mercoledì 9 maggio 2012
Il pollo di Trilussa...
Gli operai con Stefàno per salvare la fabbrica
La benedizione della Fiom sull'esito del primo turno. Landini:«Con l'Ilva troveremo un'ecocompatibilità»
Stefàno andrà al ballottaggio con CitoStefàno andrà al ballottaggio con Cito
TARANTO - E’ stata la morte, ma resta ancora la vita. Alla fine, a Taranto, nell’urna ha vinto la Grande Fabbrica. L’Ilva e tutto il comparto industriale sul quale si è polarizzato lo scontro elettorale hanno fatto la differenza. Gli ottomila operai scesi in strada alla fine di marzo per difendere il posto di lavoro, non il "padrone" - gente delle cokerie, degli altiforni, tute verdi e beige e rosse assieme a quelle blu - hanno inciso sul voto. E’ il male necessario con il quale convivere, la fabbrica. E la chiusura, in cambio del lavoro di bonifica delle aree compromesse - così come suggeriva il fronte ambientalista - non è stata giudicata una sufficiente garanzia di sopravvivenza per gli operai, con lo spettro di Bagnoli ad appena qualche centinaio di chilometri di distanza. Non è un caso, allora, che a 24 ore dal risultato elettorale la Fiom - con il segretario nazionale, Maurizio Landini e i vertici regionali - ha deciso di far tappa a Taranto. Un tempismo perfetto: nessuna interferenza nelle giornate del voto ma, all’indomani della consultazione, il sindacato arriva a dire la sua. L’occasione formale è stata il rinnovo dei quadri sindacali che sta toccando tutta la Penisola, ha spiegato lo stesso Landini, pronto a rimettere linfa vitale nell’organizzazione di categoria dei metalmeccanici (per Taranto la proposta è quella di Donato Stefanelli). «Inutile negare che l’elettorato tarantino - ha spiegato il segretario generale della Cgil di Taranto, Luigi D’Isabella - nell’urna ha dato una risposta soprattutto al problema dell’Ilva. E l’ha fatto in una maniera ragionata, dando soltanto il giusto spazio a quel fronte ambientalista che voleva chiudere la fabbrica in tutto o in parte. E’ nostro interesse che le emissioni siano controllate e solleciteremo il Governo ad intraprendere la strada delle bonifiche. E’ stato proprio Monti a ricordarci che questa fabbrica è importante per l’Italia, non solo per Taranto».
Gli fa eco Rosario Rappa da poco eletto segretario regionale della Fiom Sicilia: «Uno dei quartieri che ha votato di più per il sindaco uscente Stefàno è stato proprio il rione Tamburi, quello a ridosso dello stabilimento». Come a dire: fa più paura la fame che le polveri. Trentamila mila posti di lavoro (12.500 solo all’Ilva più 4.000 di indotto e la restante parte fra Cementir e l’intero comparto), tanto conta il settore industriale a Taranto. E se si aggiunge la vicina aeronautica a Grottaglie si capisce su cosa, per la gran parte, si basi l’economia della città. «L’Ilva è la più grande fabbrica dell’acciaio in Europa - spiega Landini - e, naturalmente, la dimensione nazionale pone problemi che vanno affrontati ben oltre l’ambito locale. In questa chiave è necessario rendere compatibile la produzione, che deve continuare, con l’impatto ambientale. E per questo sono impegnati i vertici della Fiom nazionale e della Cgil». Tradotto in termini più chiari, la Fiom intende sedersi ad un tavolo di trattativa nazionale e sollecitare le forze politiche e il Governo «ad un piano straordinario di investimenti» pubblici e privati sulla fabbrica. «E sul piano della compatibilità ambientale - spiega il segretario nazionale Fiom - le proposte arriveranno a breve, perchè ci stiamo lavorando da tempo e saremo in grado di offrirle presto al Governo». Il paragone, va da sè, è quello della Ruhr, in Germania, la più grande regione industriale d’Europa (intorno alle miniere di carbone si concentrano acciaierie, cokerie, laminatoi, industrie chimiche, del vetro, delle ceramiche, ma la Ruhr è anche una delle zone più ecologiche: 100 milioni di marchi investiti per riconvertire l’area delle ex acciaierie Thyssen in uno dei più grandi polmoni verdi d’Europa). «Se è possibile produrre acciaio nel cuore dell’Europa e consentire a chi ci lavora di operare in un ambiente ecosostenibile, potrà essere possibile anche a Taranto», attacca Landini. Per questo la Fiom ha già preso contatti con il sindacato tedesco per costruire un modello di fabbrica nella siderurgia che sia possibile duplicare nell’intero territorio dell’Unione. In questa chiave, la Puglia fa da apripista con la sua legge regionale antidiossina. «Non è vero che in Europa non si produce più acciaio - attacca Landini - è vero invece che le fabbriche si stanno qualificando su acciai speciali». La siderurgia non muore, quindi, si riqualifica per stare sul mercato. Però, per farlo occorrono investimenti statali. «In Italia - continua Landini - non si è lavorato per costruire una filiera produttiva. Basta guardare il settore delle energie alternative». All’Ilva, di 12.500 operai solo la metà - ha spiegato Rappa - sono iscritti al sindacato. Di questi, mille alla Fiom, che si vede superata da Uilm e Fim. Anche per questo è cominciato il ricambio interno: «Gli operai, soprattutto i giovani, devono tornare al sindacato», ha assicurato Landini.
Lorena Saracino Corsera
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