domenica 2 agosto 2015

Solito piagnucolamento confindustriale

Ilva: allarme indotto, Confindustria Taranto chiede confronto

Se sul fronte produttivo la situazione dell'Ilva comincia a migliorare, e' nel rapporto con l'indotto siderurgico che emergono nuovi problemi. Indotto che esprime qualche centinaio di imprese e circa 4-5mila addetti.
  Venerdi' c'e' stato un incontro in Confindustria Taranto per un punto della situazione e per domani e' atteso un documento.
  Esattamente un anno fa 2mila persone, tra imprenditori dell'appalto e loro dipendenti, su iniziativa di Confindustria Taranto, scendevano insieme in strada, per la prima volta, per lanciare un allarme all'opinione pubblica e alle istituzioni locali sulla loro situazione. Nel corteo che attraverso' parte della citta' e si concluse sotto la Prefettura, c'erano anche i mezzi aziendali. Era quello il punto piu' alto della crisi di liquidita' dell'Ilva e delle relative conseguenze per le aziende collegate.
  Piero Gnudi si era insediato come commissario dell'Ilva - in sostituzione di Enrico Bondi, durato in carica un anno - da poco piu' di un mese. L'azienda, senza soldi in cassa, aveva fatto slittare da luglio ad agosto il pagamento del premio di produzione al personale di tutto il gruppo e non aveva soldi per pagare l'indotto, a secco da mesi e notevolmente esposto con le banche. Poi, con l'arrivo in due tranche dei 250 milioni del prestito ponte ottenuto da Gnudi dalle banche - garantite, a loro volta, dalla prededuzione concessa con decreto legge - l'Ilva fu in grado di dare "ossigeno" all'indotto. Difatti, nelle settimane successive, alle imprese arrivarono i primi pagamenti a saldo dell'arretrato. Adesso, pero', la situazione sembra complicarsi di nuovo. "Chiediamo un confronto immediato con l'Ilva e con i commissari - dichiara il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo - perche' i pagamenti relativi alla gestione corrente vanno a singhiozzo. Da prime valutazioni, l'Ilva ha accumulato di nuovo un arretrato di diversi milioni solo per le imprese associate a Confindustria e solo per i lavori fatturati dal 21 gennaio in poi, data in cui l'azienda e' entrata in amministrazione straordinaria. Se poi allarghiamo il giro anche alle imprese non associate a Confindustria, ai trasportatori e alla piu' generale platea dei fornitori, i numeri salgono di molto. Stiamo facendo una ricognizione su questo, ma la situazione e' preoccupante".
 
Per il presidente di Confindustria Taranto "e' vero che all'Ilva sono arrivate risorse in questi mesi, tra le misure previste dalla legge di marzo, prestito da 400 milioni garantito dallo Stato e nuove linee di credito bancarie, ma questi soldi pensiamo che l'azienda li abbia soprattutto finalizzati ai progetti dell'Aia e agli investimenti industriali, oltre a pagare stipendi e premi, come lo scorso 12 luglio, ai suoi 16mila dipendenti. A noi indotto, invece, e' andato molto poco". "Avevamo visto una schiarita dopo l'amministrazione straordinaria, nel senso che per qualche tempo - spiega Cesareo - i pagamenti sono stati puntuali da gennaio in poi. Dopodiche', il meccanismo si e' di nuovo inceppato e adesso le aziende sono ripiombate in uno stato di difficolta'. Accade che se emetti all'Ilva una fattura poniamo 100, loro ti pagano 60 o 70 di quella fattura e poi ti saldano il resto quando emetti un'altra fattura per un'altra prestazione. Ma cosi' non reggiamo - sottolinea il presidente di Confindustria Taranto -, perche', rispetto ad un anno fa, le aziende si sono indebolite ulteriormente, sono piu' esposte con le banche, non hanno piu' margini di credito e, fatto rilevante, non sanno se e come prenderanno i soldi dei lavori pregressi, intendo quelli fatti sino a meta' gennaio scorso.
  Questa massa e' infatti finita nello stato passivo dell'Ilva sul quale la competenza e' del giudice delegato del Tribunale di Milano, sezione fallimentare. Tra lavoratori, imprese e fornitori, anche esteri, ci sono 20mila creditori da soddisfare. Persino il giudice delegato - osserva il presidente di Confindustria Taranto - ha detto che alla sezione fallimentare di Milano non si e' mai vista una cosa di queste dimensioni, superiore anche al caso Parmalat. Tant'e' - aggiunge Cesareo -, proprio perche' e' stato necessario piu' tempo per istruire le varie pratiche e accedere allo stato passivo dell'Ilva, che il giudice ha rinviato dal 29 giugno a fine novembre la prima adunanza dei creditori a Milano e non e' detto che non ci sia un altro rinvio. Se e' questa la situazione, che speranza allora - conclude il presidente di Confindustria Taranto - hanno le imprese di rivedere i soldi anticipati per i lavori fatti all'Ilva mesi addietro e non pagati?". (AGI).

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