Export di Puglia, Ilva protagonista
L'impresa della famiglia Riva detiene il primato nel 2011: i dati di 10 anni di esportazioni nel lavoro di Federico Pirro e del centro studi di Confindustria. Ma gli industriali chiedono alla Regione burocrazia zero
Dieci anni di export pugliese, dal 2001 al 2011, passati al setaccio da Federico Pirro, ordinario di Storia dell’industria presso l’Ateneo di Bari in collaborazione con il centro studi di Confindustria Puglia mettono in luce la validità dei prodotti pugliesi, che nel 2011 hanno registrato un tasso di crescita nell’export del 17,9%, ottenendo così il primato tra le regioni italiane con più di otto miliardi di euro in scambi commerciali. Nel primo trimestre del 2012 secondo i dati Istat il segno positivo registra un incremento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2011 ed è la provincia di Taranto a guidare la classifica con il 34,2% dei prodotti esportati. A farla da padrone è l’acciaio dell’Ilva e poi i prodotti farmaceutici, l’agroalimentare, l’industria estrattiva e la componentistica per le auto e per la trazione meccanica. La provincia di Bari registra un segno meno. Sotto di 8 punti percentuali nel 2011, “Perché ancora risente della crisi del tessile-calzaturiero – spiega Pirro – che dal 33% dell’export del 2001 è passato al 12% del 2011 ma è comunque in ripresa, visto che nel 2011 ha raggiunto i 684 milioni di euro di scambi rispetto ai 611 del 2010”.
L’Ilva nel 2011 ha venduto acciaio e derivati per 1,348 miliardi di euro all'estero: la segue la Merck Serono, industria farmaceutica che con il suo miliardo e 100 milioni di euro in esportazioni tiene viva la provincia di Bari, ponendola quinta in Italia per export di settore mentre i prodotti agroalimentari su base regionale hanno ottenuto nel 2011 una prestazione pari a 693 milioni di euro in prodotto esportato. “Fra il 2001 e il 2011 le esportazioni pugliesi hanno registrato un più 30,85% rispetto al 37,67% della media nazionale – ha sottolineato Pirro – e non ci sono solo le grandi aziende ma ben 5184 operatori dell’esportazione (dato Istat 2012 ndr)”. Vince il prodotto Puglia, secondo Giancarlo Quaranta, direttore del centro studi di Confindustria regionale “e le esportazioni hanno garantito la sopravvivenza delle aziende a fronte di un calo della domanda interna e hanno permesso alle aziende di mantenere i livelli occupazionali. Ma ora abbiamo bisogno di regole certe per il settore industriale”.
Che è quello denominato “bollino blu della burocrazia 0” auspicato da Angelo Bozzetto, presidente di Confindustria Puglia: “Chi programma investimenti ha bisogno di tempi certi – ha ricordato Bozzetto – e il legislatore, in questo caso la Regione Puglia, è chiamata ad assicurarli. C’è ad esempio molta confusione sul tema delle energie rinnovabili, in Puglia siamo arrivati al quinto conto energia, modificare continuamente le normative è un problema. Abbiamo avuto due anni fa la legge sulla semplificazione del posizionamento degli elettrodotti, prima ci volevamo 19 pareri . Il rispetto della legge è necessario, ma la certezza delle regole ancor di più”. A Taranto, come ha ricordato Federico Pirro, un’azienda statunitense di plastiche biodegradabili, la Cereplast, vorrebbe insediarsi nell’ex stabilimento della Sural, ma è in corso un’istanza di fallimento che potrebbe far allontanare l’investitore straniero, che vorrebbe semplicemente utilizzare un manufatto sulla strada per Massafra. “Ci sono delle multinazionali che quasi ci chiedono la raccomandazione – spiega Michele Vinci, presidente di Confidustria Bari e Bat – per insediarsi da noi; la creazione dell’Asi alla zona industriale doveva servire per semplificare le cose e invece si è aggiunto un anello alla catena della burocrazia, anche per fare una variante ad un capannone”. Un no deciso quindi alle lungaggini e alle carte bollate che impediscono all’economia pugliese di essere vincente nei mercati interni: una richiesta alla Regione di snellire la burocrazia che corrode l’impresa. (Gobari)
Nessun commento:
Posta un commento