venerdì 1 agosto 2014

La "desertificazione industriale"... poveri inetti mantenuti di Stato!

ANSA




Imprenditori e lavoratori dell’indotto di Ilva, Eni e Cementir si sono ritrovati questa mattina davanti al piazzale del porto mercantile, aderendo all’iniziativa di Confindustria Taranto, per una manifestazione che intende richiamare l’attenzione sull’emergenza che investe il sistema economico e produttivo della città.

GLI SLOGAN - Gli operai, in tuta da lavoro, hanno mostrato i cartelli con le scritte: «Indotto Ilva risorse esaurite», «No alla desertificazione industriale», «Oggi manifestiamo domani chiudiamo», «Una città che non produce è una città che muore», «No alla città dei no», «Tempa rossa + lavoro + sviluppo per il porto». I mezzi pesanti e leggeri si sono concentrati nel piazzale antistante l’ingresso C dello stabilimento Ilva per poi snodarsi lungo la statale 7 sino ad arrivare al punto di stazionamento del porto. I lavoratori dell’indotto del siderurgico hanno raggiunto la «portineria imprese» e poi sono stati condotti in autobus al punto del raduno. Gli imprenditori, i dipendenti dell’indotto Eni e dell’Arsenale e gli altri partecipanti si sono presentati direttamente davanti all’entrata del porto mercantile per unirsi agli altri manifestanti. La manifestazione, chiamata «Industria ultima fermata», prevede un corteo verso la sede della prefettura, dove una delegazione consegnerà al prefetto, Umberto Guidato, un manifesto indirizzato al governo. Tra le problematiche evidenziate dal presidente di Confindustria taranto, Enzo Cesareo, ci sono la crisi dell’Ilva, che si ripercuote sulle imprese dell’indotto e dell’appalto per i ritardi nei pagamenti; il mancato sviluppo del porto e il rischio di chiusura e ridimensionamento degli stabilimenti Eni e Cementir.
La contestazioneLa contestazione

LA PROTESTA - Un gruppo di cittadini ha inscenato una protesta durante il corteo organizzato da Confindustria Taranto contro la desertificazione industriale. In piazza Fontana è avvenuto uno scontro verbale tra manifestanti e contestatori che hanno urlato «Taranto libera. Assassini. I nostri figli muoiono come i vostri figli, è una guerra tra poveri» Gli industriali e gli operai hanno continuato a marciare al grido «Lavoro, lavoro» I due gruppi erano divisi da un cordone di polizia e carabinieri. L’assembramento più significativo di contestatori si è registrato sul ponte di pietra, dove alcuni attivisti si sono sdraiati per terra. Il corteo è stato bloccato per qualche minuto con uno scambio di slogan tra i lavoratori e i cittadini. Alcuni ambientalisti hanno gridato ‘Taranto libera, noi vogliamo viverè e poi hanno invocato il nome di Lorenzo Zaratta, il bimbo di 5 anni morto due giorni fa per un tumore al cervello. Inevitabili anche i disagi per il traffico veicolare. Il questore, Enzo Mangini, nella serata di ieri ha emesso un’ordinanza con la quale ha vietato, per motivi di ordine pubblico, la contromanifestazione annunciata dal Comitato Cittadini e lavoratori liberi e pensantì di cui fanno parte numerosi operai dell’Ilva e contestatori che il 2 agosto del 2012 bloccarono, in piazza della Vittoria, il comizio dei leader sindacali Camusso, Bonanni e Angeletti, pochi giorni dopo il sequestro degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva.

L’INCONTRO IN PREFETTURA - Una delegazione di imprenditori e operai che hanno partecipato alla manifestazione organizzata da Confindustria Taranto per dire no alla desertificazione industriale è stata ricevuta dal prefetto Umberto Guidato, a cui è stato consegnato un documento da portare all’attenzione del governo. Dinanzi al palazzo del governo il presidente di Confindustria Taranto, Enzo Cesareo, ha preso il megafono e ringraziato quanti hanno aderito alla manifestazione. Per gli organizzatori erano tra i duemila e i tremila, intorno al migliaio secondo la Questura. Successivamente c’è stato l’incontro con il prefetto. «Egregio presidente - è scritto nel manifesto indirizzato al premier Matteo Renzi - nel momento in cui le scriviamo saremo già scesi in piazza, per la prima volta nella nostra storia, ma manifestare contro i rischi di una desertificazione industriale che si fa sempre più invisibile e incombente, a lottare per la salvaguardia delle nostre aziende, a invocare il rilancio degli investimenti e quindi dei progetti che riguardano il territorio di Taranto e della sua provincia». (CdM)

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