Ambiente, troppe regole L'Ilva non ci sta:ricorso No alla «riapertura» della procedura Aia
I vertici del siderurgico: «Abbiamo già l'ok»
È pronto il ricorso dell’Ilva al Tar del Lazio contro la riapertura dell’autorizzazione integrata ambientale decisa dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Sarà depositato nei prossimi giorni alla sezione di Lecce del Tar di Puglia e corrisponde, è scritto in un comunicato dell’azienda, a «rispettare quanto le stesse istituzioni, all’esito di un lungo lavoro con tutti i soggetti coinvolti, meno di un anno fa, hanno deciso con il rilascio dell’Aia». L’autorizzazione è stata concessa nell’agosto dell’anno scorso dal ministero dell’Ambiente guidato da Stefania Prestigiacomo ed è stata rimessa in discussione dal nuovo ministro Clini d’intesa con il presidente della Regione Nichi Vendola e dei rappresentanti degli enti locali. Una prima riunione c’è già stata il 30 aprile scorso.
Il ripensamento era stato provocato dalle reazioni alle due perizie, chimica ed epidemiologica, inserite nell’incidente probatorio del procedimento avviato dalla procura di Taranto per disastro ambientale a carico dei vertici dell’Ilva. D’altra parte, argomentava il ministero, era stata varata la direttiva 75 del 2010 su Bat (migliori tecnologie possibili) più stringenti e le aziende erano tenute ad adeguarsi. Ora Ilva, nel ricorso, ribatterà che è una normativa alla quale non si può fare riferimento per riaprire la procedura Aia per il semplice motivo che il ministero dell’Ambiente italiano non l’ha ancora recepita. Nel comunicato Ilva ribadisce che «il nostro impegno è finalizzato a completare il più velocemente possibile le prescrizioni dell’Aia entrate in vigore e non a discutere il riesame che, a così breve distanza di tempo, risulta del tutto illogico e privo di significato». A febbraio, inoltre, Ilva ha inviato alle autorità competenti il «Piano di attuazione di tutte le attività ed iniziative necessarie per la piena attuazione del piano di monitoraggio e controllo Aia» e il progetto relativo alla valutazione e monitoraggio delle emissioni fuggitive nella cokeria. Ilva ricorda anche di aver «ottenuto il rilascio dell’Aia al termine di una lunga istruttoria: 4 anni dal febbraio 2007 all’agosto 2011». Il ricorso si inserisce nel pieno della campagna per l’elezione del sindaco di Taranto nella quale il tema ambientale è stato al centro del dibattito.
Cesare Bechis (CdM)
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Bari - Legambiente : Pronto il ricorso dell’Ilva contro la riapertura dell’AIA
Legambiente: l’arroganza dell’azienda è senza limiti
“E’ veramente senza limiti l’arroganza dell’Ilva”. Questo il commento di Legambiente alla notizia del ricorso al TAR dell’azienda contro la riapertura dell’AIA. Siamo di fronte all'ennesimo ricorso alla giustizia amministrativa da parte dell'Ilva Spa, posto che sono attualmente pendenti dinanzi al TAR Puglia, sede di Lecce, sia il ricorso avverso alcune prescrizioni della provvedimento di AIA, sia il ricorso avverso l'ordinanza sindacale del Sindaco di Taranto, successiva al deposito delle perizie chimico-fisica ed epidemiologica nel processo penale pendente dinanzi al Tribunale di Taranto, sia il ricorso avverso il provvedimento con cui é stata modificata la componente ambientale della tariffa per prelievo dell'acqua ad uso industriale.
La notizia, peraltro, conferma la sensazione, già nettamente percepibile nei mesi scorsi, che in Ilva abbia prevalso la fazione dei "falchi" sulle "colombe" e che si sia di fronte ad una strategia ormai conclamata di muro contro muro senza alcuna concessione al dialogo.
“L’Ilva dovrebbe mettersi d’accordo con se stessa - continua la nota congiunta di Legambiente firmata da Francesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e presidente del circolo di Taranto - da una parte ricorre al TAR contro la “vecchia” AIA chiedendo la rimozione di alcune delle poche misure rigorose contenute in quella autorizzazione da noi già ritenuta del tutto insufficiente e inadeguata ad affrontare il carico inquinante che il siderurgico riversa sulla città di Taranto; dall’altro ricorre contro l’ipotesi di una nuova AIA di cui non si conoscono ancora né i contenuti (come è ovvio visto che il procedimento è stato aperto da pochissimi giorni), né le linee guida e gli eventuali cambiamenti rispetto alla vecchia autorizzazione
Il tutto mentre la città è letteralmente inondata da messaggi pubblicitari tesi a evidenziare l’impegno contro l’inquinamento di un’azienda che, da 3 anni, nei propri Rapporti sull’ambiente e la sicurezza propaganda i propri investimenti (sempre gli stessi nei 3 rapporti 2009, 2010 e 2011) per l’ambientalizzazione degli impianti tarantini”.
“L’Ilva, abituata a fare il bello e il cattivo tempo con governi che le hanno concesso di operare quasi indisturbata, - basterà solo ricordare il ruolo di “avvocato difensore” dell’azienda svolto dal precedente ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo nella partita sulla legge regionale antidiossina e sulla stessa AIA - appena si profila l’ipotesi di una istruttoria dell’AIA che tenga conto della insufficienza delle prescrizioni precedenti anche alla luce delle perizie presentate nei mesi scorsi nel corso dell’incidente probatorio svolto nell’ambito dell’inchiesta per disastro ambientale, mostra ancora una volta la protervia di chi si vanta a parole dei propri interventi contro l’inquinamento, ma quasi nulla vuole fare di concreto per contenere il proprio carico inquinante”.
“Legambiente non ci sta - concludono Francesco Tarantini e Lunetta Franco - ci opporremo con tutte le nostre forze a questo disegno contrastando anche in giudizio questa deriva processuale, parteciperemo all’istruttoria dell’AIA (abbiamo già presentato al Ministero dell’Ambiente un documento con 26 richieste per noi irrinunciabili) e ci faremo promotori di ogni azione utile affinché tutti gli enti competenti adottino ogni provvedimento utile al definitivo varo di un sistema di prescrizioni finalmente idonea a preservare il bene vita ed il bene salute, nonché il diritto dei cittadini di Taranto ad un ambiente non inquinato.
Chiediamo pertanto al Comune di Taranto e al nuovo sindaco che sarà eletto la prossima domenica, alla Provincia di Taranto, alla Regione Puglia e allo stesso Ministro dell’Ambiente di non piegarsi a questo ricatto e di operare perché all’Ilva siano finalmente imposte quelle prescrizioni, da noi richieste da anni, che ne riducano drasticamente l’impatto ambientale”. (Puglialive)
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