sabato 14 gennaio 2012

Stefàno: sgomberiamo i Tamburi per non disturbare l'Ilva

Taranto, un futuro da incubo Nel pomeriggio di ieri, durante la trasmissione “Baobab – L’albero delle notizie” di Rai-Radio Uno, intorno alle 16.40, si è parlato anche di Taranto e dell’emergenza sanitaria della città dei Due Mari e del popoloso rione dei Tamburi. Alla trasmissione sono intervenuti Giancarlo Oliani, giornalista de “La Gazzetta di Mantova” e scrittore, ed il sindaco Ippazio Stefàno. La parte dedicata a Taranto è durata una decina di minuti: prima è stato intervistato Oliani che nell’edizione del 4 gennaio de “La Gazzetta di Mantova” ha pubblicato un articolo sui bambini dei Tamburi, dopo essere stato a Taranto per la presentazione del suo ultimo libro “Alla ricerca della memoria perduta”, dedicato proprio ai bambini e al loro diritto di sognare e soprattutto di avere un domani. E a tal proposito, non è un caso che per affrontare tale argomento si sia partiti dalla famosa ordinanza del sindaco Stefàno, che nel luglio del 2010 vietò ai bambini del rione Tamburi di giocare in alcune aree verdi che erano risultate contaminate da berillio. Ciò detto, restiamo perplessi di fronte al fatto che Rai-Radio Uno, per parlare della realtà di Taranto, abbia scelto di intervistare uno scrittore di Mantova, che ha conosciuto la nostra realtà solo di passaggio in un incontro fugace, seppur emozionante con i bambini del rione Tamburi. Forse, per far conoscere agli italiani la nostra realtà, sarebbe stato meglio dar voce a chi questa realtà la vive quotidianamente. Certamente però, non dimentichiamo che la Provincia di Mantova mesi addietro, proprio in occasione dell’incontro tra lo scrittore e i bambini dei Tamburi, donò, quaderni, penne, colori ed altro materiale, per mantenere viva la memoria conservando tutti i ricordi, belli o brutti che siano. Come potete aver intuito però, la parte più interessante della trasmissione radiofonica, è stata quando la parola è passata al sindaco Stefàno. Il quale, partendo dalla famosa tesi di laurea del 1970 sull'aumento dei tumori a Taranto dovuto all'inquinamento industriale, in perfetto stile “vendoliano”, ha “rivendicato” i presunti successi ottenuti in quattro anni e mezzo di governo, “dopo quarant'anni in cui non si è fatto nulla”. D’altronde, come avviene ogni qual volta non è presente alcun contraddittorio (strano che anche un’azienda come la Rai quando affronta argomenti di tale importanza, così come avviene per le grandi testate nazionali o quando a parlare è il presidente Vendola o l’Ilva stessa, tocchi livelli così alti di superficialità) si ha gioco facile nell’andare a ruota libera e nell’esser creduti sulla parola. E così, per il nostro Sindaco è un gioco da ragazzi poter vantare come successi dell’attuale amministrazione, il fatto di aver “iniziato a occuparci di ambiente per una forte spinta dei cittadini: non c'è persona a Taranto che non conosca cos'è la diossina, il PM 10 e il benzo(a)pirerene”. Il che, forse, può anche esser vero, ma se ciò è stato possibile, non è certamente per merito delle istituzioni presenti sul territorio, visto che a tutt’oggi il Comune manca ancora di un tecnico ambientale e si avvale di una Commissione Ambiente da sempre in balìa dei tecnici delle grandi industrie presenti sul territorio. Così come è sin troppo facile riempire l’etere con affermazioni di giubilo su “un’azione congiunta di Regione, Provincia e Comune, grazie alla quale per la prima volta abbiamo avuto delle leggi in materia ambientale facendole rispettare”. Non può quindi mancare la citazione dell’anno sui “grandi benefici” che ha portato la legge regionale sulla diossina: “Siamo passati da 15 nanogrammi a 0,2, la metà dello 0,4, che è il meglio richiesto in Europa”, ovviamente omettendo di informare la Rai e gli italiani all’ascolto che quei dati si riferiscono a quattro campagne di rilevamento dell’Arpa Puglia che coprono appena 12 giorni in un anno. Poi un piccolo scivolone: “Il PM10 è anche questo sotto controllo”. Cosa non vera, visto che ai Tamburi si è andati oltre i 35 giorni di sforamento previsti dalla legge. Poi, un accenno al problema del benzo(a)pirene: “Rimane nel quartiere Tamburi il problema del benzopirene (che sino ai rilevamenti dell’Arpa sino a novembre era oltre il limite di 1 nngr/m3 previsto dalla legge). Io ho fatto un'ordinanza per riportare il benzo(a)pirene a livelli normali ma il Governo ha fatto un decreto (il 155 dell’agosto 2010) procrastinando il rispetto di questo livello ed io ho perso al Tar di Lecce”. Infine, la grande chiusura, in cui il primo cittadino prima afferma convinto che “noi ora non inquiniamo più: però per 40 anni abbiamo inquinato, altri naturalmente (si è corretto)”, spacciando per vero un qualcosa che non ha alcun riscontro pratico nella realtà né alcun valore scientifico. Poi annuncia i prossimi obiettivi: “Ora dobbiamo avviare le bonifiche”, come peraltro enunciato già da Vendola, senza però chiarire da dove dovranno provenire i soldi per avviarle. Infine, la perla: “Stiamo lavorando per spostare le scuole, le residenze e le persone che abitano nella vicinanza della grande industria”. Dunque, sarebbe questo il “grande” programma politico del futuro ideato dal duo Vendola-Stefàno? Spostare migliaia di persone dal rione Tamburi in altre zone della città (vedi piano Salinella e Sircom sulle aree edificabili presso il Parco Cimino e la zona Auchan che in tutto produrrebbero oltre 6.000 alloggi popolari), regalando altre zone della città alla grande industria: sarebbe questa l’idea di bonifica del territorio di cui parlano i nostri prodi? D’altronde, con lo spostamento degli allevamenti dei mitilicoltori dal 1° seno del Mar Piccolo in Mar Grande (le cui aree non si capisce bene se siano state ancora individuate o meno…) e con il passaggio di proprietà della banchina Torpediniere (situata sempre nel Mar Piccolo) dalla Marina Militare a Comune e Autorità Portuale, il progetto della Taranto del domani ideato da Stefàno e Vendola, con la cancellazione definitiva di gran parte della sua storia, avrebbe una sua logica. Da brividi. Taranto 14 gennaio 2012 Gianmario Leone g.leone@tarantooggi.it

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