Stefàno: L'Ilva agisca 30 giorni o fermo tutto. Marescotti: «Azione tardiva»
Limitare le emissioni fuggitive (quelle cioè disperse in atmosfera senza alcun tipo di controllo), monitorare in continuo il camino E312 del reparto di agglomerazione, alto 210 metri e fonte principale di diossina, limitare la produzione effettiva a 10 milioni di tonnellate annue. Il sindaco Ippazio Stefàno firma una ordinanza che rischia di condizionare l’operatività dello stabilimento siderurgico Ilva.
Il provvedimento, notificato al gruppo Riva sabato scorso, non è il primo a firma di Stefàno sull’Ilva. Il 9 giugno del 2010 stilò infatti un provvedimento che ordinava al gruppo Riva di predisporre 30 giorni un piano di ottimizzazione degli impianti, l’immediato controllo, attraverso il sistema di monitoraggio a videocamera, delle emissioni diffuse e quelle convogliate; l’istallazione di un sistema di monitoraggio lungo tutto il perimetro dello stabilimento, l’installazione di un impianto di monitoraggio in continuo per il campionamento delle polveri sulle macchine caricatrici e sfornatrici.
Questa volta, però, c’è qualcosa di diverso. Sullo sfondo c’è l’inchiesta avviata dalla magistratura sulle emissioni dell’Ilva, giunta proprio in questi giorni allo snodo decisivo. Giovedì prossimo i periti incaricati dal gip Patrizia Todisco depositeranno gli esiti degli accertamenti sulle correlazioni tra inquinamento prodotto dal siderurgico e malattie, ma già nei giorni scorsi allarme avevano suscitato i risultati della prima parte della perizia, quella riguardante gli aspetti chimici. Il procuratore capo Franco Sebastio aveva scritto una circostanziata lettera a Comune, Provincia, Regione e ministero dell’Ambiente, chiedendo a ciascuno di fare quanto di propria competenza per prevenire problemi alla salute dei lavoratori e dei cittadini residenti nelle aree limitrofe allo stabilimento e proprio partendo dalla risposta data dai periti del giudice al quesito 3 (all’interno dello stabilimento Ilva di Taranto non sono osservate tutte le misure idonee a evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute di lavoratori e terzi), il primo cittadino ha deciso di correre ai ripari, «attesa - si legge nell’ordinanza - la situazione di pericolo che si vuole scongiurare, unita all’urgenza ed eccezionale necessità di tutela della salute pubblica».
Stefàno ordina all’Ilva «di procedere entro e non oltre 30 giorni alla installazione sul camino E312 dell’impianto di agglomerazione di un sistema di campionamento di lungo periodo »; «di adottare idonee ed efficienti modalità di contenimento del sistema di scarico delle polveri abbattute dagli elettrofiltri a servizio del camino E312»; di avviare «le attività di realizzazione, nel più breve tempo tecnicamente possibile, di adeguato sistema di abbattimento delle polveri relativo all’acciaieria, con obbligo di comunicare il cronoprogramma entro 15 giorni e di aggiornare periodicamente l’ente»; di «completare nell’area batterie le procedure operative e gestionali finalizzate ad evitare o minimizzare le emissioni fuggitive, con l’obbligo di comunicare il cronoprogramma; e, infine, «sino all’adozione dei provvedimenti previsti dall’Aia e finalizzati alla mitigazione degli effetti derivanti dalle emissioni inquinanti, di limitare la produzione effettiva a non oltre 10 milioni di tonnellate annue».
Se l’Ilva non rispetterà l’ordinanza, il sindaco Stefàno provvederà a sospendere l’attività degli impianti interessati dal provvedimenti (tutta l’area a caldo, di fatto), anche se prevedibilmente, come già avvenuto in passato, il gruppo Riva ricorrerà al Tar contro il provvedimento. (Mimmo Mazza - GdM)
COSA DICE MARESCOTTI?
Intervista ad Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink
"Un'ordinanza fasulla che non serve a niente"
Dopo la maxiperizia dei periti della Procura che documenta il massiccio inquinamento causato dall'Ilva di Taranto, il Sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, scrive un'ordinanza
27 febbraio 2012 - Tiziana Fabbiano
Fonte: Il Quotidiano
Alessandro Marescotti, presidente dell'associazione "Peacelink" e in prima linea da sempre contro l'inquinamento. Come valuta l'ordinanza del sindaco Stefàno?
«Assolutamente inutile. Senza fissare vincoli verificabili, è per lo meno un'ordinanza fumosa. Per avere un senso deve avere obiettivi, e se non ne ha è un'ordinanza fasulla, oltre che tardiva. Forse l'ha firmata per cercare di riparare al fatto che finora non è stato fatto nulla. Il Comune non ha neppure presentato le prescrizioni prima dell'approvazione dell'Aia, l'autorizzazione integrata ambientale».
