mercoledì 20 giugno 2012

L'euforia del progresso, questa puttana luccicante!

Quanti ne abbiamo visti o letti nella storia di questo fazzoletto di mondo di proclami e di feste. Ogni volta era il Progresso, sua maestà la regina delle prostitute del capitalismo, che veniva a baciarci e a farci fare un balzo nell'avvenire.
Abbiamo sempre dato tutto per lei, terra, mare, dignità, libertà.
Sta appena cominciando l'agonia della grande industria che porterà lo strascico di lutti e devastazioni ed ecco che già il sindaco, il presidente della provincia, prefetti, politici, sindacati, assessori, ministri sono pronti con il frac a righe, le bretelle e la camicia inamidata sul molo più lungo del porto di Taranto a stappare sciampagni costosissimi per festeggiare!
Intanto i dirigenti delle multinazionali scendono dalle loro grandi navi e vanno verso di loro come fecero gli uomini di Colombo con gli indios: grandi sorrisi e perline di vetro da regalare (i fucili ben nascosti dietro la schiena).
Cosa si festeggia?
Quello che per noi poveri terroni ignoranti e arretrati è presentato come ricchezza e progresso ma che per altre realtà e la quotidianità della lotta contro i giganti: sono i fondali arati e scavati per far passare mostri immensi carichi di ogni bene di consumo e di ogni scarico, che sia per pulire i motori o le stive, per muovere le navi, o che sia il malaugurato incidente che statisticamente segna ciclicamente la storia di giornate fatte di movimenti di centinaia di colossi del mare.
Ora avremo tutto, en plein!
  • l'acciaieria più grande d'europa
  • la raffineria più performante d'italia
  • l'hub portuale più trafficato del mediterraneo
  • la base navale più moderna e nucleare.
Come si fa a rendere tutto questo compatibile con quelle formichine inutili che si chiamano tarantini e con la loro terra ridicolizzata?
Ma è elementare watson!
E' come far salire i famosi quattro elefanti nella cinquecento: due davanti e due dietro!!!

Una volta ci si faceva il segno della croce... Ma noi la Chiesa della Croce, quella che guarda il porto, la stiamo facendo pure crollare! 

Ecco un po' di "rischi da porto"...








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Porto di Taranto ecco 260 milioni

Appena qualche mese fa erano diverse le voci che dal fronte politico e sindacale sollecitavano la revoca della concessione del molo polisettoriale a Taranto container terminal. «Non hanno mantenuto i patti, quel milione di container promesso non s’è visto, e adesso spostano le navi al Pireo e licenziano il personale»: ecco, quindi, la richiesta di revoca che via via si faceva più pressante nei confronti dell’Autorità portuale. E invece oggi a Roma il porto di Taranto centra un altro risultato e aggiunge un nuovo tassello all’operazione rilancio. A mezzogiorno, nella sala polifunzionale della presidenza del Consiglio, si firma infatti un accordo generale che da un lato avvia una serie di opere a Taranto e dall’altro prefigura, da qui a due anni da parte di Tct, un movimento di 700 mila container che, dopo un altro anno, dovranno diventare un milione. L’accordo ha una dote finanziaria di circa 260 milioni: un centinaio verranno da Tct, che fa capo ai colossi del traffico Hutchinson ed Evergreen, e 160 dalla parte pubblica fra Stato e Autorità portuale che ne metterà circa 90. Nel dettaglio, la società pubblica Sogesid effettuerà i dragaggi nella zona di mare antistante il molo polisettoriale e la relativa bonifica, l’Autorità portuale consoliderà la banchina dello stesso molo in modo che i fondali possano avere una profondità maggiore, compresa fra 16,50 e 15 metri, mentre Taranto container terminal sottoporrà a manutenzione le sue attrezzature e soprattutto installerà le nuove gru capaci di lavorare sulle navi da 14mila container, quelle di ultima generazione. In più, l’Autorità portuale darà a Tct altri 500 metri di banchina del molo polisettoriale nel giro di un anno, ammodernerà questo tratto oggi occupato da altre società, realizzerà la diga foranea a protezione dello stesso molo, mentre Tct, oltre a far decollare il traffico, ricorrerà alla cassa integrazione straordinaria per 2 anni per 500 addetti anzichè, come aveva paventato, licenziarne 160 con la mobilità. L’accordo che oggi a Roma firmano i ministri delle Infrastrutture, della Coesione territoriale e dell’Ambiente, insieme a Tct, Authority, Regione, Provincia e Comune di Taranto, è all’interno di un percorso che prima ha visto prima Sergio Prete, presidente dell’Autorità portuale di Taranto, diventare anche commissario per l’accelerazione di un altro gruppo di interventi, poi sbloccare le opere della piastra logistica per 219 milioni di euro. E in mezzo gli accordi che il porto di Taranto ha stretto negli ultimi tempi con Rotterdam, che vuole farne il primo scalo in Italia, e con Shangai. Parla di «giornata storica» Guglielmo Minervini, assessore regionale ai Trasporti, per il quale «Taranto diverrà il porto più infrastrutturato d’Italia. I servizi logistici e la piastra logistica consentiranno infatti di aprire i container, lavorare le merci e quindi generare nuova economia e soprattutto nuova e qualificata occupazione». E Mario Ciaccia, vice ministro delle Infrastrutture, aggiunge: «Quello che stiamo mettendo in cantiere permetterà il rilancio del porto di Taranto, che da qualche mese è tornato tra gli scali strategici dei corridoi europei». Domenico Palmiotti (GdM)

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