mercoledì 23 febbraio 2011

AIA Ilva, gli scheletri nell'armadio secondo Legambiente

Legambiente presenta al ministero dell’Ambiente le sue osservazioni sull’Aia per l’ILVA

Il parere del ministero è un grave passo indietro

“Il Parere del ministero dell’Ambiente è un grave passo indietro. Ma è frutto del lavoro della Commissione Ippc o della Commissione Ilva?”. È questo è il commento sarcastico di Legambiente che stamattina ha partecipato a Roma alla Conferenza dei Servizi per il rilascio dell’AIA all’ILVA di Taranto, presentando le proprie “Osservazioni” sul ”Parere Istruttorio Conclusivo della domanda di AIA presentata da ILVA Spa – Stabilimento di Taranto”, redatto dalla Commissione IPPC, illustrate da Leo Corvace del direttivo del circolo tarantino.
“Il Parere della Commissione - dichiarano Lunetta Franco, presidente del circolo di Taranto, e Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia - è nettamente peggiorativo rispetto a quello precedente dell’ottobre 2009, presentato e poi ritirato in seguito alle osservazioni dell’ILVA, degli Enti Locali, dell’ARPA e delle associazioni ambientaliste. In esso vengono accolte molte delle richieste formulate da ILVA e quasi nessuna delle nostre. In qualche caso la Commissione Ippc riesce ad essere più realista del Re”.
Solo per fare un esempio per le emissioni di polveri dai vecchi camini degli altoforni che l’ILVA dichiara variabili da un minimo di 17,7 mg/m3 a 30,3 mg/m3, mentre il limite consentito nel Parere è di 40 mg/m3. Lo stesso vale per le emissioni di polveri dai nuovi camini degli altoforni per i quali l’ILVA dichiara un valore atteso di 10 mg/m3, mentre nel Parere il limite consentito è di 20 mg/m3 (15 mg il limite previsto nel precedente Parere, peraltro già superiore al valore atteso di ILVA).
Per Legambiente non è accettabile che la Commissione Ippc rilevi, senza nulla controbattere, dichiarazioni contraddittorie da parte della stessa ILVA per esempio in merito alle emissioni di IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) che sono stimate in 1 tonnellata per anno nella documentazione presentata e in 25 tonnellate nelle dichiarazioni al registro europeo INES.
È intollerabile anche che un atto importante come l’AIA che ha valore di “legge” per gli autorizzati contenga prescrizioni di assoluta indeterminatezza sia relativamente ai processi produttivi, sia alle conseguenti emissioni, la cui valutazione viene spesso lasciata all’ILVA stessa. Non è accettabile che per molte delle emissioni inquinanti si continui a parlare di diminuzioni in termini percentuali senza dire da quale valore assoluto si parte e a quale si intende arrivare.
La preoccupazione aumenta considerando che l’ILVA nelle sue Osservazioni al Parere Istruttorio Conclusivo, presentate lo scorso 4 febbraio, chiede ulteriori alleggerimenti delle prescrizioni ed è lecito temere, visti i precedenti, che le sue richieste trovino accoglienza.
“In Conferenza di Servizi - dichiara Stefano Ciafani, responsabile scientifico nazionale di Legambiente - abbiamo chiesto con forza che vengano accolte in tempi brevissimi le nostre osservazioni su alcuni dei processi produttivi più critici dell’impianto siderurgico e sull’indispensabile riduzione delle emissioni inquinanti che deve essere tangibile, misurabile e controllabile da Enti terzi come l’ARPA e l’ISPRA. La mancanza dell’Autorizzazione Integrata Ambientale, un atto che avrebbe dovuto essere compiuto nell’ ottobre 2007, sta di fatto consentendo all’ILVA di continuare ad operare senza quegli interventi indispensabili per abbattere in maniera significativa l’enorme carico inquinante che l’impianto siderurgico riversa sulla città di Taranto e sui suoi cittadini con inevitabili conseguenze sulla salute. E questo non è più davvero tollerabile”

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