Veleni, nuova inchiesta parte da Potenza. Indagini sull' Ilva e Comune di Taranto: È stato ipotizzato il reato di omissione d’atti d’ufficio. Per ora nessun iscritto nel registro degli indagati
Il pubblico ministero Anna Gloria Piccininni della Procura della Repubblica di Potenza ha aperto un fascicolo d’inchiesta sull’esposto presentato poco prima di Ferragosto dall’avvocato Nicola Russo e da altri componenti del comitato referendario «Tarantofutura» in cui si denunciava il pericoloso sforamento dei valori limite di benzo(a)pirene proveniente dalla cokeria dell’Ilva e la mancanza di risposte e provvedimenti concreti da parte dell’amministrazione comunale tarantina a tutela della salute pubblica. L’indagine è di competenza del tribunale lucano per garantire l’imparzialità dal momento che l’avvocato Russo è attualmente giudice di pace al tribunale tarantino.
LA NUOVA INCHIESTA - L’inchiesta è appena decollata ed al momento non risulta iscritto alcun nome nel registro degli indagati anche se il pubblico ministero sembra avere già le idee chiare. Si ipotizza infatti l’omissione in atti d’ufficio, reato contestato per ora genericamente agli amministratori del Comune di Taranto, «ancora da identificare», per non aver attivato provvedimenti in materia ambientale. Per violazioni delle norme in materia ambientale, invece, ad essere indagati dalla Procura di Potenza sono il legale rappresentante dell’Ilva spa ed una persona non ancora identificata, che ricopre un incarico verticistico nello stabilimento siderurgico. I due rischiano condanne sino ad un anno di reclusione se verrà accertato che il superamento dei valori limite di emissione ha determinato anche il superamento dei valori limite di qualità dell’aria previsti dalla normativa vigente.
L’INIZIATIVA DELL'ARPA - «La settimana prossima chiederò un incontro al pubblico ministero - ha affermato durante una conferenza stampa l’avvocato Russo - non escludo che la Procura potentina possa decidere di avocare a sé le inchieste già partite a Taranto riguardanti l’inquinamento». L’allarme benzo(a)pirene, idrocarburo policiclico aromatico (Ipa) ritenuto dannoso per la salute umana, fu lanciato a giugno dall’Arpa Puglia. Al quartiere Tamburi, proprio a ridosso dell’area a caldo, i valori riscontrati erano pari al triplo della soglia prevista dalla legge, 1 nanogrammo per metro cubo. Secondo l’Arpa l’inquinamento da benzo(a)pirene al quartiere Tamburi porta al 99% la firma delle cokerie Ilva. I vertici dell’acciaieria hanno invece bollato la relazione come errata ed inattendibile. Il sindaco Stefàno ha dichiarato di non essere a conoscenza dell’inchiesta curata dalla procura lucana. A giugno, dopo aver ricevuto la relazione dal l ’ Arpa, i l pri mo cittadi no ha emesso un’ordinanza intimando all’Ilva di mettere in campo le migliori tecnologie per ridurre immediatamente le emissioni della pericolosa sostanza.
GLI ALTRI PROCEDIMENTI - Con la ripresa delle attività giudiziarie, è atteso inoltre l’incidente probatorio richiesto dalla procura tarantina per abbinare definitivamente le sostanze pericolose trovate nell’aria e nei suoli alla cokeria dell’Ilva. Indagati dalla procura jonica per disastro ambientale, getto pericoloso di cose ed omissione dolosa di sicurezza, sono Emilio e Fabio Riva, il direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso e il responsabile del reparto cokeria Ivan Di Maggio. C’è poi un’altra inchiesta che attraverso una perizia mira a stabilire le responsabilità di Riva e soci nell’imbrattamento quotidiano del quartiere con fumi e polveri che con gli anni ha portato ad un’enorme svalutazione degli immobili al quartiere Tamburi. Vittorio Ricapito (CdM)
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