«Ho visto Jindal, è interessato all’Ilva»
Renzi «ufficializza» le trattative col presidente del colosso indiano «Jsw Steel»
TARANTO - «Ho visto un imprenditore interessato a Piombino e a Taranto.
Il rilancio della siderurgia nazionale è fondamentale». Ieri dal palco
della festa nazionale dell’Unità a Bologna, il premier Matteo Renzi non
ne fa esplicitamente il nome ma l’imprenditore che ha incontrato -
sabato mattina in Prefettura a Firenze - è Sajjan Jindal, presidente di
Jsw Steel, multinazionale indiana. In verità, era noto già a metà agosto
- quando Arcelor Mittal, altro gruppo franco indiano in corsa per
l’Ilva, ha formalizzato il suo interesse - che gli impianti siderurgici
di Taranto erano sott’osservazione anche da parte di Jindal.
Poi il commissario dell’Ilva, Piero Gnudi, l’ha confermato alle banche
incontrate nei giorni scorsi a Milano per sbloccare il prestito da 250
milioni all’azienda, e ieri, infine, è arrivata anche la conferma di
Renzi.Mittal da un lato, con Arcelor Mittal, e Jindal dall’altro, con
l’omonimo gruppo, puntano quindi all’Ilva. Ma non sono gli unici
soggetti visto che sempre Gnudi ha detto alle banche, senza però
esplicitare il nome, che c’è un terzo gruppo interessato, che i
sindacati individuano negli arabi di Emirates.
Presto, per ora, per dire chi vincerà la partita, che per il commissario
si chiuderà nei prossimi mesi. Il dato certo è che sia Arcelor Mittal
che Jindal stanno già accedendo ai dati dell’Ilva attraverso una virtual
data room creata appositamente dalla società in modo da farsi un’idea
dell’azienda e quindi attrezzarsi di conseguenza qualora fossero
intenzionati a compiere il passo successivo: l’offerta di acquisto.
Arcelor Mittal, che tra giugno e luglio ha spedito per due volte i suoi
emissari a Taranto, è più avanti nell’esame rispetto a Jindal avendo
cominciato prima ed essendosi impegnata a presentare a fine mese il suo
piano industriale. Eppoi ha sempre e solo puntato sull’Ilva mentre
Jindal, in questo momento, è soprattutto concentrata sull’acquisizione
della Lucchini di Piombino e di qui l’incontro tra lo stesso Jindal e
Renzi a Firenze. Questo però non vuol dire che Jindal non possa essere
della partita.
Particolare significativo è che inizialmente Jindal puntava solo al
laminatoio di Piombino, all’area a freddo, mentre ora sarebbe orientato a
produrre anche acciaio e quindi al ripristino dell’area a caldo. In che
modo? Jindal pensa anche al preridotto di ferro, la tecnologia
alternativa di produzione che Enrico Bondi ed Edo Ronchi, sin quando
sono stati, rispettivamente, commissario e sub commissario dell’Ilva,
avevano cominciato a sperimentare a Taranto. Il preridotto elimina dal
ciclo l’agglomerato di minerali e il coke delle cokerie, e quindi due
passaggi, nella produzione dell’acciaio, molto impattanti sotto il
profilo ambientale. Seppur gradualmente e con una serie di investimenti
diluiti sino al 2020, Bondi e Ronchi pensavano che questa dovesse essere
la prospettiva di Taranto, perché solo così si sarebbe prodotto acciaio
in modo pulito.
Sappiamo come è andata a finire. Claudio Riva, della proprietà Ilva, ha
sparato a zero contro il piano dei commissari, Federacciai ha
amplificato il tutto, il Governo Renzi, col ministro Federica Guidi, ha
ritenuto troppo oneroso il piano Bondi-Ronchi (4 miliardi tra
investimenti industriali e ambientali sino al 2020) sebbene di
preridotto si parli anche nel piano ambientale approvato dallo stesso
Governo, e quindi non se ne è fatto più niente. Ma se ora Jindal lo
rilancia, forse vuol dire che nel mondo ci sono acciaieri che ritengono
che così si possa produrre. (GdM)
Nessun commento:
Posta un commento