martedì 4 agosto 2015

Aaaaaaaah, ora si che si respirerà aria pulita!

Taranto, l'Ilva riapre il super altoforno: 300 operai torneranno al lavoro

Entro la fine della settimana, Ilva potrebbe tornare a essere il gigante d’acciaio. L’azienda è pronta a riaprire l’altoforno 1, il più grande d’Europa, chiuso dal 2012 per motivi ambientali. I commissari ritengono di aver concluso i lavori di ambientalizzazione che prevedevano, fra le altre cose, il montaggio di un particolare filtro sui camini in grado di limitare le emissioni.
Questo significa far rientrare al lavoro dalla solidarietà 300 lavoratori, oltre ad almeno 200 dell’indotto. Il piano è stato presentato dall’azienda ai sindacati, che hanno annunciato, dice Francesco Bardinella (Fiom) «un incontro oggi in prefettura con Inail, Spesal, vigili del fuoco e ministero dell’Ambiente per la presentazione dei lavori effettuati».
Poi incontreranno i custodi giudiziali (l’intera area a caldo dell’Ilva è ancora sotto sequestro e può lavorare grazie a uno degli otto decreti firmati ad hoc in questi anni dai governi sul siderurgico) e, dopo aver illustrato il piano e le nuove funzionalità dell’altoforno, chiederanno di partire: sulla carta il via libera alla produzione dovrebbe arrivare entro la fine della settimana, fra il 6 e il 7, ma in queste ore gli operai sono già partiti per azionare il gigante.
L’obiettivo dei commissari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba è di uscire dalla fase di stanca nella quale oggi l’azienda si trova (Ilva è al minimo storico di produzione, anche sotto le cinque milioni di tonnellate all’anno), per avere per prima cosa un rilancio di tipo commerciale. Il vero buco nero dell’azienda si chiama mercato: alcune grandi commesse, prima fra tutte quelle che arrivano dalla Fiat, si sono perse per strada.
I vertici stanno cercando di rientrare nel mercato delle auto – e già ci sono contatti di primo piano con case automobilistiche – ma per farlo è necessario che tornino a essere garantiti due elementi che hanno fatto grande Ilva: certezza nei tempi di consegna e grande qualità del prodotto.
«È necessario però che gli impianti riprendano a marciare», fanno sapere dall’azienda, dove davvero sono convinti di avere le carte in regola per farlo. Ci vorranno almeno due settimane, però, per sapere quale saranno le valutazioni dei tecnici Arpa e Ispra dopo i sopralluoghi avvenuti in queste ore all’interno della fabbrica per verificare se, così come prevede la legge, sono stati rispettati l’80 per cento degli interventi previsti dall’Aia.
Arpa aveva avanzato nella scorsa settimana qualche dubbio, mentre dall’azienda – dove ricordano che comunque la decisione finale toccherà al ministero - traspare una certa serenità.
Diverso è il discorso con la Procura. In queste ore sono stati presentati nuovi documenti per riottenere definitivamente l’uso dell’altoforno 2, sequestrato dopo l’incidente mortale ad Alessandro Morricella e in funzione soltanto grazie alla nuova legge. Ma il discorso è di rapporti: Gnudi e gli altri commissari continuano a essere convinti che c’è bisogno di una collaborazione con gli uffici diretti dal procuratore, Franco Sebastio, «perché giochiamo nella stessa squadra».
L’incontro avvenuto la scorsa settimana dopo il decreto dovrebbe aver contribuito a rasserenare i rapporti. Ma la Procura di Taranto, certo, non fa sconti a nessuno. E allora una delle preoccupazioni legate alla riapertura dell’altoforno 1 è certamente l’innalzamento delle emissioni inquinanti, sotto controllo da un po’ anche perché la produzione è crollata.
Ora invece il rischio è concreto: Ilva assicura che il nuovo impianto è assolutamente ecocompatibile, ma i custodi e i tecnici vigileranno. È già stata avviata un’inchiesta bis che riguarda principalmente la vecchia gestione commissariale e che mira a verificare se anche dopo il passaggio di mano della famiglia Riva il siderurgico abbia continuato a inquinare.
Infine una buona notizia per gli operai: l’azienda ha rassicurato i sindacati che a luglio la solidarietà sarà pagata al 70 per cento. Promettendo anche che ci sarà la possibilità di recuperare quanto non è stato versato nel primo semestre. (RepBa)
 

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