Taranto divisa su Tempa Rossa
Le ultime autorizzazioni per costruire a Taranto, nella raffineria Eni, la base logistica di Tempa Rossa, il giacimento della Basilicata da 50mila barili di petrolio e 230mila metri cubi di gas naturale al giorno (investimento a regime di 1,6 miliardi di euro privati) sono arrivate tra giugno e luglio. Prima l'autorizzazione sismica della Provincia di Taranto per gli impianti cosiddetti "ancillari", poi quella del ministero dell'Ambiente che esclude la Via per il piano di scavo di 300mila metri cubi nell'area destinata ad ospitare i due serbatoi di stoccaggio da 180mila metri cubi, raccomandando però un piano di monitoraggio ambientale prima, durante e dopo i lavori da concordare con l'Arpa Puglia. Adesso, per il via libera al cantiere, manca il sì del Comune di Taranto relativamente agli aspetti urbanistici, edilizi e concessori. Ma il Comune, in sintonia col movimento ambientalista, sbarra la strada al progetto e ribadisce proprio in questi giorni il no già espresso nel 2012 in quanto teme un aumento delle emissioni fuggitive e incidenti in mare a seguito dell'arrivo delle petroliere (90 in più in anno). «Taranto non può ricevere altri danni ambientali» dice il sindaco Ezio Stefàno. «Taranto non può essere la città dei no» protesta Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto, che dell'investimento ha fatto uno dei motivi alla base del corteo di protesta del 1° agosto scorso che ha visto sfilare 2mila persone tra imprenditori locali e loro dipendenti. «No irrazionali e immotivati allontanano lavoro e opportunità per le imprese» aggiunge Cesareo.Il numero che accende le polemiche è 12% perchè questa, per gli ambientalisti, sarebbe la percentuale di incremento dell'inquinamento. «Ma non è così - dice la joint Total, Shell e Mitsui che gestisce Tempa Rossa mentre Eni è solo partner logistico -. Il progetto approvato dal ministero dell'Ambiente prevede che il saldo delle emissioni della raffineria in seguito agli interventi sarà uguale a zero: nessun incremento in confronto ad oggi. La cifra del 12 per cento non corrisponde all'evoluta realtà tecnica prevista. Come approvato in sede ministeriale - puntualizza la joint -, l'incremento delle emissioni complessive di composti organici volatili è in realtà pari al 4,8 per cento delle emissioni degli stessi composti stimate nell'attuale configurazione della raffineria. È stato quindi predisposto un piano di interventi gestionali e tecnologici in grado di conseguire la totale compensazione del limitato incremento emissivo dovuto all'adeguamento della logistica della raffineria di Taranto. Pertanto con Tempa Rossa - afferma la joint - il quadro emissivo complessivo della raffineria non subirà variazioni. E Taranto farà solo stoccaggio e nessuna lavorazione o trasformazione del greggio».
Altra obiezione sollevata dal fronte del no è la modesta ricaduta occupazionale dell'investimento, su Taranto stimato in 300 milioni di euro. «Per i posti di lavoro - afferma la joint - prevediamo che il cantiere impiegherà circa 50 imprese tra lavori civili, meccanici ed elettrici, soggetti il cui numero potrà subire delle oscillazioni in fase di realizzazione dell'opera. In fase di costruzione, il progetto Tempa Rossa contribuirà alla creazione di 300 posti di lavoro a Taranto e fornirà una risposta immediata e concreta ai bisogni occupazionali che affliggono la realtà locale. Ottenute le ultime autorizzazioni, l'opera sarebbe già realmente cantierabile. La durata della costruzione dei nuovi impianti - si afferma - è stimata in circa 24 mesi». (Palmiotti - Sole 24h)
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