mercoledì 3 agosto 2011

Vendola-Travaglio, catfight sul Fatto

Dopo Bersani e D’Alema tocca al presidente della Regione Puglia. Argomento: Don Verzé

Dopo Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema tocca a Nichi Vendola incrociare le spade con Marco Travaglio. Il punto di scontro è un editoriale pubblicato ieri sul Fatto Quotidiano, nel quale il vicedirettore del quotidiano parlava della relazione tra il governatore della Puglia e Don Verzé, di recente finito nell’occhio del ciclone per il fallimento del San Raffaele. Scrive oggi Vendola:

Gentile Direttore, nel 2005 Taranto era una città agonizzante, con una classe dirigente impresentabile, con apparati burocratici spesso corrotti e incompetenti, con sistemi di potere diffusamente infiltrati dalla malavita. Il Comune, la Asl, lo Iacp (Istituto autonomo case popolari) erano autentici “buchi neri” e non solo dei rispettivi bilanci. Il più inquinato capoluogo del Sud era passato dalle gesta populiste di Giancarlo Cito alla finta modernità aziendale di Rossana Di Bello. Un disastro che porta Taranto al record del più importante dissesto finanziario dell’intera storia italiana. Sullo sfondo di queste miserie altre miserie, la povertà esplosiva di periferie in totale abbandono, l’ingorgo di ciminiere industriali mai monitorate e, per aria e nel mare, tonnellate di inquinanti di ogni tipo. Ecco Taranto. Una città appesa alle millanterie della peggiore destra italiana, ma anche una città malata, oppressa dai veleni e dalla paura, prigioniera della propria disperazione. Io ho impegnato l’azione della mia amministrazione su molti fronti: innanzitutto quello ambientale, imponendo all’Ilva una normativa drastica di riduzione delle diossine e dei furani, e poi una normativa anti-benzoapirene, portando i controlli a tappeto su tutto il territorio ionico.


Vendola va nel merito, parlando dell’accusa di “regalare soldi a Don Verzé”:
Noi non regaliamo un euro a nessuno. La struttura è pubblica, noi non abbiamo alcuna cointeressenza finanziaria col San Raffaele di Milano, il fatto che don Verzé sia amico di Berlusconi non cambia la classifica della qualità scientifica del polo milanese della salute. A me sta a cuore solo Taranto. Il San Raffaele è partner di una fondazione in cui la Regione Puglia è l’a t t o re centrale e controlla la cabina di regia di questo progetto: questa fondazione ha la gestione sperimentale dello start up e dei primi 3 anni di vita del futuro complesso sanitario. Finita la fase sperimentale la Regione decide come proseguire. NEL NUOVO ospedale ci sono gli stessi identici posti letto previsti dal piano di rientro per i due nosocomi attualmente funzionanti. I contratti che medici e infermieri stipuleranno saranno quelli del pubblico impiego.

E racconta di aver fermato il progetto dopo i fatti degli ultimi giorni:

Ovviamente noi, di fronte all’attuale crisi del San Raffaele di Milano, abbiamo sospeso la pubblicazione del bando per la progettazione, in attesa che la situazione si chiarisca. Se il San Raffaele fallisce noi cercheremo un nuovo partner e andremo avanti. Comunque andrà Taranto avrà il suo polo ospedaliero nuovo e sarà una grande opera pubblica. Lo dico ai miei critici in buona fede: le scelte sono tutte opinabili, chi ha responsabilità pubbliche deve ogni giorno assumere decisioni. Spesso si può sbagliare. Don Verzé è un diavolo di prete e non è lui il mio riferimento spirituale né intendo fare affari con lui (anche perché io non faccio affari). STO SOLO tentando di dare una grande chance a una città che ha troppo sofferto. Caro Direttore, approfitto della tua generosa ospitalità per una nota a margine. Da circa 30 mesi rispondo, quasi tutti i giorni, sulle brutte storie della sanità pugliese. Non mi sono mai nascosto dietro a un dito, non ho mai minimizzato la portata della “que – stione morale” anche nel centrosinistra. Ho sempre riconosciuto il mio errore di presunzione (chi lavora con me non può farsi neppure sfiorare da tentazioni diaboliche). Tuttavia, ho anche rivendicato la radicalità e la tempestività con cui ho reagito alle prime avvisaglie delle inchieste. Anzi, ho cercato di fare di più. Ho voluto una legge, l’unica che c’è in Italia, che scolpisce un percorso di formazione e selezione del management sanitario, lo affida a selezionatori indipendenti e di grande autorevolezza scientifica, lo sottrae al negoziato con i partiti. Se Dio vuole, abbiamo sfidato la cattiva politica.

