venerdì 2 marzo 2012

Ilva e WWF a Taranto

COMUNICATO STAMPA
SEMPRE ALTA L’ATTENZIONE SULL’ILVA DI TARANTO


La grande industria a Taranto ha un impatto rilevante sulla salute umana e sull’ambiente. L’inquinamento industriale ha influito negativamente sull’agricoltura, sull’allevamento di bestiame, sull’ittiocoltura e sull’economia della città. L’anno scorso migliaia di capi di bestiame furono abbattuti perché intossicati dalle diossine, per non parlare delle tonnellate di cozze distrutte per lo stesso motivo.

ANCORA UN INCIDENTE
Martedì 26 Febbraio un nostro attivista ha segnalato un enorme incendio all’Ilva di Taranto, percependo la gravità della situazione dall’enorme nube di fumo che si alzava, visibile da tutta la città ed oltre. Il forte vento di tramontana ha portato i fumi sull’abitato, provocando malori e disturbi respiratori, verificabili dagli accessi al pronto soccorso. Le dichiarazioni dell’Ilva parlano di non pericolosità dell’incendio in termini di tossicità del materiale bruciato in quanto il trasformatore incendiato era a olio vegetale. Premesso che le centraline di rilevamento di Pcb (in realtà si tratta di IPA, n.d.R.), come riportato da i giornali, hanno registrato un notevole aumento di policlorobifenili nell’area industriale, è lecito chiedere più trasparenza e soprattutto informazioni più dettagliate e meno vaghe sull’incidente accorso. Questo indipendentemente dalle sostanze incendiatesi. Sottolineiamo che l’evento è un chiaro avvertimento della pericolosità insita in tali strutture industriali obsolete e con un grande impatto ambientale. Taranto è un sito ad elevato rischio ambientale e pertanto i cittadini hanno il diritto di essere avvertiti di eventuali pericoli. Chissà se esiste un piano di emergenza in caso di incidente rilevante, crediamo che sia il caso che gli organi compenti (come la protezione civile e la prefettura) debbano affrontare con urgenza le criticità derivanti dallo sprigionamento di una nube nera come quella sprigionata due giorni fa.

IL RICORSO DEL WWF
Il WWF Italia ha depositato nelle settimane scorse un ricorso avverso l’autorizzazione integrata ambientale (A.I.A.) rilasciata dal Ministero dell’Ambiente a favore dell’Ilva di Taranto.
Atto dovuto non solo per rispondere alle doglianze presentate dalla società del Gruppo Riva a fine 2011 (che richiede un’ulteriore riduzione delle già esigue prescrizioni contenute nell’A.I.A.), ma anche per contestare la competenza e il merito dello stesso provvedimento ministeriale.
Nel pieno rispetto dei principi di precauzione, integrazione ambientale e dell’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, la nostra associazione ha richiesto, infatti, un concreto abbattimento delle emissioni prodotte dalle cokerie tarantine, un campionamento continuo e “a monte” della produzione di diossina, nonché ulteriori, più incisive, prescrizioni a tutela della salubrità ambientale della città di Taranto e della regione tutta.
All’insufficienza delle attuali prescrizioni, il WWF Italia ha inoltre rilevato l’ambiguità di un provvedimento emanato direttamente dal Ministro (all’epoca dei fatti l’On. Prestigiacomo) sulla scorta di un parere elaborato da tecnici nominati dal Ministro stesso. Un preoccupante paradosso legislativo che mina non solo la coerenza dell’A.I.A. rilasciata all’Ilva ma la trasparenza di tutte le scelte ministeriali in materia di ambiente.
“Il nostro auspicio è quindi quello che queste eccezioni processuali possano non solo scaturire in prescrizioni in grado di rispondere alle già acclarate problematiche ambientali, - ha dichiarato il Presidente del WWF Puglia avv. Antonio de Feo - ma anche richiamare l’attenzione ad una maggiore oggettività e coerenza dei procedimenti amministrativi che interessano l’ambiente in senso lato, i nostri ambienti di vita e quindi la nostra salute”.

L’IMPEGNO DEL WWF TARANTO
Il WWF Taranto segue la vicenda nel 2008, apportando un supporto fondamentale alla formazione di accordi trasversali con altre realtà del territorio. Un riconoscimento di questo impegno è stato l’invito della Regione Puglia al tavolo di discussione della Legge Regionale per contenere le emissioni di benzo (A) pirene, occasione in cui è stato consegnato un documento importante per il proseguo dell’iter legislativo.

