domenica 26 maggio 2013

Tutto e tutti al sicuro


 Ilva, il Cda impugna il sequestro. Cassazione: "No a revoca domiciliari Riva"

La Corte di Cassazione ha confermato gli arresti domiciliari per Emilio e Nicola Riva, patron dell’Ilva, e per l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso. La prima sezione penale ha infatti respinto il ricorso presentato dalla difesa contro la decisione del riesame del 23 ottobre scorso, che aveva detto no alla liberazione.
E’ la seconda volta dall’inizio dell’anno che la Suprema Corte respinge le richieste dei proprietari dell’Ilva, agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della procura di Taranto per disastro ambientale.
Già lo scorso 17 gennaio la prima sezione penale aveva confermato la custodia cautelare ai domiciliari per i due Riva e per Capogrosso. Nelle motivazioni pubblicate il 4 aprile la Corte aveva espresso la certezza che i Riva fossero ‘’consapevoli’’ del disastro ambientale. Nell’udienza a porte chiuse di stamani anche il sostituto procuratore generale della Cassazione Mario Fraticelli si era pronunciato contro la rimessione in libertà degli arrestati.
Intanto è ancora braccio di ferro tra la famiglia Riva e la magistratura sulla vicenda dello stabilimento Ilva di Taranto alla luce del sequestro di otto miliardi di euro disposto dalla procura lo scorso venerdì nei confronti della società controllante per una serie di reati ambientali. Il consiglio d’amministrazione di Riva Fire ha deciso di impugnare il provvedimento, sottolineando che “rischia di compromettere l’iter per l’approvazione del piano industriale 2013-2018 avviato da mesi” e che può portare a “possibili ripercussioni occupazioni per circa 20mila dipendenti”. A rischio, secondo la famiglia Riva, è “la continuità aziendale”.
Una decisione che arriva proprio mentre era in corso un vertice tra Governo, azienda ed enti locali al ministero dello Sviluppo economico. Riunione preliminare a quella che si terrà domani mattina a palazzo Chigi, alla presenza del presidente del Consiglio, Enrico Letta. Di sicuro, al momento, c’è l’impegno dell’esecutivo e degli enti locali “affinché l’attività dell’Ilva, nel quadro di una rigorosa attuazione dell’Aia, si svolga nel massimo rispetto dell’ambiente e della tutela della salute”, come riporta un comunicato diramato dal Mise al termine della riunione. La situazione a Taranto resta ancora problematica e anche oggi ha alimentato il dibattito politico ed economico sul futuro dello stabilimento alla luce delle dimissioni dell’intero consiglio d’amministrazione dell’azienda. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha sottolineato che quella dell’Ilva è “una partita decisiva per il futuro del Paese, che se non si risolve ci vedrà uscire dal novero dei grandi Paesi industrializzati”.
“In ballo - ha aggiunto - ci sono 40mila posti, è un caso emblematico”. Critico il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, che addita “gravissime colpe” ai Riva: “Ritengo - ha detto - che la famiglia Riva abbia gravissime responsabilità rispetto a quanto è avvenuto all’Ilva di Taranto: se le leggi fossero state rispettate, se non si fosse prodotto l’inquinamento ambientale e se, poi, fossero stati effettuati gli investimenti per il necessario risanamento, non si sarebbe arrivati alla situazione drammatica in cui oggi ci troviamo”. Il governatore della Regione Puglia, Nichi Vendola, ipotizza la soluzione del commissariamento: “Il segno del cambiamento reale - ha chiosato - é l’estromissione dei Riva”. (QUOT.NET)


