. So che i più hanno accolto quella notizia con scetticismo, e che alcuni non ne sono stati affatto contenti, ma non è questo che importa, giacché sono i risultati – concreti e documentabili – quelli che valgono.

E devo dire che il tempo non è trascorso invano, se è vero come è vero che – a parte la disponibilità mostrata in varie occasioni per le occorrenze della città – c’è oggi un controllo concreto e continuo sullo stato dell’ambiente, che l’Arpa può monitorare con continuità e in modo affidabile, che il prossimo rilevamento in programma il 9 giugno potrà dirci quali risultati si siano ottenuti. So che il nostro “patto” prevedeva la notevole riduzione dell’impatto delle polveri e la costante diminuzione delle emissioni di diossina, e sono portato a credere che ciò si stia facendo.

Del resto, l’accordo istituzionale firmato l’11 aprile scorso non è altro che la trasposizione in impegni scritti e condivisi della stretta di mano con la quale, quasi un anno fa, avevamo avviato un nuovo modo di rapportarci e di confrontarci.

Certo, nella tormentata vicenda che vede l’Ilva al centro dell’attenzione anche le associazioni di cittadini svolgono un ruolo: importante se propositivo, se di stimolo a fare di più e meglio. Ma ritengo che la responsabilità delle azioni e del controllo sia e resti di competenza degli organismi – istituzionali e scientifici – a ciò deputati. La confusione dei ruoli genera confusione generale, e l’azione di stimolo può tradursi in ostacolo all’azione concreta.

Credo che sia giunto il momento di mettere da parte il ricorso continuo alla conflittualità e di proiettarci al futuro, con grande chiarezza e nel rispetto dei ruoli: in questa prospettiva chiederemo un pieno coinvolgimento della magistratura – cui ribadiamo la nostra totale fiducia – perché, in un quadro di garanzia della legalità, venga stimolata una complessiva riappacificazione che ha bisogno di riferimenti certi nel diritto sia individuale che della comunità.

Nel nostro “patto”, pregiatissimo Ingegnere, abbiamo stabilito di dover agire per l’ambiente e per l’occupazione, nell’interesse di questa città e nel rispetto delle esigenze dell’impresa. Su questi aspetti registro un percorso già avviato e primi risultati che lasciano intravvedere la volontà di raggiungere risultati concreti e visibili, cioè l’obiettivo che insieme ci siamo posti. C’era un terzo punto su cui ci eravamo accordati, vale a dire una particolare attenzione per i più poveri di questa città: è un punto su cui, al momento, non ho risposte.

Pregiatissimo Ingegnere, sono convinto che quanto accaduto in questi giorni sia il frutto di un grosso equivoco, ma sono altrettanto convinto che possa servirci di esperienza per il futuro, se sapremo proseguire sulla strada intrapresa che guarda al futuro di Taranto e al suo benessere.

Dott. Ippazio Stefàno

Taranto, 5 giugno 2005

Domande:
1. Perchè il Sindaco interpreta l'autosospensione dell'Ilva come un modo dell'azienda siderurgica di "difendere quell'accordo"? si tratta di strategia politica, o sta "ironizzando"?
2. A cosa si riferisce il Sindaco quando parla di "risultati concreti e documentabili" (quelli che valgono)?
Se si riferisce al monitoraggio ambientale che ora si può realizzare grazie all'Arpa Puglia, questo dato rappresenta effettivamente un risultato concreto, ma che dire dell'andamento crescente delle emissioni di diossina proprio ieri confermato dall'Arpa, durante il Convegno?
Giorgio Assennato ha esplicitamente dichiarato che una prevenzione sensata si realizzerà solo con la riduzione delle emissioni industriali. Ma questo non sta avvenendo. E questi dati negativi sono tutti documentabili.... A chi dobbiamo ringraziare? al Sindaco per la stretta di mano con Riva?
3. Il Sindaco sostiene inoltre
che "c’è oggi un controllo concreto e continuo sullo stato dell’ambiente" ed invece non è proprio così. Un controllo continuo sulle emissioni di diossina per esempio non esiste. Proprio ieri al Convegno tra le proposte avanzate dall'Arpa Puglia, vi è anche quella di effettuare un controllo continuo delle diossine.
4. "So che il nostro “patto” prevedeva la notevole riduzione dell’impatto delle polveri e la costante diminuzione delle emissioni di diossina, e sono portato a credere che ciò si stia facendo." Perchè il Sindaco non verifica con gli attuali mezzi a disposizione se effettivamente si sta realizzando quanto sottoscritto dall'Ilva?

Taranto, qualcuno disse, è ancora legata ad una economia di sussistenza industriale: è proprio così!

Nessun commento: