I soloni di Nomisma e le frottole raccontate sull'Ilva
Il Commissario straordinario di Ilva
Gnudi, presidente del potentissimo istituto di ricerca Nomisma, fondato
dall’emiliano Prodi corregionale di Gnudi, e del revisore dei conti di
Nomisma, Galletti, fratello del ministro dell’Ambiente nel Forum
Ambrosetti di Cernobbio ha comunicato, da eccellente conoscitore in
quanto commercialista, che “ Ilva è un impianto EFFICIENTE e quindi
RITENIAMO di poter trovare un acquirente che sia all’altezza“. Ora si
conferma nelle parole di Gnudi e, comune alla gran parte della classe
dirigente italiana l’inconsistenza di quella che, in economia, è
classificata come esternalità negativa. Brutalmente equivale a dire
scarico all’esterno dell’impianto veleni, pur potendoli evitare
investendo su tecnologie che potrebbero ridurne l’impatto conservando
così l’efficienza ottenuta con costi di produzione competitivi, ma
spargendo potenzialità di rischio mortale e patologie su chi con la
produzione non c’entra nulla e ha solo la sventura di trovarsi a vivere
in prossimità ai veleni eruttati.
Sui tempi dell’operazione, che attende
almeno l’attuazione delle prescrizioni dell’Autorizzazione integrata
ambientale (norma UE del 1996….che con regali fatti dai vari Governi
tecnici poi di sinistra e poi di destra), invece, che essere
implementate nel 1999 al massimo nel 2004……ce li troviamo ancora
oggi…addirittura, da finanziare e sulle cui inadempienze NOI TUTTI
CONTRIBUENTI ITALIANI paghiamo le salatissime multe comminate dalla
Corte di Giustizia UE. Inoltre il dottor Gnudi dovrebbe leggere questo
studio del Fondo Monetario Italiano sula competitività del sistema
industriale italiano…prima di fare osservazioni serie sull’efficienza di
Ilva
Sui tempi il dottor Gnudi, Commissario
di Governo…, afferma…. tranquillamente che “ non dipende da noi ma anche
da altri”. Prestito delle Banche? Cassa Depositi e Prestiti? Deroghe UE
sugli aiuti di Stato? Garanzie sottobanco del Governo? Chissà. Per
adesso ha ottenuto il dottor Gnudi un “piccolo” prestito per pagare i
lavoratori e i fornitori….in buona sostanza ha ottenuto soldi, per
comprare tempo. I gruppi interessati, d’italiani ce n’è qualcuno come
Arvedi e Marcegaglia… In verità il Commissario Gnudi si aspetta
l’intervento del Fondo Strategico della Cassa Depositi e Prestiti, che
però a norma di legge può partecipare solo a società che fanno utili…..e
quindi tranne deroghe autorizzate….non se ne fa nulla. Ma vuoi vedere
che Renzi critico della operazione della Cassa Depositi e Prestiti,
quando è entrata in una società pubblica come Ansado Energia qualche
anno fa, diventi all’improvviso “ tollerante in deroga” ? Ma c’è un
altro piccolo problema, che fa a pugni con la drammaticità della
situazione e con i tempi di intervento. I tre ricorsi al Tar dei Riva :
1) contro la nomina di Bondi e di tutti gli atti che ha prodotto; 2)
contro la nomina di Gnudi; 3) contro le prescrizioni all’Aia e al Piano
ambientale. Se uno solo di questi ricorsi è accettato….crolla tutto
inesorabilmente!
Sugli acquirenti italiani ed esteri: 1)
Mercegaglia: indebitamento per 1,251 mld e liquidità per 31 milioni e
margine operativo lordo (MOL) per 241 mln; 2) Arvedi; indebitamento per
735 mln, liquidità per 47 e MOL 151 ; 3) Arcelor Mittal: indebitamento
per 16 mld, ma patrimonio netto per 36 mld: liquidità per 4,5 mld e nel
2013 ha un risultato netto di esercizio NEGATIVO per 1,8 mld di euro; 4)
Duferco Group ; debiti per 2,5 mld !!! Questa vicenda, ma anche
numerosissime altre, DIMOSTRANO che se c’è una emergenza nella giustizia
questa è nella RIFORMA della GIURISDIZIONE AMMINISTRATIVA, sia per
quanto riguarda i TAR ma soprattutto il CONSIGLIO DI STATO. Se si
dovesse spiegare a un osservatore straniero la posizione del Consiglio
di Stato rispetto agli art 100, 104 e 111 della Costituzione si rischia
di essere classificato per matto!!! Altro che emergenza della giustizia
civile! Per scelta ho evitato di fare riferimento alla questione
centrale di questa vicenda che è quella sanitaria e dello scandalo
costituito da una classe dirigente inadeguata rispetto alla gravità dei
problemi rappresentati da un polo industriale cresciuto e sviluppato
all’interno di una Città e di un Paese che ha sempre considerato con
fastidio la questione ambientale ritenendo i suoi costi, un’esternalità
anche quando generavano rischi per la vita. Taranto potrà pensare a un
futuro diverso se solo saprà essere coesa e rigorosa nel difendere i
propri interessi senza attendere interventi di “Papi stranieri” che
possano chiamarsi Governo o Unione Europea. (E. Venosi, Cosmopolismedia)
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