giovedì 1 agosto 2013

Giù le mani, tutti in città vecchia!

Il Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti organizza e promuove la manifestazione denominata "Giù le mani dai Due Mari" - Taranto, 2 Agosto 2013. Una giornata carica di attività che promuoveranno la partecipazione attiva dei cittadini.

TARANTO RIVIVRÀ SPAZI DETURPATI E COLONIZZATI (Mar Grande e Mar Piccolo) dalla marina militare e dagli impianti industriali altamente inquinanti.

PROGRAMMA:
- Dal mattino e per tutta la durata dell'iniziativa mostre ed installazioni;
- dalle ore 11.00 allestimento e simulazione di una spiaggia;
- Ore 17.00: raduno delle barche
- Ore 17:30: inizio attività con i bambini a cura dei PACHAMAMA
- Ore 18:00 corteo di barche nei due mari;
- Ore 20.00: dibattito "Giù le mani dai due mari: giù le mani dalla città"
- Ore 21.00/21.30: inizio concerto e video proiezioni.
SI ESIBIRANNO:
PACEFATTA, SUD FOUNDATION KRU', EMANUELE BARBATI, LE TENEBRE DI SOPHIE, MALEDERBA, PIZZICATI INT'ALLU' CORE.

IL CORTEO IN MARE SEGUIRÀ IL SEGUENTE PERCORSO:
- ore 17:00: raduno Scesa Vasto
- ore 18:00: partenza dalla banchina di San Giuseppe
- passaggio del canale navigabile
- navigazione a ridosso del Lungomare V. Emanuele II (ringhiera) fino al traverso del molo S. Eligio
- percorso inverso ed arrivo alla banchina di S. Giuseppe alle ore 20:00.

PER INFO: comitatocittadinioperaitaranto@gmail.com

Sito web: http://liberiepensanti.altervista.org/ 
IO NON DELEGO, IO PARTECIPO!

