Inquinamento e Ilva «Allarme su emissioni? Sono farneticazioni»
«Sono farneticazioni». La scienza, o meglio la struttura scientifica, contraddice l'ambientalismo. E si ripropone la guerra di numeri e di interpretazioni tra l'Arpa Puglia e l'associazione Peacelink, che nei giorni scorsi ha fornito uno studio autonomo ed aggiornato sui livelli di Ipa. Il direttore generale dell'Agenzia regionale di protezione ambientale, Giorgio Assennato, interpellato dalla Gazzetta, risponde con fastidio alle «elucubrazioni - dice - di Marescotti». Non vuole scendere nel dettaglio delle argomentazioni tecniche ma bolla come «propaganda» la versione degli ecologisti.Professore, ritiene attendibili questi dati che attribuiscono all'Ilva il 99,4% delle emissioni Ipa? «Non voglio nemmeno commentarli. Mi rifiuto di farlo perchè non attengono ad osservazioni scientifiche ma al mondo della propaganda. Eventualmente l'Arpa farà delle osservazioni strutturate con il centro regionale di qualità dell'aria. Francamente non ci sto al gioco al massacro fatto di propaganda e cattiva informazione successiva. L'Arpa dimostrerà abbondantemente il vuoto culturale che sta dietro le osservazioni di Marescotti».
Dal punto di vista tecnico ritiene di fare delle osservazioni? «Non c'è nulla di tecnico perchè Marescotti è un professore di liceo, faccia il suo mestiere. Lui può dire quello che vuole, capisce di avere le sponde mediatiche che amplificano le sue farneticazioni. Considero umiliante dal punto di vista professionale rispondere al professor Marescotti» .
È giusto, però, interpellare “l'altra campana...”. «Non c'è un'altra campana. C'è un organo tecnico che ha una sua struttura, un suo direttore, e poi c'è un'organizzazione ambientalista che fa del terrorismo psicologico il suo strumento di penetrazione. Lui usa le sue campane, noi abbiamo le nostre trombe».
La prima domanda che rivolge Marescotti è: perché quello studio dell’Ipa che tanto rumore aveva fatto nel 2010 non è stato aggiornato? «Ma di quale studio si tratta? Noi facciamo rapporti continui sugli Ipa e il benzo( a)pirene a Taranto. Ma di cosa stiamo parlando, mi scusi? Stiamo scherzando? Noi siamo un organo tecnico scientifico che opera ogni giorno per controllare, monitorare e informare. Non siamo uno strumento demagogico di disinformazione di massa».
Pur diminuendo gli Ipa per la riduzione degli impianti dell’Ilva, il quantitativo di 3500 kg l’anno è considerato sempre elevato. A Genova, dice Marescotti, fu tra le conseguenze della richiesta di trasferimento dell’area a caldo. «Ma questo è un delirio. La chiusura dell'area a caldo di Genova fu imposta dalla magistratura e sciaguratamente l'Ilva aveva Taranto su cui contare».
Il raffronto che pone l’associazione ambientalista sui livelli di Ipa tra il 2010 e il 2014 riguarda il rione Tamburi, ma lo studio di quattro anni fa si riferiva alla centralina di via Machiavelli e quello attuale alla rilevazione in via Orsini. Il paragone è possibile? «Noi abbiamo due centraline per la qualità dell'aria in via Archimede e in via Machiavelli, che sono quelle storiche. Poi, dopo, come è noto siamo riusciti a obbligare l'Ilva a fare di più rispetto a quello che faceva a Cornigliano con centraline di controllo dentro il perimentro. Lì loro hanno aggiunto, secondo me erroneamente, quella di via Orsini su cui noi abbiamo fatto approfondimenti di tipo scientifico anche con il supporto dell'Università di Bari. C'è una situazione diversa rispetto a via Archimede e via Machiavelli verosimilmente per la presenza di sorgenti locali come il traffico. Noi stiamo continuando a fare approfondimenti. Quella di via Orsini non è una centralina di qualità dell'aria per i Tamburi, ma fa parte della rete Ilva per il controllo dell'impatto. Dal punto di vista degli indicatori di qualità dell'aria che noi utilizziamo per il benzo(a)pirene e comunque dai dati che abbiamo in via Machiavelli il livello è bassimissimo, uguale a quello riscontrato nel resto della città. Questa è una situazione temporanea e va garantito ai cittadini che rimanga negli anni e non raggiunga livelli peggiori». (GdM)
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