Che vuol dire che il sindaco non ha presentato le prescrizioni?
«Il ministro dell'ambiente dell'epoca, Stefania Prestigiacomo, scriveva nel decreto Aia del 4 agosto 2011 che "il sindaco di Taranto non ha formulato per l'impianto specifiche prescrizioni ai sensi degli articoli 216-217 del regio decreto 27 luglio 1934, numero 1265". Questa è la lapidaria dichiarazione in cui si specifica che il sindaco non ha fatto quello che doveva fare. Ora in maniera tardiva emana un'ordinanza, peraltro anche inutile».
Secondo lei, allora, è già una mossa da campagna elettorale?
«Non è nemmeno questo. È un tentativo di recuperare di fronte alla Procura perchè in passato non ha agito neppure per le prescrizioni dell'Aia. La perizia evidenzia chiaramente infatti che l'Aia non è sufficiente e che vengono previsti limiti emissivi nella stessa Aia che sono molto più alti di quelli previsti dalle Migliori Tecnologie disponibili. In svariati punti i periti dicono che si poteva scendere al di sotto dei limiti previsti dall'Aia per diversi parametri. Gli enti locali non hanno agito per prevedere i limiti più bassi possibili. Rilievi che evidenziano come l'Aia sia tutta da rifare».
Il procuratore qualche giorno fa ha chiesto a Stefano e Florido cosa abbiano fatto in questo periodo contro l'inquinamento.
«È evidente che le responsabilità del sindaco sono le più alte di tutte. Perchè è il responsabile della salute pubblica».
Nell'ordinanza si dice che va fatto il campionamento di lungo periodo, ovvero il campionamento in continuo. È un passo avanti?
«Il sindaco dichiarò che il campionamento in continuo all'Ilva non era possibile. Lo disse dopo che col Comune stesso organizzammo un convegno sul campionamento in continuo, nel giugno 2009. In quel congresso gli esperti dissero e dimostrarono che era possibile procedere al campionamento in continuo, ma nonostante ci aspettassimo che si portasse avanti quel progetto, c'è stata una totale inerzia degli enti locali, in particolare del Comune su questo monitoraggio».
Cosa disse esattamente il sindaco?
«Il sindaco di Taranto Ippazio Stefano arrivò a dichiarare: "Il campionamento in continuo non è possibile. Questo non lo dico io ma studi scientifici che dimostrano quanto controproducente possa risultare qualora utilizzato". Dopo quella dichiarazione che smentiva invece le affermazioni scientifiche degli esperti intervenuti al convegno di giugno, smisi di collaborare con il Comune, mi sentii preso in giro. Ho interrotto ogni collaborazione da allora».
Stefàno fissa poi nell'ordinanza il limite di produzione entro 10 milioni di tonnellate. Che ne pensa?
«Questo punto è assolutamente ridicolo. L'Ilva di Taranto attualmente non è in grado di superare i dieci milioni».
Più in generale, a suo parere, quanta responsabilità della situazione attuale d'inquinamento a Taranto è attribuibile agli enti locali?
«Tantissima. Le responsabilità degli enti locali sono pari per lo meno a quelle di chi inquina. Le responsabilità degli organi politici, intendo, non dei tecnici. Se gli enti preposti avessero controllato non saremmo a questo punto».
Benzoapirene, diossine. Quando lei parlò di questi agenti inquinanti fu tacciato di essere allarmista. Il tempo le ha dato ragione. C'è rammarico per la lentezza con la quale si stanno recependo le indicazioni che arrivano dagli ambientalisti?
«C'è una lentezza enorme. Anche sul campionamento in continuo. È sconcertante. Voglio dire che io per Stefàno ho provato tanta stima e simpatia, l'ho anche votato. Ho fatto presente questi problemi, non sono stato ascoltato. E sono rimasto fortemente deluso da lui».
Anche Vendola disse, anche in un'intervista alle "Iene" che il campionamento in continuo della diossina andava fatto entro il 2010 altrimenti avrebbe chiuso l'Ilva. Ancora siamo alla fase della scelta del sistema per il controllo...
«Era previsto dall'articolo 3 della legge regionale. Il piano andava presentato entro febbraio 2009. Siamo almeno tre anni indietro. Il problema non è Ilva ma chi deve far rispettare la legge. Doveva essere lui a battere i pugni all'epoca per fare rispettare la legge regionale. E il sindaco invece il campionamento non lo ritenne fattibile andando chiaramente contro la legge. Oggi lo invoca. Stefàno sta facendo quindi un'ordinanza a se stesso. Siamo al culmine dell'incredibile. Io non ho parole».
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