Porto e Ilva, è emergenza lavoro
di Michele Tursi
Tutto rinviato a mercoledì prossimo, 29 febbraio. Questo l’esito della riunione tra sindacati e Tct svoltasi ieri mattina all’Ufficio del lavoro con la mediazione dell’assessore provinciale Luciano De Gregorio. Nonostante la disponibilità più volte manifestata, l’azienda non ha ritirato la procedura di mobilità per 160 unità avviata a dicembre. La trattativa continua, dunque, ma Taranto container terminal ha subordinato il ritiro dei licenziamenti ed il ricorso alla cassa integrazione, alla firma del protocollo d’intesa sul rilancio del porto ionico. Nel vertice svoltosi alla Presidenza del Consiglio mercoledì scorso, l’azienda aveva fornito ampie assicurazioni in tal senso. Ma a Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti era rimasto qualche dubbio alimentato soprattutto dalle tensioni tra i due maggiori azionisti di Tct: Hutchison ed Evergreen.
Alla riunione di ieri, oltre all’assessore De Gregorio hanno partecipato il responsabile del Servizio Controversie collettive Michele Coviello, Roberto Solito della Direzione Territoriale del Lavoro, Francesco Benincasa segretario generale dell’Autorità Portuale. Per Taranto Container Terminal erano presenti il direttore Bruce Coupland e il vicedirettore Giancarlo Russo assistiti da Francesco Murgino direttore di Confindustria Taranto e dall’avv. Claudio Schiavone. Erano, inoltre, presenti Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti con le rispettive rsu.
L’incontro di ieri si è concluso con il mancato accordo tra le parti e l’aggiornamento al prossimo 29 febbraio nella sede dell’Autorità portuale. In quella sede verrà effettuato il punto della situazione in ordine alla definizione dei lavori infrastrutturali e al nuovo pacchetto di finanziamenti di oltre 400 milioni di euro in favore dello scalo ionico. Il nodo da sciogliere resta la volontà dell’azienda di effettuare gli investimenti necessari per il rilancio del terminal container. Secondo i sindacati non basta l’ampliamento ed il consolidamento della banchina. Sono necessari anche interventi di ammodernamento delle gru e la manutenzione dei binari di raccordo tra il molo polisettoriale e la rete ferroviaria. Secondo una stima approssimativa gli investimenti si aggirerebbero tra 100 e 130 milioni di euro. C’è la reale volontà di effettuarli? La cassa integrazione per due anni, infatti, è stata ipotizzata come un periodo di traghettamento per consentire l’espletamento dei lavori necessari. L’assessore Luciano De Gregorio nel corso dell’incontro ha ribadito che «mai come in questo momento particolare per Taranto abbiamo saputo fare squadra al fine di ottenere i finanziamenti e l’attenzione da parte del Governo e siamo nelle condizioni di poter dare un futuro al porto di Taranto e al territorio».
Il rappresentate della Provincia, in presenza delle divergenze, ha invitato le parti ad assumersi tutte le responsabilità del caso. «Se qualche soggetto ha problemi o vuole sfilarsi dall’assumere impegni – ha detto - è bene che lo faccia subito, perché è di estrema importanza capire in questo momento chi e quale percorso di crescita si intende condividere». I sindacati non hanno fatto mistero delle loro perplessità come dimostrato, d’altronde, dalle decine di lavoratori che hanno manifestato durante la riunione. A questo punto, la parola torna all’Autorità Portuale. L’unico risultato conseguito ieri è stato quello di tenere aperti i termini della procedura di mobilità in attesa che venga trasformata in cassa integrazione.
APPALTO ILVA, E’ ALLARME. A RISCHIO 230 POSTI
Un primo risultato è stato ottenuto. L’8 marzo l’Ilva ha convocato i sindacati confederali e le categorie degli edili per discutere le problematiche dell’appalto.
Il sit in organizzato ieri da Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, dinanzi alla direzione del centro siderurgico è andato a segno. Secondo le stime dei sindacati almeno 230 unità dell’appalto edile rischiano il posto di lavoro. Una situazione che rischia di diventare esplosiva e che va ad aggravare il già precario mercato del lavoro in provincia di Taranto.
La convocazione della riunione, seppure in via informale, è arrivata nella serata di giovedì e ieri mattina se n’è avuto conferma durante la manifestazione pacifica effettuata sotto la direzione Ilva.
In caso di mancata convocazione, i sindacati degli edili erano già pronti a rivolgersi al Prefetto. «Avevamo già illustrato in prefettura i contenuti della vertenza – spiega Vito Lincesso, segretario generale della Filca Cisl ionica – ottenendo la piena disponibilità dell’autorità di governo. L’incontro convocato dall’Ilva, però, ci darà l’opportunità di entrare nel merito della vicenda e di comprendere per quale motivo alcune aziende locali sono state improvvisamente allontanate dal centro siderurgico con gravi ripercussioni sull’occupazione». A fronte di questa situazione i sindacati denunciano l’arrivo di aziende del Nord Italia. Come mai? «Non manifestiamo per difendere le aziende – aggiunge Lincesso – il nostro scopo è difendere il lavoro anche se non possiamo fare a meno di notare che in altre realtà le istituzioni fanno quadrato intorno alle realtà produttive del luogo. A Taranto, questa cosa non accade».
Il tentativo di Fillea, Filca e Feneal è quello di difendere un sistema,http://www.blogger.com/img/blank.gif quello degli appalti Ilva, che ormai sembra destinato a sgretolarsi e non solo per le imprese del settore edile. Anche il settore metalmeccanico, infatti, registra le stesse difficoltà e non è escluso che l’incontro in programma il prossimo 8 marzo, venga allargato anche a Fim, Fiom e Uilm. In ogni caso l’incontro sarà un primo momento di confronto. «Vogliamo capire – aggiunge Luigi Lamusta, segretario generale della Fille Cgil – quali sono le dinamiche con cui si muove l’Ilva e sopratutto come intende muoversi di fronte a pesanti sofferenze occupazionali che stanno mettendo a dura prova centinaia di famiglie». (Michele Tursi - Corgiorno)
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