Conti correnti, titoli, cassette di sicurezza, azioni, partecipazioni e immobili della societá Riva Fire ma non strettamente funzionali all'attivitá dello stabilimento dell'Ilva di Taranto, aveva scritto il gip Patrizia Todisco nel disporre, venerdí scorso, un maxi sequestro per 8 miliardi e 100 milioni di euro nei confronti della capogruppo che controlla tutta le attivitá dei Riva. E cosí, nelle maglie della Guardia di Finanza, finisce anche un impianto sportivo che é nel perimetro dell'Ilva di Taranto, lungo la strada che dalla cittá conduce nel vicino comune di Statte.
L'impianto sportivo in questione é il poligono di tiro utilizzato dall'olandese Anders Golding, medaglia d'argento alle Olimpiadi di Londra dell'anno scorso, tiratore di skeet. Era fine luglio, Taranto era nel pieno della bufera Ilva perché il gip da pochi giorni aveva sequestrato senza facoltá d'uso gli impianti dell'area a caldo (cokerie, altiforni e acciaierie), si profilava quindi la chiusura della fabbrica e per questo migliaia di lavoratori erano scesi in strada bloccando la cittá. Disastro ambientale, la pesante accusa del gip; dobbiamo difendere il lavoro senza rinunciare alla salute, la risposta degli operai. Ma a migliaia di chilometri di distanza, Golding, 28enne, carpentiere nella vita e sportivo per hobby, appena sceso dal podio olimpionico fece una rivelazione ed ebbe un pensiero. La rivelazione: io trascorro a Taranto 50-60 giorni l'anno, mi alleno in un poligono di tiro che é all'interno della fabbrica siderurgica, e il mio allenatore é il tarantino Pietro Genga. Il pensiero: dedico la mia vittoria, la mia medaglia d'argento, ai lavoratori dell'Ilva di Taranto. Conosco quella gente a cui auguro di non perdere il lavoro. Nessuno, disse ancora Golding, deve perdere il lavoro.
Ovviamente fece un certo effetto sentire che nel clima festoso delle Olimpiadi qualcuno, e per giunta un olandese, si era ricordato del dramma di Taranto. Tant'é che il sindaco Ezio Stefáno cosí commentó: é una bella notizia, una piccola luce che ci fa sperare in una positiva evoluzione della vicenda Ilva. La positiva evoluzione, peró, arriverá solo molti mesi dopo con una legge che permette all'acciaieria piú grande d'Europa di continuare a produrre. Ma sará, come i fatti ultimi indicano, una tregua fragile perché adesso il sequestro dei beni della Riva Fire rischia di mettere di nuovo a repentaglio l'Ilva e non solo il complesso di Taranto ma anche i siti industriali di Genova, Novi Ligure, Racconigi e Marghera, specie dopo le dimissioni in blocco avvenute sabato scorso del cda della societá.
Al sequestro dell'impianto sportivo finito sotto i riflettori olimpici si arriva sia perché é un bene non strettamente funzionale alla produzione dell'Ilva di Taranto, messa al riparo dalla legge 231 dello scorso dicembre, sia perché il "setacciamento" compiuto dalla Finanza subito dopo il provvedimento del gip sinora ha fruttato circa un miliardo. Tutto il resto non si trova. Almeno per ora. E d'altra parte Emilio Riva e il fratello Adriano sono indagati per reati fiscali e valutari dalla Procura di Milano. Quest'ultima, che ha sequestrato loro un miliardo e 200 milioni sempre pochi giorni fa, li accusa infatti di aver svuotato le casse societarie e dirottato i soldi nel paradiso fiscale dell'isola di Jersey. I finanzieri, quindi, hanno trovato molto meno degli 8 miliardi e 100 milioni che il magistrato di Taranto ha indicato nel suo provvedimento e che ritiene, per equivalente, l'ammontare della somma che serve per la bonifica dall'inquinamento che i Riva e l'Ilva avrebbero dovuto effettuare e che invece non hanno fatto. Il sequestro, preventivo, é stato disposto in base alla legge 231 del 2001 (responsabilitá delle imprese) che dal 2011 é anche estesa ai reati ambientali. Proprio quelli per i Riva (Emilio e il figlio Nicola ai domiciliari, Fabio soggetto a procedura di estradizione dall'Inghilterra in quanto colpito da ordinanza di arresto in carcere) sono accusati a Taranto.
E da oggi, intanto, il dossier Ilva riapproda sui tavoli del Governo. Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, incontrerá l'ad dimissionario dell'Ilva, Enrico Bondi, arrivato in azienda appena un mese fa. Domani, invece, sará il premier Enrico Letta a incontrare sia Bondi che il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, anch'egli dimessosi sabato.(Sole24h)

Nessun commento: