Ilva, doccia fredda per l’indotto, il governo stoppa revisione aiuti
Doccia fredda per l’indotto dell’Ilva. Il governo, col vice ministro dell’Economia, Enrico Morando, ha infatti respinto l’emendamento presentato nella legge di Stabilità dai gruppi Pd delle commissioni Attività produttive e Finanze della Camera finalizzato a rivedere e a snellire la modalità di accesso delle imprese al Fondo di garanzia. La possibilità di attingere al Fondo, che allo scopo prevede un budget di 35 milioni di euro, resta quindi quella approvata dal Senato nelle scorse settimane. «Una misura insufficiente» l’aveva già definita Confindustria Taranto, affermando che lo stato economico-finanziario delle aziende è così deteriorato a causa dei mancati pagamenti dell’Ilva nel periodo antecedente l’amministrazione straordinaria, da non consentire alle stesse aziende, per mancanza di una serie di requisiti, la possibilità di usufruire del Fondo di garanzia. «Con l’emendamento alla Camera avevamo allargato le maglie del Fondo di garanzia – spiega il capogruppo Pd nella commissione Finanze, Michele Pelillo, uno dei proponenti – in modo che alle tante imprese fornitrici dell’Ilva fosse assicurato sostegno. Il viceministro Morando ha invece detto di no. Un piccolo emendamento avrebbe risolto un grande problema. Ma non ci fermiamo – aggiunge Pelillo –. Riproporremo la stessa misura alla Camera quando arriverà, per la conversione in legge, l’ultimo decreto sull’Ilva».«Un brutto segnale»: così Vincenzo Cesareo, presidente di Confindustria Taranto, definisce lo stop all’emendamento salva-indotto. «Riuniremo presto le aziende e decideremo il da farsi – annuncia Cesareo –. Non escludo conseguenze pesanti, anche la messa in libertà del personale, perché la situazione sta saltando. Si consolida purtroppo la valutazione che si voglia salvare l’Ilva, ammesso che si riesca, e non anche tutto il sistema che vi ruota attorno e che è fatto da imprese e migliaia di posti di lavoro».
Gli aiuti all’indotto Ilva hanno avuto un cammino difficile. Furono introdotti, col meccanismo del Fondo di garanzia, nella legge 20 dello scorso marzo ma non hanno funzionato proprio perché i criteri di accesso hanno sbarrato la strada a gran parte delle aziende. Il Governo è quindi reintervenuto ad ottobre, inserendo la misura nella legge di Stabilità varata da Palazzo Chigi, ma nel testo trasmesso al Parlamento è poi scomparsa. L’ha quindi reintrodotta il Senato, ma le imprese hanno protestato dicendo che era inefficace: era solo una riedizione di quanto non aveva funzionato con la legge 20. Allora i gruppi Pd di due commissioni della Camera hanno provato a correggere il tiro con un ulteriore emendamento ma il Governo ha detto no. E adesso l’indotto – già esposto per 250 milioni di mancati pagamenti, di cui 150 relativi a Taranto – è di nuovo in tensione. (Sole24h)
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