domenica 11 settembre 2011

Il lupo perde il pelo... ma non il fumo!

Di nuovo «nuvole rosse» dall’acciaieria dell’Ilva

TARANTO - È di nuovo allarme slopping, le nuvole rosse dell’acciaieria Ilva finite nel mirino dei carabinieri del Noe (Nucleo operativo ecologico). È stato ancora il tam-tam fotografico delle «ecosentinelle» sui social network, ieri, ad «avvisare» la cittadinanza che, intorno alle 13, si era nuovamente verificato un consistente fenomeno di emissione di fumi rossi.
Lo scorso luglio i militari dell’Arma, in una relazione alla magistratura, chiesero il sequestro degli impianti siderurgici annoverando proprio quel tipo di emissioni tra le anomalie che genererebbero il reato di emissioni non autorizzate in atmosfera. Lo slopping, secondo il direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato, non comporta emissioni inquinanti particolarmente pericolose, ma contenendo minerale ferroso può incidere su alcune affezioni come l’asma.
Sempre ieri è tornato a far sentire la sua voce il comitato «Donne per Taranto». In una nota ha polemizzato sulla campagna di comunicazione avviata dall’Ilva. «È centrata sul tema dell'impegno. In particolare, quello verso l'ecocompatibilità che l'azienda avrebbe dimostrato di aver attuato nell'ultimo anno (ma che, al di là dei dati e dei numeri che sciorinano alla città, è molto ben distante dal parametro per noi fondamentale e imprescindibile che è la salute)». Il comitato parla di «un'autocelebrazione nei confronti di una gente che si vede ammalare e morire; di un territorio gravato nella sua economia e identità da ben tre ordinanze di divieto che riflettono la realtà e spengono la speranza: accesso alle aree a verde nel quartiere Tamburi, che non ci risulta affatto nè ritirata nè applicata, ma piuttosto "pasticciata"; divieto di pascolo nei 20 km intorno all'area industriale e mitilicultura nel primo seno del Mar Piccolo, con danni incalcolabili agli allevatori e ai mitilicoltori oltre che alla nostra economia locale e alla nostra storia».
Secondo «Donne per Taranto» l’iniziativa dell’Ilva è «lo schiaffo su una ferita aperta. Ci appare una grottesca estremizzazione della parodia di interventi a favore della comunità tarantina che l'industria pesante sta a gran voce pubblicizzando e alla quale i nostri amministratori, insieme anche a qualche esponente della cultura, stanno ingenuamente (?) ed entusiasticamente abboccando. Ci preme sottolineare, ancora una volta, qualcosa che risulterebbe ovvio a qualunque bambino: così come non ci può essere lavoro senza vita e salute, non ci può essere sport, musica, area verde (magari contaminata e non fruibile come quella dei Tamburi? Oppure si, perchè meno prossima ai veleni?), nè una viabilità più efficiente, nè altri miraggi di una qualità della vita migliore, in assenza di questo presupposto irrinunciabile: le condizioni ambientali inalienabili e fondamentali alla tutela della salute e alla salvaguardia del territorio. Tali condizioni, evidentemente, non ci sono. E non ci saranno - aggiunge il comitato - al di là dei proclami, fino a quando la realtà, anche economica, di Taranto rimarrà soffocata dall'industria che la attanaglia e le fa perdere "vita". Va rivendicato un impegno da parte dei nostri amministratori ancora troppo assenti: l'assolvimento dei compiti a tutela della salute dei cittadini. Obblighi sanciti dalla legge, ma riteniamo, ancor prima "morali"». (GdM)

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