DOCUMENTO POLITICO
Il 2 Agosto dello scorso anno l'appena nato Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti costituito da un folto gruppo di tarantini -operai, disoccupati e studenti - manifestò il suo dissenso alle politiche sindacali colluse con il "sistema Ilva" sfilando al margine del corteo indetto dalla triade. Chiedemmo di poter fare un intervento dal palco per spiegare i motivi della nostra protesta; questa possibilità ci venne negata ma utilizzando un apecar come palco improvvisato, riuscimmo comunque a comunicare le nostre ragioni ad una piazza attenta. Da allora, iniziò una vera e propria disinformazione contro quegli operai e quei cittadini che avevano osato alzare la testa: venimmo definiti qualunquisti, terroristi e altro ancora, ma non siamo altro che la cassa di risonanza, il megafono di una città che urla rispetto, giustizia e dolore per quelle morti e quei malati vittime della colonizzazione della grande industria e della Marina Militare.
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Da quel giorno, il Comitato non si è più fermato cercando, attraverso la pratica della democrazia diretta, di costruire un futuro diverso per la nostra terra la cui vocazione naturale è stata alterata.
Molte sono state le azioni di denuncia intraprese sul territorio: assemblee e volantinaggi in città e davanti la fabbrica sono le attività quotidiane. Tra le iniziative più emblematiche: la vertenza della scuola elementare G. Deledda (l'istituto più a ridosso dell'area industriale tarantina e fortemente penalizzato dalla rilevante vicinanza alle fonti inquinanti), il primo corteo del 13 agosto al quartiere Tamburi che ha visto la presenza di più di cinquemila persone, la grande protesta del 17 agosto in una città blindata a causa della venuta del ministro Clini a Taranto e l'emozionante giornata di sensibilizzazione del 13 settembre al quartiere Tamburi. E ancora ad ottobre quando il comitato organizza un controcorteo in occasione dello sciopero indetto da fim e uilm contro l'operato della magistratura seguito a novembre dal primo corteo in fabbrica che vide il Comitato a confronto con l'allora direttore dello stabilimento Buffo dopo la messa in libertà degli operai. Il 15 dicembre decine di migliaia di manifestanti scendono per le strade di Taranto e a maggio il Comitato organizza la manifestazione "1° Maggio di lotta - Sì ai diritti, No ai ricatti" (che ha visto la presenza di sessantamila persone). Non meno importanti: l'audizione a giugno dei nostri portavoce alla Camera dove si è urlato il dolore della cittadinanza verso chi decide del futuro e delle vite dei tarantini e la conferenza stampa di denuncia del 21 luglio 2013 (in occasione della visita all'interno della fabbrica delle commissioni industria e ambiente del senato) nella quale si é portata alla luce l'ennesima farsa dell'azienda che tenta di mostrarsi "in regola" solo all'arrivo dei controlli.
Inoltre, le testimonianze del Comitato sono state portate in tutta Italia all'interno di dibattiti e momenti di confronto con altri movimenti di lotta con l'obiettivo di costruire insieme una grande rete.
L'intera mobilitazione, descritta nei momenti più salienti, è stata quasi completamente ignorata dai media nazionali che parlano esclusivamente di stipendi garantiti il 12 di ogni mese, dell'importanza dell'acciaio, di PIL, della nostra città come sito strategico per la nazione. Mai una parola sulla salute dell’operaio dell’Ilva, dei lavoratori dell'indotto e di quella dei tarantini. Nessuno ha mai parlato di prevenzione per l’operaio. Vorremmo farvi assistere ad una visita medica di routine semestrale o annuale nell’Ilva laddove, dopo un semplice prelievo di sangue non ti è concesso neanche di prendere un caffè.
Non vogliamo più vedere i nostri cari ammalarsi di malattie derivanti dall’inquinamento e riteniamo, da cittadini e lavoratori del Comitato, che a Taranto ci sia un'emergenza sanitaria. Pretendiamo dignità attraverso il riconoscimento di diritti come quello di poterci curare nella nostra città senza affrontare costosi viaggi della speranza. TARANTO È UNA CITTÀ A RISCHIO SANITARIO ED I SUOI CITTADINI PRETENDONO UN’ESENZIONE TICKET STRAORDINARIA PER TUTTI I POTENZIALI MALATI DI PATOLOGIE LEGATE ALL’INQUINAMENTO; la stessa dovrà essere riconosciuta dai medici dei presidi sentinella -medici degli ambulatori periferici - che individueranno i soggetti destinatari e le prestazioni erogabili.
Il 2 agosto di un anno fa abbiamo cominciato a porre le fondamenta di un percorso mirato alla riappropriazione dei nostri diritti, senza più delegare ad altri la nostra vita e il nostro domani. Siamo convinti che l'unico modo per invertire lo sviluppo imposto a questa provincia sia costruire dal basso una “Vertenza Taranto”, una linea guida che porti la città ad interrogarsi su quali siano le sue reali esigenze. Un percorso attivo dei -e con- i cittadini tutti che crei forme alternative di lavoro mirate a valorizzare il comparto culturale, storico e turistico di quella che fu una delle città più importanti della Magna Grecia.
Non potevamo non includere in questo cammino il destino del nostro mare, una promessa per il futuro di Taranto, sottomesso anch'esso ad una vera e propria usurpazione della sua vocazione naturale e della sua storia. I diffusi livelli di inquinamento ambientale hanno colpito duramente uno dei mestieri più tipici della città dei due mari, la pesca e la mitilicoltura, provocando la distruzione degli ultimi due anni di raccolto a causa degli elevati livelli di diossine e pcb presenti nei fondali.
Come soluzione al problema sono state messe in campo ingenti risorse di denaro sotto il generico termine di “bonifica” che interesseranno i nostri mari e le nostre coste. Ma non vi è nessuna bonifica risolutiva se prima non si procede con la messa in sicurezza del mare fermando le fonti inquinanti (arsenale militare e scarichi industriali) che per oltre un secolo hanno causato la distruzione dei suoi fondali.
Il Mar Piccolo è un ecosistema molto fragile ed è sottoposto alla pressione di un impianto d’aspirazione delle acque tra i più potenti d’Europa, installato nel primo seno. Enormi quantità d’acqua vengono prelevate per il raffreddamento degli impianti dello stabilimento siderurgico ILVA di Taranto: 55.000 litri vengono aspirati ogni secondo. L’attività di prelievo delle acque determina, inoltre, l’aumento della salinità influenzando la vita dell’ecosistema e in particolare il rapporto con l’attività produttiva legata ai mitili il cui alto livello qualitativo lo si deve alla loro crescita in acque dalla salinità ben più bassa.
Si calcola, poi, che gli scarichi in mare ILVA ed ENI raggiungano portata non inferiore a 150 MILA METRI CUBI / ORA di reflui industriali (fonte CNR-TA) sversati in Mar Grande. Per dirla in altro modo, OGNI SECONDO che passa finiscono in mare circa 42 MILA LITRI di reflui industriali, una quantità sufficiente per riempire, ad esempio, l'intero bacino del Mar Piccolo in soli 34 - 35 giorni.
Come se non bastasse, scaricano nel Mar Piccolo i depuratori delle provincie di: Faggiano (nel canale maestro), Montemesola (nel canale Visciolo), Palagiano (nel canale di Vite), Monteiasi, Grottaglie, Pulsano, San Giorgio, Carosino, Monteparano e Roccaforzata (nel canale D'Aiedda).
Si attende poi, da oltre dieci anni, il completamento del nuovo depuratore costato oltre 20 milioni di euro.

