venerdì 29 agosto 2014

E poi sono gli ambientalisti a fermare tutto!

Porto Taranto, Authority annulla atti su terminal e riassegna i lavori alla banchina

L'Autorità portuale di Taranto riassegna i lavori per l'ammodernamento della banchina del molo polisettoriale che dal 2001 ospita Taranto container terminal (Tct), società che fa capo ad Hutchinson ed Evergreen. È il primo degli interventi infrastrutturali messi in cantiere per il terminal. L'importo a base d'asta era di 61,758 milioni di euro, su un pacchetto complessivo che ne vale circa 200, e l'aggiudicazione avvenne a novembre scorso per 46,834 milioni col criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.
Adesso l'Authority, presieduta da Sergio Prete, ha annullato in autotutela gli atti che l'avevano portata ad assegnare l'opera ad un raggruppamento di imprese formato da Cantieri Costruzioni Cemento, Salvatore Matarrese ed Icotekne riassegnandola al raggruppamento classificatosi secondo in graduatoria e formato da Consorzio stabile Grandi Lavori, Ottomano e Favellato. Deliberato, inoltre, l'affidamento allo stesso raggruppamento della progettazione esecutiva in modo che si possa partire al più presto con le prime attività. E già nella prossima settimana, si apprende dall'Authority, gli esponenti delle nuove imprese avranno incontro per decidere come procedere.
"Abbiamo annullato gli atti in autotutela e concluso il procedimento avviato. A luglio - spiega il presidente Prete - sono stati acquisiti una serie di documenti da cui si evince che il raggruppamento inizialmente vincitore non è più in possesso dei requisiti previsti dalla procedura". Il riferimento è alla regolarità contributiva che, per l'Autorità portuale, sarebbe venuta meno.
È da sottolineare che proprio su quest'intervento relativo al terminal container si è consumata, e non si è ancora conclusa, un'aspra battaglia legale tra Tar di Lecce e Consiglio di Stato. Il raggruppamento secondo in graduatoria, una volta vistosi escluso dall'aggiudicazione, ha fatto ricorso al Tar che ha concesso la sospensiva. La contestazione sollevata verteva sul fatto che il gruppo vincitore aveva presentato al committente una soluzione progettuale ritenuta non in linea con la richiesta. Ai primi di aprile, però, lo stesso Tar, pronunciandosi nel merito, ha stabilito che Cantieri Costruzioni Cemento, Salvatore Matarrese ed Icoteckne non avevano alterato nulla e che migliorie tecniche sono comunque previste dalla normativa. La vicenda sembrava chiusa lì, con i cantieri pronti a partire dopo una stasi di alcuni mesi, tenuto conto che l'Authority, una volta assegnati i lavori a novembre, disse che ne prevedeva l'avvio per i primi di febbraio. Invece il verdetto del Tar portó una tregua solo di pochi giorni. Il 7 aprile scorso, infatti, si seppe che il raggruppamento uscito sconfitto al Tar si era subito rivolto al Consiglio di Stato con un appello. Di qui nuova sospensiva, nuovo allontanamento della data di avvio dei cantieri, e udienza di merito fissata dal Consiglio di Stato per il 28 ottobre prossimo.
Questo malgrado le sollecitazioni rivolte al Governo dalla stessa Autorità portuale, dai sindacati confederali e dal Comune di Taranto perchè il pronunciamento in appello avvenisse in tempi più solleciti considerata l'importanza dell'intervento e le sue ricadute sull'intero scalo. Nel frattempo, l'Authority ha portato avanti il monitoraggio del caso ed è giunta alla conclusione che coloro che avevano vinto la gara d'appalto nei mesi precedenti, adesso non hanno più i requisiti. Da rilevare, specifica l'Authority, che a novembre è stata fatta la cosiddetta aggiudicazione definitiva, non quella efficace. E adesso che accadrà? "Noi abbiamo preso le nostre decisioni e speriamo che la questione si sblocchi - dice Prete -. Certo, non è da escludere che adesso sia il gruppo primo in graduatoria a intraprendere una nuova battaglia legale".
Va intanto avanti l'esame delle offerte delle imprese che si sono candidate al bando dell'Authority, lanciato in primavera, per il dragaggio dello specchio di mare antistante la banchina del terminal. Si tratta del secondo, rilevante intervento del pacchetto Evergreen. Settanta milioni circa l'importo dell'opera, finalizzata a portare i fondali ad una profondità di 16,50 metri e consentire così l'attracco a Taranto delle portacontainer di ultima generazione. L'istruttoria delle offerte dovrebbe concludersi a settembre.
All'ammodernamento complessivo del terminal, la società Tct subordina la sua permanenza nel porto di Taranto in quanto ne fa una questione di efficienza operativa e di competitività rispetto agli altri scali. Tutto il pacchetto di interventi è regolamentato da un accordo che ha coinvolto diversi ministeri con l'obiettivo di aumentare i traffici portuali. L'accordo è dell'estate 2012, è stato poi ripreso nella legge 171 dell'ottobre 2012 (bonifica e rilancio dell'area di Taranto) e i lavori, stando all'iniziale ruolino di marcia, si sarebbero dovuti concludere a fine 2014. Ritardi vari hanno fatto però saltare questa data e adesso la conclusione delle opere, almeno le più importanti, è per dicembre 2015. Un aggiornamento che ha portato Tct a prevedere la prosecuzione della cassa integrazione a rotazione per circa 550 addetti. (Sole24h)

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