martedì 9 dicembre 2014

Tempi stretti

Ilva, Renzi: "Soluzione in una settimana". Guidi: "Intervento pubblico a tempo, no nazionalizzazione"

"In una settimana Terni, Piombino, rientro capitali, autoriciclaggio, nomina di Guerra, approvazione della legge delega, Ilva. Anche questo è Job Act". Matteo Renzi su Twitter annuncia la soluzione alla questione del siderurgico tarantino, mentre il ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, vede il commissario straordinario Piero Gnudi per approfondire gli schemi di intervento possibili per salvare l’Ilva. Entro giovedì è previsto un nuovo vertice a Palazzo Chigi al quale con ogni probabilità parteciperà ancora il premier Renzi e il suo nuovo consigliere strategico Andrea Guerra, ex Ad di Luxottica.
"Il modello che ho in mente è assai distante da una nazionalizzazione, no allo schema Italsider", spiega Guidi. Per l'Ilva di Taranto il governo sta valutando un possibile intervento "temporaneo" per poi arrivare a una cessione a private o ad una quotazione in borsa con il fondo strategico che potrebbe essere il veicolo adatto per questa fase.
La bozza di decreto, il settimo per il gruppo siderurgico, sarebbe già sulla scrivania del presidente del Consiglio. L'idea è quella di "un intervento pubblico simile a quello fatto in altri Paesi europei - spiega ancora Guidi - un passaggio temporaneo, che tenga conto del valore strategico dell'azienda, e soprattutto il fatto che si trascina dietro una serie di problemi che hanno bisogno di tempo per essere risolti". "In un'ottica di accompagnamento temporaneo insieme ad investitori privati - aggiunge - il Fondo strategico di Cdp potrebbe essere il veicolo adatto". In una fase successiva - anticipa Guidi - lo Stato potrebbe uscire dal capitale con "meccanismi" che "sono quelli di sempre: cessione ai privati o anche quotazione in borsa". Ma sull'offerta di Arcelor-Mittal insieme al gruppo Marcegaglia "ci sono incontri e trattative in corso proprio in queste ore. Per questo dico che l'intervento pubblico è solo una possibilità, potrebbe alla fine anche non essere necessario".
 L’ipotesi alla quale hanno lavorato tecnici e consiglieri legali dell’attuale gestione commissariale dell’Ilva e del premier viaggia in direzione di un intervento pubblico temporaneo per rialzare le sorti dell’Ilva, che a Taranto ha lo stabilimento più grande d’Europa, e poi rimetterla sul mercato a condizioni migliori, evitando così di svenderla. Con la svolta voluta da Renzi sembra dunque per ora accantonata l’ipotesi della vendita immediata. Resta comunque sul tavolo l’offerta non vincolante del colosso Arcelor-Mittal, che ha posto dei paletti difficili da accettare, sia su costi e tempi dei lavori di adeguamento previsti dall’Aia, sia sul tetto di produzione massima annua, fissato dall’autorizzazione integrata ambientale a 8 milioni di tonnellate ma che i tecnici della multinazionale vorrebbero portare fino a 9,3 milioni. L’attuale gestione conta di chiudere il 2014 a 6,3 milioni di tonnellate, rispetto ai 5,7 milioni del 2013.
Il nuovo assetto su cui stanno lavorando i tecnici di Renzi  - si sta studiando un decreto ad hoc per ammettere il siderurgico all’amministrazione straordinaria, modificando la legge Marzano sulla salvaguardia dei grandi gruppi, come già si fece per Parmalat e Alitalia - rappresenta un cambio di rotta radicale dopo un anno e mezzo di commissariamento trascorso prima con Bondi a lavorare su un piano industriale basato su tecniche di produzione innovative e poi con Gnudi a disegnare nuovi assetti societari con l’ingresso di soci forti per trovare le risorse finanziarie necessarie per rispettare l’Aia, l’autorizzazione rilasciata dal ministero per l’Ambiente nel 2012 che impone allo stabilimento lavori di adeguamento degli impianti dal costo di almeno 1,8 miliardi di euro. Nella nuova rotta impostata da Renzi entra in gioco anche Andrea Guerra, che ha accettato di fare gratuitamente da consigliere al premier. Potrebbe essere lui il nuovo commissario straordinario per traghettare l’Ilva verso la svolta, con poteri maggiori rispetto ai suoi predecessori e un quadro normativo completamente diverso rispetto all’attuale. Già nel gruppo di lavoro di Gnudi, a dirla tutta, c’era chi da tempo si era accorto che la situazione finanziaria e amministrativa dell’Ilva era drammatica, con perdite fisse ogni mese e il rischio concreto di dover portare i libri contabili in tribunale. Se il governo dovesse confermare la volontà di affidare l'Ilva a una gestione pubblica per un periodo limitato, c'è anche l'ipotesi - come spiega Guidi - di ricorrere a Fintecna, la società pubblica trasferita dal ministero per l’Economia alla Cassa depositi e prestiti.

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