Travaglio replica:
1. Non ho mai pensato, né dunque scritto, che Lei “faccia affari” con chicchessia. Temo però che faccia fare dei pessimi affari alla Regione che Lei presiede. Per esempio, regalando l’intero ciclo dello smaltimento rifiuti al gruppo Marcegaglia, ricambiato con giudizi più che lusinghieri sul quotidiano di Confindustr ia, il Sole 24 Ore. Per esempio, affidando ad Alberto Tedesco, titolare di un mostruoso conflitto d’interessi familiare, la Sanità regionale. E, per esempio, scegliendo a trattativa privata, senza gara, il San Raffaele di don Verzé come partner privato della Regione per costruire e gestire il nuovo mega-ospedale di Taranto. Le mie, dunque, sono critiche politiche, non penali, anche se sconfinano quasi tutte nella questione morale: anzi, meglio, nell’irrisolto problema dei rapporti fra politica e affari.
2. Vedo che Lei accenna a un Suo “errore di presunzione”, ma non nomina mai il senatore Tedesco, suo ex assessore alla Sanità, indagato (con richiesta d’ar resti domiciliari respinta dal Senato) per gravi reati che avrebbe commesso proprio nei due anni di presenza nella Sua prima giunta. Ancora non è chiaro perché Lei l’avesse nominato proprio alla Sanità quando Tedesco – ci ha raccontato lui stesso – Le aveva fatto presente che la sua famiglia possedeva aziende fornitrici della Sanità pugliese. Se è a quel caso che allude quando ammette l’“errore di presunzione”, Le fa onore l’autocritica, ma che c’entra la “p re s u n z i o n e ”? In quel caso Lei ha dato prova di una preoccupante insensibilità ai conflitti d’in – teressi, mettendosene in casa uno di proporzioni gigantesche, perfettamente in linea col suo ex partito (Rifondazione) che se n’è sempre bellamente infischiato del conflitto d’interessi di Berlusconi (e dunque di tutti gli altri). Poi, quando è scattata l’indagine per corruzione, Lei si vanta di aver “reagito con radicalità e tempestività”, caldeggiando e/o accettando le dimissioni dell’assessore inquisito (e ci mancherebbe altro). Ma Le pare normale mettere la volpe a guardia del pollaio e poi cacciarla quando – sai che sorpresa – viene beccata a mangiarsi le galline?
3. Anche sulla decisione di costruire un nuovo ospedale a Taranto, e per giunta di affidarlo al San Raffaele, le mie critiche sono squisitamente politiche, e anche un po’ morali, visti i rapporti di don Verzé prima con Craxi, poi con Berlusconi, e visto lo stato prefallimentare del San Raffaele. E vedo che, un po’ t a rd i va m e n t e , dopo le contestazioni dell’Idv, ora le obiezioni cominciano a muovergliele anche i Suoi alleati del Pd. Anzitutto, se il San Raffaele del Mediterraneo è una struttura pubblica (e, almeno per il finanziamento lo è, visto che la Regione spenderà 200 milioni di cui 60 già versati), s’imponeva una gara internazionale, visto l’importo dell’opera. Lei dice di aver scelto quasi due anni fa l’affidamento privato perché il San Raffaele è molto prestigioso e preferiva “un processo accelerato”: e allora perché del nuovo ospedale non è stata ancora neppure posta la prima pietra?
4. Apprendo che Lei considera don Verzé un “d i avo l o di prete”. L’ha scoperto di recente o lo pensava già l’an – no scorso quando, in piena campagna elettorale per la Sua rielezione a governatore, presentando assieme a Lei il mega-progetto San Raffaele del Mediterraneo, quel diavolo di prete ebbe a definirla pubblicamente dinanzi a molti pugliesi in trasferta a Milano “un uomo di grandissimo valore, di grandissima cultura, in grado di trasmettere idee e calore”, “dotato di un fondo di santità come Berlusconi” e invitò tutti a “eleggerlo ancora presidente della Regione Puglia almeno per altri 5-10 anni”, impegnandosi in caso di mancata elezione a “nominarlo comunque presidente del San Raffaele del Mediterraneo”?
