La Tempa Rossa preoccupa Taranto
AMBIENTE. Il progetto di adeguamento degli impianti Eni, autorizzati dal ministero, non convince gli ambientalisti che temono altri veleni.
Nel bouquet di autorizzazioni ambientali firmate lunedì scorso dal ministro Prestigiacomo spicca la rosa spinosissima del progetto “Tempa Rossa”. Si tratta dell’adeguamento degli impianti Eni alla rinnovata esigenza di stoccare due milioni e mezzo di tonnellate di petrolio provenienti dai pozzi lucani della Val d’Agri. Il greggio non verrà raffinato nello stabilimento di Taranto, per cui è escluso un aumento diretto della produzione. Tuttavia il duplice sì del ministero dell’Ambiente - alla valutazione d’impatto ambientale e all’autorizzazione integrata ambientale - si tradurrà nel transito, dal capoluogo ionico, di una quantità considerevole di petrolio in più rispetto al presente.
Necessarie, quindi, nuove infrastrutture e un’inevitabile crescita delle attività: la costruzione di due serbatoi, dove sarà stoccato il greggio, dalla capienza di 180mila metri cubi; il potenziamento dei pontili al porto, l’incremento del traffico di navi destinate a caricare il petrolio e trasferirlo negli scali in cui sarà rivenduto ad altre compagnie. Si stima che i due serbatoi vedranno la luce in 28 mesi di lavoro, con l’impiego di 200 operai. Il traffico marittimo lieviterà di oltre il doppio: si passerà da 40 a 90 navi in rada per il trasporto del greggio. Lo stoccaggio, attraverso i nuovi impianti, imporrà attività di pre-raffreddamento del petrolio e di recupero dei vapori nelle operazioni di caricamento. Questo sembra il punto critico, già evidenziato dagli ambientalisti: le spine della rosa cui alludevamo riferendoci al bouquet del ministro Prestigiacomo.
Perché l’incremento delle attività dello stabilimento tarantino va di pari passo ad una crescita del fabbisogno energetico. In parallelo a “Tempa Rossa”, corre da qualche anno il progetto Enipower della nuova centrale a ciclo combinato per sostituire quella attualmente in funzione. L’impianto prevede una produzione di energia tre volte superiore a quella attuale con una drastica riduzione delle sostanze inquinanti, ma con un incremento deciso delle emissioni di anidride carbonica. Questo punto è vivacemente contestato dagli ambientalisti anche se l’Eni ha ribadito una compensazione della maggiore produzione di Co2 su scala nazionale. L’associazione ambientalista Legamjonici ha già attivato un tam-tam attraverso il social network Facebook. L’intenzione è quella di organizzare un sit-in contro la realizzazione a Taranto del progetto “Tempa Rossa”.
I timori per l’impatto ambientale sono ovviamente dettati dai carichi già poderosi - di anidride carbonica e sostanze inquinanti - presenti nell’atmosfera del capoluogo ionico data l’alta concentrazione di impianti nell’area industriale. Senza dimenticare il peso storico complessivo delle attività: mezzo secolo di acciaierie Ilva e poco meno di raffineria Eni e cementificio Cementir, per citare le realtà più importanti. Un carico consolidatosi nei decenni con inevitabili conseguenze sull’ecosistema. «Infatti - spiega Biagio De Marzo, presidente di Altamarea, il cartello di alcune associazioni ambientaliste tarantine - a indignarci è l’atteggiamento delle istituzioni: dal governo, alla Regione, al Comune. Nel 2008 è stato firmato un accordo di programma dall’ex ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio che prevedeva il rilascio delle Autorizzazioni integrate ambientali per Taranto e Statte, aree a rischio ambientale, in maniera unitaria.
L’idea era quella di trattare i problemi dell’inquinamento ihttp://www.blogger.com/img/blank.gifn maniera coordinata e globale. Pongo alcune domande senza risposta: al porto arriveranno più navi, ci saranno due nuovi serbatoi, la sicurezza è garantita? È stato aggiornato dalla prefettura di Taranto il piano della sicurezza in caso di incidente? Dove sono i documenti?». Il ministero dell’Ambiente, oltre al progetto Eni, ha autorizzato lunedì scorso, secondo le procedure di Valutazione d’impatto ambientale e Autorizzazione integrata ambientale, il metanodotto Flaibano/Istrana della Snam Rete Gas, tra Udine e Treviso; il progetto del gasdotto sottomarino della Progas Metano, componente il sistema di trasporto e distribuzione di gas naturale all’Isola di Procida (Napoli), “nel tratto di mare tra il lago del Fusaro (Bacoli) e la zona porto dell’isola di Procida”; la prima fase di “disattivazione accelerata” per il rilascio incondizionato del sito (decommissioning) della centrale nucleare di Latina. (Terranews)
Nessun commento:
Posta un commento