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Alcune precisazioni sull'incidente da Peacelink:

Il trasformatore non conteneva PCB (vietato) ma conteneva liquido dielettrico (olio naftenico paraffinico) che sulla base dei dati Minambiente (http://www.dsa.minambiente.it/SITODESC/Show.aspx?Id=887) risulta associato alle seguenti FRASI DI RISCHIO:

Codice Descrizione
R45 Può provocare il cancro.
R46 Può provocare alterazioni genetiche ereditarie.
R65 Nocivo: può causare danni ai polmoni in caso di ingestione.

Si sono disperse 38 tonnellate di questo olio, in parte bruciate e in parte finite nella fogna, forse sono già arrivate in mare.

Ecco come l'Ilva ha comunicato questo incidente:
"Incendio sottostazione elettrica Tubificio ERW
Non si registrano conseguenze agli operatori
Questa pomeriggio, intorno alle ore 15:00 circa, è avvenuto nell’Area Tubificio ERW dello Stabilimento Ilva di Taranto, in una sottostazione di traformazione elettrica, un incidente che ha generato un incendio prontamente gestito dall’intervento dei Vigili del Fuoco di Stabilimento.

Da una prima ricostruzione dei fatti la messa in funzione di un nuovo trasformatore elettrico determinava un’anomalia impiantistica innescando un'incendio che si limitava al solo trasformatore. Si precisa che il trasformatore era di nuova concezione ad olio minerale senza presenza di PCB. L’intervento tempestivo degli operatori addetti all’emergenza presenti, con la successiva collaborazione dei Vigili del Fuoco di Stabilimento, riportava la situazione alla normalità. Non si registrano conseguenze al personale presente, ne si segnalano particolari situazioni di pericolo. La produzione dello stabilimento non è stata interessata dall'accaduto. Nei prossimi giorni l'Ilva insieme ai sindacati e alle autorità preposte valuterà le effettive dinamiche dell'incidente e le relative cause."
http://www.ilvataranto.com/comunicatostampa/200/Incendio_sottostazione_elettrica_Tubificio_ERW

Scrive che il trasformatore "era di nuova concezione ad olio minerale senza presenza di PCB".
Ma ha taciuto che ci fossero sostanze cancerogene e mutagene nel fluido dielettrico.

Qui il comunicato ANSA con l'informazione di PeaceLink:
"INCENDIO A ILVA TARANTO; PEACELINK AD ARPA,OLIO CANCEROGENO?
(ANSA) - TARANTO, 1 MAR - L'associazione ambientalista Peacelink ha inviato al direttore generale dell'Arpa Puglia, Giorgio Assennato, una richiesta di informazioni sul liquido contenuto nel trasformatore che martedì scorso ha preso fuoco all'Ilva di Taranto, e in particolare se sia cancerogeno e mutageno e se quanto è finito nella rete fognaria possa avere effetti cancerogeni e mutageni.
Nella lettera Peacelink chiede inoltre se ammonti effettivamente a 38 tonnellate la quantità di olio minerale del trasformatore incendiatosi e quanta parte sia andata dispersa nell'ambiente, se sia olio naftenico e paraffinico e se sia stato analizzato dall'Arpa. In particolare, poi, Peacelink chiede se "nella scheda di sicurezza del liquido che i lavoratori hanno diritto di consultare - in base alle normative vigenti sulla sicurezza - appaiano le frasi 'può provocare il cancro' e 'può provocare alterazioni genetiche ereditarie'". Infine l'associazione chiede all'Arpa se l'Ilva abbia rispettato la norma relativa alla 'valutazione dei rischì e se nel documento di valutazione dei rischi dell'Ilva ci sia l'informazione ai lavoratori sulla possibilità che quell'olio possa provocare il cancro. Peacelink sottolinea che le richieste non intendono generale allarme nè vogliono essere critiche all'operato dell'Arpa, ma sono ispirate dal 'principio di precauzione. (ANSA)."
http://lists.peacelink.it/news/2012/03/msg00001.html

Concludendo: è finito in ambiente linquido contenente sostanze MUTAGENE e CANCEROGENE e nessuno sta facendo probabilmente nulla (perché non lo sa) per fermare questo olio che sfocia in mare dalla fogna. Chiediamo che Arpa e Asl facciano una comunicazione ad Aqp.

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