mercoledì 15 maggio 2013

Ilva: sete insaziabile e braccino corto!

Ilva deve alla Basilicata 3,7 milioni per l’acqua

I lucani sono creditori dell’Ilva di Taranto di una somma che supera abbondantemente i tre milioni emezzo di euro. Dal 2009 a oggi, nonostante un’aspra polemica, la più grande acciaieria d’europa ha infatti «dimenticato » di versare alla Basilicata gli oneri ambientali collegati al consumo idrico dello stabilimento. Ma è ancora più incredibile che la Regione non abbia finora fatto nulla per recuperare quei soldi. L’Ilva di Taranto utilizza per i propri impianti circa 250 litri al secondo di acqua prelevati dall’invaso del Sinni. La «bolletta » vera e propria, che copre il costo industriale dell’acqua, viene incassata dall’ex Ente irrigazione e risulta regolarmente pagata. Ma l’accordo di programma tra Puglia e Basilicata prevede anche una componente ambientale, che ristora i lucani per il «disagio» e dovrebbe finanziare le opere di manutenzione e salvaguardia del territorio. Soldi che la Basilicata non incassa da anni, né - per quanto è stato possibile verificare - ha mai sollecitato: 707mila euro per il 2009, 594mila euro per il 2010, 703mila euro per il 2011. Dal 2012 la componente ambientale per l’uso industriale è stata incrementata di due volte e mezzo, a 20 centesimi al metro cubo: il totale dovuto dall’Ilva non è ancora stato determinato ufficialmente (dovrà farlo il Comitato di coordinamento dell’accordo di programma che dovrebbe riunirsi a giugno), ma si parla di circa 1,767 milioni. In totale fanno 3,7 milioni, dei quali 2 possono considerarsi già un credito certo.
L’incremento degli oneri ambientali fu richiesto dall’ex assessore pugliese ai Lavori pubblici, Fabiano Amati, come arma per indurre l’Ilva a non usare più l’acqua potabile accettando quella ultra-affinata che dovrebbe essere prodotta dall’impianto del Gennarini. L’Ilva ha impugnato invano al Tar sia la delibera con le nuove tariffe, sia l’Aia che tra le prescrizioni conteneva proprio l’obbligo a utilizzare acqua affinata. Tuttavia il «depuratore» (il termine è improprio) di Gennarini- Bellavista non è ancora stato realizzato, nonostante la Protezione civile abbia da anni messo a disposizione i 14 milioni necessari e Aqp abbia da tempo effettuato l’aggiudicazione provvisoria della gara: per gestire l’impianto, infatti, l’Acquedotto chiede un contributo pari a circa 1 milione l’anno, soldi che la Regione Puglia aveva chiesto all’Ilva ottenendo un rifiuto. (GdM)

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