Larga parte del secondo seno del mar Piccolo, oltre che un’alta percentuale di km di costa, sono ancora occupati da strutture militari, nonostante le reiterate promesse di restituire alla città una delle sue risorse migliori in chiave di sviluppo futuro. Nonostante la costruzione della nuova base navale NATO a Chiapparo, in Mar Grande , restano non fruibili da parte dei cittadini banchina Torpedinieri e tutte le aree del vecchio arsenale, oramai destinate all’abbandono e al degrado. Emblematica la vicenda della nave della Marina Militare “Vittorio Veneto” che doveva essere “musealizzata” per divenire un punto di forza dell’offerta culturale e turistica e che invece resta ancorata in mar Piccolo in attesa di bonifica. Una vera e propria “bomba all’amianto” parcheggiata nel bel mezzo di un ecosistema marino fragilissimo, già sottoposto ad innumerevoli pressioni di tipo ambientale. E se ampi specchi di mare restano inopinatamente occupati ed off limits, sorte migliore non è toccata neanche all’immediato entroterra. Chilometri di mura separano la città ed i suoi abitanti dagli affacci a mare, negando la fruizione e l’utilizzo di alcuni tra i punti panoramici e paesaggistici più suggestivi del territorio, come quelli degli ex Giardini Capecelatro, ricadenti all’interno dell’area dell’Ospedale Militare.
Inoltre, non è ancora chiaro il livello di contaminazione prodotto negli anni dalle attività cantieristiche, industriali e di deposito costiero della Aeronautica Militare. Effettuare un'operazione di bonifica, più volte rimandata per le motivazioni sopra esposte, è quantomeno discutibile se non si effettua una seria interfaccia con la società civile e le sue rappresentanza nella città di Taranto.
Siamo ampiamente preoccupati per il futuro del nostro mare e ci chiediamo: quali saranno le “bonifiche” che si intendono attuare? Cosa hanno intenzione di fare del nostro mare gli enti pubblici e militari? E soprattutto, cosa si ha intenzione di fare per eliminare le fonti inquinanti?
I dragaggi nel porto di Taranto, in funzione dell'impianto infrastrutturale, sono completamente inutili. È giusto e doveroso affermare che il porto annovera i pontili più profondi del mediterraneo: difatti il II ed il IV sporgente (in concessione ad ILVA) permettono l’approdo delle navi più grandi al mondo. L’incerta percentuale di sfruttamento delle concessioni impone una riflessione logistica urgente prima di sperperare danaro pubblico.
Temiamo che ancora una volta le scelte importanti per il nostro territorio vengano prese senza il coinvolgimento della cittadinanza e che qualcuno possa decidere, per esempio, che il Mar Piccolo debba cambiare destinazione d’uso. Temiamo che, come sempre, la nostra città possa essere teatro di speculazioni che cancellano le nostre radici culturali e impoveriscono il nostro territorio. Come abitanti di questa città riteniamo fondamentale coinvolgere la cittadinanza intera, ed in particolare gli operatori del mare, per ragionare insieme sui i migliori interventi da realizzare affinché il nostro mare possa tornare ad essere fonte di ricchezza e di possibile alternative alla morente realtà industriale. Questo momento di crisi rappresenta per tutti noi la possibilità di prenderci cura dei due mari affinché non vengano più sfruttati barbaramente e utilizzati come discarica.
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti

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