giovedì 14 aprile 2011

Maxi amnistia per tutti gli ecocriminali

PROCESSO BREVE Approvata la norma “salva premier”. Ora con i tempi ridotti di prescrizione, in Italia rischiano 100mila procedimenti. Tra questi, i crolli dell’Aquila e le morti Eternit e all’Ilva

Alle 18 la maggioranza aveva già portato a casa il suo risultato. Con 306 sì e 288 no, la Camera ha approvato l’articolo 3 del disegno di legge sul processo breve, che introduce la prescrizione breve per gli incensurati. Si tratta della norma salva premier che consente di anticipare alla fine del 2011 lo stop del processo Mills per decorrenza dei termini. Beneficeranno della prescrizione breve una lunga serie di reati. Tra questi abuso d’ufficio, truffa semplice e aggravata, sfruttamento della prostituzione, corruzione in atti giudiziari, omicidio colposo. Ieri, il Pdl ha bocciato un emendamento presentato da Pd, Idv e Fli che stralciava dalla legge sul processo breve i reati legati a stragi come quella dell’Aquila, a Viareggio e al traghetto del Moby Prince. A rischio ci sono 100 mila procedimenti giudiziari in corso. I Verdi hanno presentato un dossier sui più importanti processi in materia ambientale, che rischiano di saltare. «Si avrà una vera e propria amnistia per gli ecocriminali, per gli abusi edilizi e per i reati legati al ciclo dei rifiuti è l’allarme che lancia il presidente dei Verdi Angelo Bonelli.
La casa dello studente
La notte del sisma del 6 aprile la Casa dello studente si sbriciolò, collassando su stessa. Il crollo fermò la vita a 8 giovani. «Se si fosse costruita meglio, non sarebbe crollata nonostante il terremoto », ha affermato qualche settimana fa il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. La Procura dell’Aquila ha chiesto il rinvio a giudizio per 11 persone. Quasi tutti tecnici, sotto inchiesta per la violazione di leggi antisismiche, per non aver svolto correttamente le verifiche periodiche e per non aver effettuato prove di stabilità in seguito alle ristrutturazioni che ha subito negli anni la Casa dello Studente. Tre di loro sono indagati per non aver vigiliato sulla rispondenza dell’edificio alla destinazione e per non aver controllato l’adeguatezza statica dell’edificio. Nei pilastri dello stabile sono state trovate evidenti infiltrazioni d’acqua. L’accusa nei loro confronti è omicidio colposo, disastro colposo e lesioni. Le indagini sono partite due anni fa, ma il procedimento è ancora fermo all’udienza preliminare. L’ultima si è tenuta lo scorso 5 marzo e la prossima si terrà a novembre. Secondo le stime il verdetto del gup sui rinvii a giudizi dovrebbe arrivare a metà del prossimo anno. Ieri, durante le votazioni per il processo breve, i familiari delle vittime del crollo Casa dello studente hanno manifestato davanti a Montecitorio: «Se dovesse passare questa legge, i morti che oggi qui rappresentiamo saranno uccise per la seconda volta», è l’accusa lanciata dalla portavoce dei parenti delle vittime.
Il processo Eternit
In un solo colpo cadrebbero in prescrizione tutti e quattro i procedimenti aperti a carico del gruppo dirigente della Eternit. 2889 sono le persone lese dall’industria tedesca. Gli imputati che rischiano l’annullamento del processo grazie alla prescrizione breve sono il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier. Sono infatti i «‘responsabili effettivi» di Eternit spa e, secondo i pm, sono i responsabili delle morti provocate dall’amianto lavorato nei quattro stabilimenti italiani della multinazionale: Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). L’accusa nei loro confronti, sostenuta dalla Procura di Torino, è disastro doloso e omicidio colposo. Alla fine delle indagini preliminari del primo procedimento aperto contro Eternit, il capo d’accusa elencava 2.191 morti (di cui 1.649 a Casale Monferrato e 386 a Bagnoli) e 665 malati, ma il conto deve essere purtroppo aggiornato settimanalmente. Da 2008 a oggi sono più di mille le morti causate dal contatto con l’amianto. Al processo ci sono costituiti parte civile 6392 persone. Il primo processo è partito il 10 dicembre del 2009.
L’Ilva
A Taranto più di trenta alti dirigenti dell’impianto siderurgico più grande d’Europa hanno procedimenti giudiziari in corso per omicidio colposo, omissione di cautele e difese contro gli infortuni. Richieste di risarcimento milionarie sono state presentate dai familiari di decine di operai morti mentre lavoravano all’interno dell’Ilva. Secondo i magistrati, gli imputati e gli indagati non avrebbero informato adeguatamente i dipendenti sulle sui rischi reali che la loro salute stava correndo a causa delle sostante e delle polveri con cui erano costretti a entrare in contatto. Le varie inchieste coprono un arco di tempo di oltre 35 anni. Lo scorso anno gli eredi di dieci di operai dell’Ilva sono stati risarciti nell’ambito di un processo a carico di 19 ex dirigenti dell’industrai siderurgica, accusati di omicidio colposo e lesioni colpose in relazione a diversi casi di lavoratori deceduti o che hanno contratto gravi malattie lavorando a contatto con sostanze cancerogene. Con il processo breve questa possibilità sarebbe negate a decine di altre famiglie.
Emergenza rifiuti
Potrebbero infine saltare anche alcune delle inchieste più importanti sull’emergenza rifiuti campana. Il processo maggiormente a rischio prescrizione è quello denominato Rompiballe, che vede imputati 25 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Antonio Bassolino, i dirigenti di Impregilo e Marta Di Gennaro, ex braccio destro di Bertolaso.
Terranews

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