martedì 1 luglio 2008

Tanto per ricordarlo: Taranto non è solo un "caso" locale!


Questa città è da tempo l'emblema del rapporto impossibile tra urbanizzazione e industria in una periferia culturale degradata e abbandonata.
Il fatalismo locale trova il suo contraltare nella ricca messe di studi su "cosa non bisogna fare in una città" che dappertutto in Italia e nel mondo ci prendono ad esempio/scempio.

Uno di questi, poco noto in una città dove leggere un libro pare brutto persino in biblioteca, è una ricerca condotta dal dott. Claudio Gariazzo e colleghi dell'ISPESL – Dipartimento Insediamenti Produttivi e Interazione con l’Ambiente – Via Fontana Candida, 1– 00040, Monteporzio Catone (Roma) – Tel. 06.94181525, Fax. 0694181527, e-mail: cgariazzo@tiscali.it.
Il dott. Gariazzo, con Filippo P., Riccardi C., Incoronato F., Sallusti F., Cecinato A., Pomata D., Spicaglia S., ha realizzato uno studio sull'inquinamento atmosferico a Taranto, presentandolo prima a Toronto in Canada, al convegno internazionale Dioxin 2005 tenuto presso l'ISPAC 20, il 21-26 agosto 2005, con un intervento dal titolo: Atmospheric pollutants in Taranto, one of the most industrialized cities in south Italy.
In seguito il lavoro è confluito in un corposo volume, ad uso degli ambienti scientifici, mai pubblicizzato dalle nostre parti, dal titolo: Analisi modellistica dell'inquinamento atmosferico di origine industriale e antropica nell'area di Taranto, edito da Texmat nel 2006, ISBN. 8888748148, € 22,50.

Nell'attesa di poter sfogliare e sapere anche noi cosa ha trovato il dott. Gariazzo, tra le righe della Relazione sullo stato delle conoscenze in tema di ambiente e salute nelle aree ad alto rischio in Italia del CNR si legge: "Oltre alle criticità ambientali tipiche di ogni agglomerato urbano legate principalmente al settore dei trasporti, nella Regione Puglia sono presenti grandi insediamenti industriali e di produzione di energia, concentrati nelle aree di Brindisi e Taranto, entrambe riconosciute come aree a rischio ambientale dall’OMS. Interventi su cicli industriali al fine di migliorare lo stato dell'ambiente possono avere importanti risvolti da un punto occupazionale. Può quindi diventare fondamentale poter avere degli strumenti tecnico-scientifici che valutino l'evoluzione spazio/temporale che subiscono gli inquinanti immessi in atmosfera, discriminino le fonti inquinanti (traffico/ industria/ etc) e che siano di supporto a decisioni da parte degli enti locali su piani di risanamento ambientale, variazioni di cicli produttivi, dislocazione e installazione di nuovi impianti, chiusura di vecchi impianti etc.. "

E ancora: "L’Istituto per l’Ambiente Marino e Costiero, IAMC ha realizzato con le diverse unità operative attività su diversi SIN. La U.O.D. dell’IAMC di Napoli a Bagnoli ha realizzato attività di caratterizzazione sedimentologica, geotecnica e chimica dei sedimenti presenti nell’area marina antistante il vecchio sito industriale. La U.O.D. dell’IAMC di Taranto ha fatto a Taranto indagini sul mare nell’area antistante il polo industriale, indagini di caratterizzazione, monitoraggio degli scarichi e “Attività sperimentali per la valutazione della speciazione del mercurio in ambiente marino costiero”; inoltre è stato realizzato un progetto per lo “Studio del recupero e valorizzazione paesaggistica delle sponde del bacino del Mar Piccolo”, diversi studi sulle specie di pesci presenti nell’area, e un lavoro di tipizzazione ecotossicologica dei fondali marini."

Altrettanti studi su mortalità, morbilità e ambiente sono in corso a Bari e a Pisa

Quando sapremo, dagli Enti e/o dai mezzi di comunicazione, cosa bolle in pentola nelle Università italiane e internazionali sul "caso Taranto".
Ma soprattutto quando ci renderemo conto di essere delle cavie da studio e ritroveremo la dignità di far valere i nostri diritti ad una città ed un ambiente salubre?
Saremo mai in grado, con una classe politica che non ascolta i suoi elettori e soggiace agli interessi delle multinazionali, di uscire dal vetrino da microscopio nel quale il mondo ci scruta contando i nostri malati e i nostri morti e scommettendo sulla nostra "speranza di vita"?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Andrebbe aperta a Taranto e in provincia una "Scuola dell'ambiente" con corsi trimestrali sulle diverse questioni che riguardano la nostra realtà. Sarebbe una scuola di politica applicata dove si formerebbero cittadini più consapevoli e da dove forse per indignazione potrebbe venire fuori qualche politico vero.