Bonelli analizza le acque davanti all'Ilva
"Porterò i campioni al ministro Clini"
Dopo i video shock dell'attivista di fronte agli scarichi del colosso siderurgico, il leader dei Verdi preleva altro materiale: "Non può esistere il diritto a inquinare". I dati della relazione chiesta all'Arpa sulle concentrazioni di inquinanti nelle acque davanti allo stabilimento siderurgico cariche di idrocarburi, metalli pesanti e Pcb
Bonelli analizza le acque davanti all'Ilva "Porterò i campioni al ministro Clini" Bonelli durante le operazioni di campionamento
"Consegnerò la boccetta con il materiale prelevato davanti agli scarichi Ilva al ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, affinché si renda conto dell'emergenza che vive Taranto". Il presidente dei Verdi Angelo Bonelli, come annunciato, ha prelevato alcuni campioni nel tratto di mare antistante agli scarichi dell'Ilva dove verranno fatti carotaggi nei fondali che - secondo il leader dei Verdi - "sono saturi di oli, solventi, petrolio ed inquinanti vari: un vero disastro ambientale". Il consigliere comunale, già candidato sindaco, è voluto tronare sul luogo dove nei giorni scorsi sono stati girati i video denuncia da parte dell'attivista Fabio Matacchiera; filmati già all'attenzione della procura e consegnati alla Digos.
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"Il tratto di mare di fronte agli scarichi del polo siderurgico - ha aggiunto Bonelli - risulta estremamente inquinato, come ha reso evidente l'azione di Matacchiera. L'Ilva dice che lo stato dei sedimenti marini davanti agli scarichi sono noti? Interessante questa affermazione. Siccome è inquinato allora dobbiamo accettare che ci sia il diritto naturale a morire per l'ambiente marino. Sono francamente affermazioni incredibili e anche vergognose". "Non c'è nessun diritto - ha aggiunto - a inquinare il mare di Taranto, che è il mare di tutti
gli italiani. Le istituzioni devono intervenire perché questo silenzio sta provocando una situazione di disastro ambientale e sanitario che non ha precedenti nel nostro paese e forse in Europa".
LA VICENDA
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VIDEO 2 - Il filmato consegnato alla Digos
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VIDEO 1 - Il fondale nero come la pece
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Idrocarburi, metalli pesanti e Pcb. Sembra esserci un po' di tutto sul fondale di Mar Grande, nello specchio d’acqua al centro della violenta polemica. E a certificare la criticità di quella zona ad ovest di punta Rondinella, dove si affacciano i canali di scarico dell’Ilva, non sono solo le immagini delle chiazze nerastre indubbiamente di impatto circolate nei giorni scorsi. Lo certifica anche Arpa Puglia. Il direttore di Arpa, l'agenzia regionale per l'Ambiente, Giorgio Assennato, dopo la diffusione del primo video, ha chiesto chiarimenti alla direzione scientifica. Gli è stato assicurato che l’intera zona, che rientra nel Sin (sito di interesse nazionale) Taranto, è stata al centro di una massiccia attività di caratterizzazione. E i risultati di quella campionatura sono giunti sulla scrivania del professor Assennato, sottoscritti dal direttore scientifico Massimo Blonda e dal dirigente Nicola Ungano. Proprio quegli esiti hanno spinto il professor Assennato a battezzare la zona come "sito superinquinato". "I sedimenti caratterizzati in quest’area - si legge nel documento - hanno evidenziato più di una criticità, risultando contaminati da rilevanti concentrazioni di IPA (rappresentati da alti valori di benzo-a-pirene) e Idrocarburi (pesanti e totali), soprattutto tra il Molo V ed il primo scarico Ilva e nella parte interna della Darsena Polisettoriale. Anche i metalli pesanti quali Mercurio, Rame ed Arsenico, nonché Piombo, Cadmio e Zinco hanno sovente superato i valori di intervento e quelli tabellari. La contaminazione è anche attribuibile a composti organici quali Pcb, pesticidi organo clorurati e composti organostannici”.
Nella stessa relazione si sottolinea che la capillare attività di screening, tra il 2008 e il 2011, ha riguardato anche i mitili trovati sul fondale, nei quali sono stati riscontrati sforamenti dei livelli di benzoapirene. E si ribadisce che "l’intera area in questione è preclusa alla pesca, a qualsiasi attività di raccolta o allevamento e che tutta la zona è inibita alla balneazione. Le criticità ambientali di questo settore marino costiero - si spiega - sono comunque note agli organi competenti e questa agenzia le ha sempre evidenziate". Sui filmati di Matacchiera, poi, si esprimono riserve sulla campionatura della poltiglia nerastra. "Tale tipo di sedimento - è scritto - è riscontrabile anche in ambienti acquatici non sottoposti a pressioni antropiche, e pertanto non può essere considerato indicatore di contaminazione massiccia da idrocarburi o altro, riscontrabile solo a seguito di accurate analisi chimiche. Da ultimo si ritiene superfluo procedere ad una nuova campagna di rilievi: "Ulteriori controlli - si chiosa - non aggiungerebbero nulla a quanto già noto".
Le immagini hanno sollevato un gran clamore, tanto da spingere l'Ilva a minacciare azioni legali contro Matacchiera e giornalisti prima, e a diffondere un comunicato poi. Su Youtube e facebook sono finite sequenze davvero sconcertanti con campioni neri come la pece e grosse chiazze perlomeno sospette. Il Gruppo Riva aveva diffuso una nota in cui, appunto, ribadiva che "tale condizione sia ben nota da tempo a tutta la comunità scientifica e alle Autorità locali e nazionali, e trova origine nei primi decenni di attività delle realtà industriali insediate nel territorio e già nel passato è stata oggetto di specifici studi condotti in particolare dal Cnr, Istituto Talassografico 'Cerruti' di Taranto. Non a caso l'area è stata inserita nella perimetrazione del Sin (Sito di interesse nazionale)". Le precisazioni che Bonelli bolla come "incredibili e anche vergognose". Il gruppo, però, sottolinea anche come "dal suo insediamento nello stabilimento di Taranto ha avviato un approfondito esame di tutti i sistemi di depurazione delle acque reflue che ha portato ad un investimento di circa 110 milioni di euro per la realizzazione di nuovi impianti e l’ammodernamento tecnologico e al potenziamento di quelli esistenti. Questi investimenti hanno consentito di ottenere notevoli riduzioni delle concentrazioni degli inquinanti". (Repubblica Bari)
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