giovedì 8 settembre 2011

Ilva di Bagnoli: a che punto siamo?

Dopo la fabbrica, il nulla: la mia Bagnoli sta morendo

Quando la passerella assume il colore della ruggine, sul lungomare azzurrino dalla sabbia avvelenata spunta un guard rail. La deviazione stradale è segnalata così: con quel nastro di ferro che ovunque fascia l’autostrada ma qui, a Napoli, avvolge la Grande Incompiuta.

La fabbrica, uno spazio chiuso, il vuoto dentro. Proprio a causa dell’arenile inquinato da quasi un secolo d’industria, la riqualificazione di un tratto di costa è rimasta in sospeso. Da completare la bonifica della spiaggia per procedere all’ultimazione dei lavori: nell’attesa, è scattata la soluzione d’emergenza, il guard rail-paradosso, d’alto impatto visivo e simbolico. Passa, per così dire, attraverso questa strettoia, tra il passato operaio e il formidabile futuro promesso, l’anima precaria di Bagnoli, oltre alla mia giovinezza e la delusione giovane.

La Coppa America ha appena imboccato la rotta di Venezia, lasciando (per ora) inviolato un campo di regata dal suggestivo quanto singolare orizzonte d’archeologia industriale. Ma queste occasioni perdute non sono rimpiante da Assise e comitati civici che chiedono, piuttosto, che sia completata la riqualificazione dell’ex area siderurgica, puntando su recupero di ambiente e vivibilità. Quel che resta ancora da scrivere, in questo viaggio nel quartiere dalle mute sirene. Gi allarmi squillanti nella notte scandivano infatti il ritmo dell’altoforno: sino a qualche lustro fa richiamo per le tute blu, silenzio oggi condiviso nella memoria.

Fondi e ritardi. Chiusa nel 1993, l’Italsider rimane incastonata tra i palazzi in stile liberty. Da prezioso simbolo dell’acciaieria italiana, storia anche densa di tragedie (come dimenticare le morti sul lavoro) a totem inossidabile nell’attesa di restituire un’anima al quartiere. «A Bagnoli la bonifica è stata finanziata con 259 milioni di finanziamenti, a partire dal 1994: cifra ragguardevole, ma i risultati sono scarsi e i ritardi terribili, per evidente inadeguatezza ai vari livelli istituzionali, di competenze e responsabilità» è il richiamo già lanciato attraverso Panorama dal presidente dell’istituto italiano per gli studi filosofici, Gerardo Marotta, voce di rilievo internazionale nel segnalare i problemi di Napoli. Come dargli torto: 350 milioni di lire, in principio i fondi statali assegnati a Bagnoli spa, del gruppo Iri. Poi, con il piano approvato dal ministero dell’Ambiente nel novembre 2006, per la bonifica sono stati stanziati 107 milioni, di cui 75 da parte dello Stato, 15 dalla Regione e 17 da Bagnolifutura. Ne sono stati spesi oltre 60, ma alle lungaggini in quest’intervento si è aggiunto lo stop ai lavori per la realizzazione delle opere pubbliche - chiarisce la società partecipata del Comune, provocato dal blocco dei fondi europei deciso dal governatore Caldoro, a settembre 2010, per chiarire progetti e costi dopo la violazione del patto di stabilità che s’era avuta con il governo Bassolino.

Bonifica e amianto. Tutto, o quasi tutto, è da inaugurare. Da bonificare il 30 per cento dell’area, termine delle attività fissato entro l’anno prossimo per la rimozione del pericoloso asbesto. Nell’area ex Ilva, soprattutto nella zona denominata “ex campo americano”, ne sono state smaltite circa 15.800 tonnellate. Nell’area ex Eternit, dove l’intervento è in corso, sono state raccolte 42.700 tonnellate di materiali. Per Bagnoli Hub, il nuovo centro di servizi al turismo di Napoli - prima struttura dell’area occidentale dedicata al leisure, al benessere, alla cultura e all’intrattenimento, pesa invece l’altolà nel collaudo: l’impresa che ha l’opera in appalto vanta crediti per 7 milioni da Bagnolifutura che, a sua volta, ne avanza oltre 11 dalla Regione.

Opere e debiti. Verdi le casse anche per il parco dello sport: 25 ettari, con una forma a tre crateri che riprende la morfologia tipica dei Campi Flegrei. L’azienda è creditrice di circa 10 milioni (e Bagnolifutura ne deve avere 4 dalla Regione). Così per accedere all’acquario tematico: c’è da attendere il completamento della strada e la ditta appaltatrice avanza 3 milioni. Senza parlare dei debiti, e quindi dei mutui, circa 76 milioni, accesi dalla società partecipata per assumere il possesso dell’area e portare avanti il cronoprogramma di interventi. Con interventi che scontano, appunto, difficoltà a effetto domino.

Più indietro il progetto degli Studios, centro multimediale fermo per il blocco dei finanziamenti. Più controversa la destinazione dei terreni da cedere ai privati. Una prima gara d’appalto è andata deserta, la seconda è in corso. Scadenza il 30 ottobre prossimo, ma potrebbe essere disposta una proroga, per volontà del sindaco, secondo indiscrezioni che circolano a Palazzo San Giacomo, per introdurre tra le condizioni del bando una quota di edilizia popolare.

Cemento e barche. La vendita dei suoli è per 35.000 metri quadri: il 65%, questa la previsione iniziale, da destinare alla costruzione di alloggi e il 35% di uffici e negozi. Con una variante da poco indicata passano, però, da 1200 a 1800 le case da realizzare; mentre la quota allo studio, riservata all’edilizia popolare, sarebbe del 10%. Non di competenza di Bagnolifutura, le aree demaniali, altra questione aperta. Ad aprile 2011 il Consiglio di Stato ha annullato la gara per la realizzazione del porto turistico: bando di gara per l’affidamento della concessione giudicato irregolare perché non adeguatamente pubblicizzato.

Spiagge e colmata. L’arenile ai veleni, contaminato dagli scarti delle lavorazioni industriali, è stato in parte ripulito attraverso la parziale sostituzione della sabbia e resta da realizzare la bonifica dei fondali. Al progetto è collegata la rimozione della colmata dal mare, circa un terzo da eliminare per completare il porto turistico. Oltre due 30 mesi di lavori previsti per quest’operazione, già finanziata mentre un piano più articolato è al centro del programma elettorale del neoeletto sindaco de Magistris e della battaghttp://www.blogger.com/img/blank.giflia di Assise e comitati ambientalisti. Lungo tira e molla. In base all’accordo di programma Bagnoli-Piombino del dicembre 2007 da 115,6 milioni, di cui 100 assicurati dal Ministero dell’ambiente e 15,6 dalla Regione Campania, la colmata si sarebbe dovuta eliminare del tutto, trasportando via mare i materiali a Piombino.

Ma i fondi oggi non bastano. Così il destino di Bagnoli appare ancora sospeso. Simbolo imperfetto, quel guard rail che in autostrada avverte di rallentare, ma qui, sul lungomare dei contrari, dovrebbe spingere piuttosto ad accelerare i progetti. Per far correre anche i desideri. Prima che si arrugginiscano anche quelli. (Maria Pirro - Panorama.it)

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