sabato 8 agosto 2015

Punti di vista PD sull'Ilva

Il bambolotto delle oligarchie mette il broncio al portavoce di una regione intera

Lui tende la mano, Renzi la ritira. Emiliano freddato su Ilva e Tap

Quando prende la parola, durante la direzione nazionale monotematica sul Sud convocata da Matteo Renzi, Michele Emiliano ha perso parecchia della baldanza della vigilia. «Sono tutti molto preoccupati di quel che dirò – spiega rivolgendosi direttamente al premier segretario durante il suo intervento – chi ti è più vicino mi ha invitato a essere positivo». Ma quello più preoccupato, in realtà, sembra lui stesso, il presidente della Puglia. Che si esibisce in un intervento piuttosto breve e sottotono, accorato e tutto in difesa. Ancora, evidentemente, sotto l’effetto del durissimo trattamento che Renzi gli ha riservato.
Nella sua relazione introduttiva, il presidente del Consiglio cita più volte Marcello Pittella, il presidente della Basilicata, e Vincenzo De Luca, governatore della Campania. Ne loda i risultati, da Matera capitale a Melfi, dalla raccolta differenziata di Salerno agli sforzi per Bagnoli. Per Emiliano (così come per il presidente della Sicilia, Rosario Crocetta, alle prese però con difficoltà politiche oggettive), non una parola. E, invece, moltissime bacchettate: su Ilva, su Tap, sulle trivellazioni. Eppure l’ex sindaco di Bari si era avvicinato al banco della segreteria per stringere la mano a Renzi, che non sentiva né vedeva da prima che iniziasse la campagna elettorale, per tentare di recuperare posizioni. Ricavandone una freddezza ostentata, che non gli era sfuggita. Anche il parlamentare barese Dario Ginefra ne aveva perorato la causa invitando il segretario nazionale e il segretario regionale a scambiarsi un gesto che desse «plastica rappresentazione di una relazione diversa da quella delle romanzesche interpretazioni» dei giornalisti. Appello caduto nel silenzio gelido di Renzi.
Emiliano, è noto, prima e dopo il voto del 31 maggio aveva criticato aspramente il governo sulla riforma della scuola, aveva annunciato opposizione alla decisione di far approdare il gasdotto Tap sulla spiaggia di Melendugno, aveva giudicato mal scritto il penultimo e l’ultimo decreto Ilva (che consente il funzionamento di uno stabilimento per il quale non esclude la chiusura, posizione opposta a quella del governo), infine aveva annunciato ricorso contro le trivellazioni in Adriatico. Renzi non deve aver dimenticato nulla. Così come non deve aver gradito quell’ultima promessa – «scateneremo l’inferno del cambiamento» – con cui Emiliano aveva accolto l’annuncio di una direzione nazionale dedicata alla questione meridionale, intestandosi una sorta di battaglia da Sud (con il plauso di tantissimi amministratori meridionali che lo incitavano anche ieri alla pugna).
A dimostrare tutta l’insofferenza del premier, è appunto il suo discorso dal Nazareno. Parla della Puglia più volte. Ne cita i successi, dalla Mermec dell’amico Vito Pertosa alla sfida per Taranto annunciata dal ministro per i Beni culturali Franceschini. Rivendica gli sforzi del governo nel suo territorio. Cita perfino i «ragazzi di Proforma», l’agenzia barese di comunicazione alla quale egli stesso si affida, per «la bellissima campagna sul Tap con cui si dimostra che un gasdotto non pregiudica le potenzialità turistiche del territorio». Emiliano, che del Pd pugliese è segretario e che è stato eletto solo due mesi fa governatore, no, non merita incoraggiamento né considerazione. Per lui solo staffilate. Su Ilva. «Noi a Taranto ci siamo andati – rivendica Renzi – il decreto legge che tiene aperta quell’industria, con una battaglia quotidiana del tutto sottovalutata, è il numero 1 del 2015. Ma tutta l’attenzione è stata riservata alle interpretazioni normative». Su Tap. «So che ci sono opinioni diverse, ma si dovrebbe osservare che il gasdotto convive perfettamente con la spiaggia a Ibiza dove il turismo non è affatto crollato». Sulle trivellazioni. «Lo sblocca Italia non ha autorizzato alcuna trivella. Ma è possibile che dalla parte croata dell’Adriatico si intervenga e da quella italiana non si possa fare neppure ricerca?».
Ed Emiliano? Parla per quarto, poco dopo un galvanizzato De Luca, e sceglie il registro – non tanto consueto, per lui, ma fa parte della mutazione in corso - della prudenza. «Noi possiamo essere per te, presidente, uno strumento per risolvere la crisi economica italiana. Siamo a tua disposizione, delle questioni correntizie non ci frega niente. Se qualche volta osservo, da giurista, un’incongruenza non devi prendertela: sono un giurista. Noi siamo il frutto di sangue e sudore versato, non solo metaforicamente. In luoghi difficilissimi dove abbiamo portato la bandiera della civiltà attraverso il centrosinistra e il Pd, non possiamo essere convocati a bacchetta. Dobbiamo condividere strategia e visione. Poi vedrai di cosa siamo capaci». Chi, nella platea del Nazareno, si aspettava un Emiliano che «scassasse» tutto, forse è deluso. «Non sono pazzo – concede al termine della direzione – abbiamo incassato l’impegno a discutere di questione meridionale e a farlo prima di stabilire la spesa con la legge di stabilità. È molto. Andiamo avanti». (CdM)

Nessun commento: