Incidente all’Eni o all’Ilva?
Così scatta la protezione. In distribuzione vademecum
Eni ed Ilva, ecco come comportarsi in caso di emergenza. In questi giorni il Comune di Taranto distribuirà ad alcune decine di famiglie di zona Croce e dei Tamburi una brochure realizzata dal professor Mario Moiraghi. Una sorta di vademecum illustrato su cosa fare nel caso in cui, facendo i debiti scongiuri, all’interno dei due stabilimenti industriali si verificassero incendi, esplosioni o si formassero nubi tossiche. Per questi due stabilimenti, appunto Eni ed Ilva, è stato redatto un unico Piano di emergenza esterno tenuto conto della vicinanza dei loro impianti.
Per «incidente rilevante», è opportuno chiarirlo, si intende un incidente che può causare danni all’esterno dello stabilimento. Nel piano si legge che «gli effetti di un evento incidentale ricadono sul territorio con una gravità di norma decrescente in relazione alla distanza dal punto di innesco dell’evento in questione». In pratica, più si è distanti, meno rischi si corrono.
Nel materiale che la Gazzetta ha potuto visionare vengono delimitate tre zone definite «a rischio». In particolare, dalle cartografie a disposizione, emerge che le tre «zone di rischio» sono così delimitate: «la zona di attenzione è delimitata a nord dalla viabilità di collegamento tra via per Statte e la strada statale 7 (Appia); ad ovest dall’area compresa tra zona Pino Solitario e zona Bellavista; ad est dalla via per Statte; a sud dalla zona San Brunone (cimitero) e Rondò Croce; la zona di danno è delimitata ad ovest dalla zona Pino Solitario ad est dalla strada statale 7 e a sud da Punta Rondinella; la zona di sicuro impatto si trova all’interno dello stabilimento». Con l’espressione «zona di sicuro impatto» ci si riferisce ad u n’area interna agli stabilimenti in cui «c’è un’elevata probabilità di letalità».
Il Piano di emergenza esterno prevede due livelli di allerta così distinti: livello di preallarme e di allarme. Con il primo livello «si realizza quando l’incidente, pur al momento sotto controllo grazie ad un costante e continuo monitoraggio da parte delle autorità, per la sua natura o per particolari condizioni ambientali e meteorologiche, possa far temere un aggravamento o possa essere avvertito dalla maggior parte della popolazione». Il livello di allarme, invece, si configura «quando l’incidente in corso potrebbe coinvolgere le aree esterne allo stabilimento. La dichiarazione dello stato di allarme è comunicata alla popolazione».
Ma, in caso di allarme, la gente come verrebbe informata? La brochure che sarà distribuita dal Comune di Taranto spiega che ci saranno dei messaggi diffusi dalle Forze dell’ordine con altoparlanti o, eventualmente, con interventi porta a porta, nonché, per quanto possibile, con comunicati sulle emittenti locali radiotelevisive. Questo avviso informa la popolazione che l’incidente verificatosi all’interno dello stabilimento sta coinvolgendo zone con presenza di persone. L’avviso indica alle persone presenti nelle aree quali comportamenti dovranno adottare (rifugio al chiuso e come extrema ratio l’evacuazione) e le precauzioni per autoproteggersi, per prevenire e limitare i danni derivanti dall’incidente.
Infine, l’ipotesi più clamorosa: l’evacuazione. «Nel caso possa prevedersi un’evoluzione verso condizioni di maggiore criticità o possa prevedersi una lunga persistenza di sostanze tossiche, il Piano di emergenza esterno prevede l’ipotesi di evacuazione. L’evacuazione della popolazione è l’estrema risorsa - si legge - in caso di emergenza poiché la migliore difesa si trova all’interno di un edificio o di uno spazio chiuso. Nel caso in cui debba procedersi all’evacuazione, questa avverrà in modo coordinato ed assistito». Il Piano, in questo caso, ha individuato tre «centri di raccolta e di attesa della popolazione». Sono: piazzale Democrate; l’area adiacente all’hotel ristorante al Faro ed uno in zona Bellavista. Fabio Venere(GdM)
Il documento a firma di Moiraghi, un esperto nella gestione dei rischi ambientali
Ma chi è l’estensore della campagna informativa del Comune di Taranto? È Mario Moiraghi. Nato a Milano nel 1942, si dedica alla realizzazione di testi storici e scientifici, allo studio di eventi sociali di rilievo e alla progettazione di piani operativi per la gestione di situazioni di rischio ambientale e di emergenza. Possiede una formazione culturale certamente eclettica, che, partendo da una base classica e letteraria, si è sviluppata nei titoli di Ingegneria al Politecnico di Milano e di Economia aziendale alla Bocconi, in associazione con corsi di specializzazione di vario genere in materia ambientale, economica, amministrativa e sociale. In campo linguistico, in aggiunta a quattro lingue moderne, al greco antico e al latino, Moiraghi ha compiuto studi sulle calligrafie medievali, sulle lingue del bacino mesopotamico e sull’egiziano geroglifico.
Ha operato in settori industriali privati, nel campo del controllo ambientale, come coordinatore di progetto presso società multinazionali europee e americane. E‘ stato dirigente pubblico nell’ambito di un’amministrazione regionale, ricoprendo anche incarichi di livello nazionale. Docente universitario per circa un decennio, nel settore del governo delle situazioni di emergenza e della protezione civile Moiraghi ha insegnato in varie scuole di perfezionamento post laurea in diverse sedi italiane. Ha poi diretto riviste scientifiche e pubblicato numerosi articoli tecnici e storici per riviste italiane e di lingua inglese. Realizza infine conferenze nei campi di competenza ed ha organizzato importanti convegni culturali. [f.ven.]
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