giovedì 25 settembre 2014

De porto

Taranto, sit-in dei lavoratori di Tct sotto sede del Municipio

TARANTO – Una cinquantina di lavoratori della 'Taranto container terminal' (Tct), dopo aver trascorso la seconda notte davanti alla sede dell’Autorità portuale, si sono spostati per un sit in sotto la sede del Municipio di Taranto. L'obiettivo è di tenere alta l’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica sulla situazione del porto e le possibili ripercussioni sul piano dell’occupazione a causa dei contenziosi amministrativi che stanno bloccando i lavori di adeguamento delle infrastrutture e dopo la decisione di Evergreen e Hutchinson di escludere Taranto da una delle rotte della Compagnia.
Da due anni e mezzo 530 lavoratori della Tct sono in cassa integrazione a rotazione e temono il disimpegno da parte degli azionisti di maggioranza di Tct, che reclamano il completamento di lavori ritenuti fondamentali, a partire dal dragaggio dei fondali. I lavoratori che protestano davanti al Comune indossano una maglia con la scritta "Il porto di Taranto non deve morire". Ieri sera, al termine di una lunga riunione presieduta dal prefetto Umberto Guidato, a cui hanno partecipato anche il sindaco, il presidente dell’Autorità portuale, i dirigenti della Tct e i sindacati, è stato firmato un verbale con il quale le parti si impegnano a far convocare entro la settimana prossima una riunione interministeriale a Roma, alla presenza del ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi. Sempre ieri il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha inviato una lettera al premier Matteo Renzi per sollecitarlo a convocare una riunione nella capitale sul futuro del porto di Taranto. (GdM)

Porto di Taranto, l’appello di Stefàno al Governo

I ritardi burocratici ed i continui ricorsi amministrativi rischiano davvero di uccidere il porto di Taranto, relegandolo a poco più di uno scalo merci, mentre il capoluogo jonico ed il suo terminal hanno tutte le potenzialità per poter essere davvero uno dei poli internodali di scambio merci via mare più importanti dell’intero Mar Mediterraneo.
Se a questo ci si aggiunge la situazione dei 570 lavoratori del terminal, attualmente in cassa integrazione e che rischiano seriamente di vedere compromessa la propria situazione lavorativa a causa dei ritardi nei lavori (la cassa integrazione scadrà tra pochi mesi, ma i lavori sono ben lungi dall’essere conclusi), il quadro è molto preoccupante.
“Il governo prenda a cuore le sorti del porto di Taranto e dei 570 lavoratori di Taranto Container Terminal. Si renda effettivo l’accordo del 2012 perchè ci sono in gioco l’ammodernamento dello scalo, il mantenimento del porto jonico nelle rotte e il futuro lavorativo dei dipendenti”. Lo chiede il senatore pugliese Dario Stefàno in una interpellanza al Presidente del Consiglio dei Ministri ed ai ministri dei Trasporti e del Lavoro.
L’accordo, come si legge nell’interpellanza, è quello per lo Sviluppo dei Traffici Containerizzati nel Porto di Taranto e il superamento dello stato d’emergenza socio economico ambientale siglato il 26 aprile 2012, che individuava gli interventi, le azioni necessarie ed i tempi per il rilancio dello scalo jonico. Purtroppo una serie di ricorsi alla giustizia amministrativa ha portato ad un ritardo nella messa in opera dei lavori di adeguamento della banchina del terminal container di Taranto.
“Gli ultimi avvenimenti – sottolinea Stefàno – con la Taranto Container Terminal che ha annunciato uno stop operativo della movimentazione dei container per via dei lavori, l’eliminazione dello scalo jonico dalle  rotte oceaniche della compagnia Evergreen, e contestualmente lo sciopero dei lavoratori in cassa integrazione preoccupati per il loro futuro, impongono un’accelerazione.
La Presidenza del Consiglio convochi tempestivamente un tavolo con tutte le parti al fine dare seguito ad un progetto di fondamentale importanza per la continuità dell’operatività dello scalo jonico, mentre al Ministro dei Trasporti chiedo di  agire per non vanificare l’individuazione del porto di Taranto quale Zona Franca”.
“Senza dimenticare – conclude Stefàno – i  570 addetti di TCT : si consideri la opportunità di prorogare la cassa integrazione, la cui scadenza è prevista per maggio 2015, mese in cui i lavori al terminal non saranno completati”. (Pugliain)


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