5. L’utilità o meno del nuovo ospedale – ne convengo con Lei – è “opina bile” come ogni scelta politica. Ma continuo a domandarmi come spera, Lei, di ridurre il turismo sanitario dei malati tarantini fuori città o fuori regione sostituendo due vecchi ospedali da 680 posti letto in tutto con uno nuovo da 580 (come risulta a me) o dotato degli “identici posti letto” (come mi scrive Lei). Oltre ai due ospedali tarantini esistenti, il Suo piano prevede di chiuderne altri tre nella provincia di Taranto, 18 in tutto nell’intera regione. Forse la sanità pugliese, una delle più indebitate d’Italia, dovrebbe risparmiare quattrini, rinunciando al faraonico San Raffaele per ammodernare le strutture esistenti e migliorare i servizi: sbaglio o in Puglia il tempo di attesa medio per una mammografia o un esame cardiologico oscilla fra i due e i tre anni? Oltretutto la Sua giunta, presidente Vendola, ha appena alzato l’aliquota dell’addizionale Irpef fino al tetto massimo per coprire il buco sanitario: non era meglio colmarlo con i 200 milioni destinati a don Verzé, invece di tassare un’altra volta i pugliesi?
6. L’unica risposta in prosa della Sua poetica lettera, è l’annuncio di sospensione del bando per la progettazione del nuovo nosocomio alla luce del mega-buco di 1 miliardo di euro che ha portato il San Raffaele sull’orlo del fallimento. Perché – scrive Lei – “se il San Raffaele fallisce, cercheremo un nuovo partner”. Monsieur de Lapalisse, quello che un quarto d’o ra prima di morire era ancora vivo, non avrebbe potuto dire meglio. Il guaio è che lo stato di decozione del San Raffaele non è una scoperta dell’ultim’ora. Forse una gara pubblica avrebbe fatto emergere i buchi neri della fondazione di don Verzé & Berlusconi fin dall’inizio. Tantopiù che gli affari pugliesi del San Raffaele sono racchiusi in una fantomatica società “13 ma ggio”, che associa don Verzé a due imprenditori già finiti sotto inchiesta (quelli della nota cooperativa ciellina La Cascina) e che era presieduta fino a un mese fa da Mario Cal, il braccio destro di quel diavolo di prete, ora prematuramente scomparso perché si è sparato quando la Procura di Milano ha messo il naso nei conti. Ecco, invece di attendere l’eventuale fallimento della Fondazione per cercare un nuovo partner, non sarebbe il caso di fermare le bocce e rimettere tutto il progetto in discussione? Magari un sostenitore come Lei delle primarie potrebbe promuovere un bel referendum tra i pugliesi, per sapere direttamente da loro quale soluzione preferiscono.
7. Taccio sull’incredibile speculazione edilizia che si cela dietro il progetto del nuovo ospedale, con la Fintecna Immobiliare (ministero del Tesoro, Tremonti- Berlusconi) che baratta la variante urbanistica necessaria per costruirlo sulle sue aree in cambio della destinazione a edilizia residenziale, uffici e centri commerciali di terreni riservati a verde, parcheggi, ospedali. Ma pure questo è un problema, non trova?
8. A proposito dell’Ilva di Taranto: il 26 giugno l’Arpa Puglia (controllata dalla Regione) vi ha riscontrato il doppio delle emissioni consentite dalla legge regionale. Il picco è stato registrato a maggio con la presenza di diossine e furani nei fumi delle emissioni del camino del siderurgico, con un valore medio di 0,70 nanogrammi al metro cubo (contro 0,40 consentiti). Dove sarebbe dunque il mirabolante miglioramento ambientale da Lei vantato? È fantascienza o prosa amministrativa? Narrazione, poesia o che altro?
(Giornalettismo)

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