L'ex mercato galleggiante affonda. A Taranto 13 milioni in fondo al mare
TARANTO (26 settembre) - Passerà alla storia come una delle più grandi opere “incompiute” e sicuramente esempio di spreco di denaro del Tarantino. Parliamo dell’ex mercato ittico galleggiante che ormai da qualche giorno si è adagiato sul fondo del mare, alla riva di via delle Fornaci, per un cedimento strutturale dovuto, forse, alla mancata manutenzione negli anni.
Si tratta di una delle opere che ha visto la luce sotto la giunta guidata dal sindaco Rossana Di Bello nonostante fosse stata finanziata negli anni Ottanta e abbia ricevuto finanziamenti vari tipi di finanziamento, prima i Fio (Fondo Investimenti e Occupazione) e successivamente nel 2000 finanziamenti Europei. Un’opera costata 27 miliardi di vecchie lire e realizzata solo in parte: doveva essere completata infatti anche con la sezione dedicata ai grossiti e al dettaglio, ma poi nulla di tutto questo è stato fatto. L’ex mercato galleggiante infatti ha sempre dato modo di parlare di sé, vuoi per la mancata manutenzione, vuoi perché lasciata in totale stato di abbandono. Il mercato ha funzionato, dopo la sua inaugurazione nel dicembre 2004, solo fino al 2006 quando fu posta sotto sequestro da parte della magistratura e mai più riaperto. L’anno successivo poi si registrarono dei problemi strutturali tanto da rendere necessario l’intervento del sindaco, Ippazio Stefàno che con un’ordinanza ne decretò la chiusura definitiva.
Insomma un’opera “ingombrante” sia politicamente che economicamente, nata per offrire servizi ai cittadini e ai rivenditori che sembra però aver creato solo dei danni, economici, s’intende, visto che ora, dopo il cedimento che ha portato all’“affondo” del mercato si dovranno spendere anche altri soldi per il recupero, dal fondo del mare, ed eventuale recupero per un futuro utilizzo della struttura di cui, ad oggi, non si conosce esattamente lo stato dell’arte. Come a dire oltre il danno la beffa.
Potrebbe essere annoverata tra le opere finite e non utilizzate, o almeno totalmente, anche l’aeroporto di Grottaglie che oggi è solo una base logistica in cui arrivano i carichi destinati ad Alenia, la società di Finmeccanica che realizza velivoli militari, regionali e commerciali. E che resta in attesa di autorizzazione per il transito di velivoli civili.
E la lista potrebbe continuare con opere che non possono essere definite propriamente cattedrali nel deserto ma hanno comunque registrato spreco di soldi pubblici. (Quotidiano)
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