lunedì 11 aprile 2011

Maori Maggiori tra i Minori a Taranto

“Non erano altro che persone che se ne stavano per conto loro. Anche se erano accoppiate, anche quando si accoppiavano, non erano altro che persone che se ne stavano per conto loro. Ma quando erano tutte insieme diventavano il cuore, i muscoli e il cervello di qualcosa di pericoloso e di nuovo, qualcosa di strano che stava crescendo, qualcosa di grande. Insieme, tutti insieme, erano gli strumenti di un cambiamento.” Queste parole sono di Keri Hulme, citata dal Gruppo su Facebook, DONNE per TARANTO: pensa un po’.
La scrittrice, Keri Hulme, è tra le voci più autorevoli dei Maori, paese Nuova Zelanda: No Gender no Voice.
“Dei circa 3. 800.000 abitanti della Nuova Zelanda, il 72% è formato da Europei, il 15% da Maori e il restante 13% da altri immigranti non europei (asiatici, polinesiani). La maggiore parte dei Maori vivono nell’Isola del Nord nella regione dell’East Cape, la loro culla culturale e linguistica.La colonizzazione del Paese iniziò circa 1000 anni prima dell’ arrivo dei primi esploratori europei. I primi abitanti furono polinesiani, cioè i Maori di oggi. La leggenda racconta che questa terra fosse stata scoperta da Kupe che le diede il nome ” Aotearoa “, la terra della lunga nuvola bianca. Le lingue ufficiali del paese sono l’inglese e il Maori. Si stima che circa 50 000 Maori parlino abitualmente la loro lingua d’origine. La cultura Maori è la più antica della Nuova Zelanda. E’ soprattutto una cultura orale che fu raccolta alla fine del XIX secolo dagli intellettuali europei. Le canzoni o waiata sono una parte integrale della cultura Maori. Il P.I.L. nel 1992 era di circa 45 mila miliardi di dollari neozelandesi e il reddito medio di NZ$13.000 per abitante. L’ agricoltura è l’ attività principale su cui si basa l’economia del Paese e rappresenta circa il 50% delle entrate che provengono dall’ esportazione. Le fattorie della Nuova Zelanda sono fra le più produttive del mondo. Grazie alle abbondanti piogge e al clima temperato il terreno è molto fertile e accoglie circa 60 milioni di pecore! Recentemente si sono sviluppati allevamenti di cervi e coltivazioni di vigneti e frutti. Le attività estrattive riguardano carbone, ferro, pietre calcaree e oro. Dagli anni ‘ 70 l’ estrazione del gas naturale è divenuta alquanto significativa. I più importanti partners commerciali sono l’ Australia, il Giappone e gli Stati Uniti…La Nuova Zelanda fu il primo Paese a dare il voto alle donne nel 1893.”
Hanno scelto loro, le DONNE per TARANTO questa scrittrice e questa citazione, per appellarsi: ” Il DIRITTO alla SALUTE NON si tocca: NOI donne, mamme di Taranto ci uniamo per riprenderci un DIRITTO ormai CALPESTATO da Industria, politici e amministratori Sull’esempio delle “DONNE DI CORNIGLIANO” e di tante realtà sparse in Italia, nasce a Taranto il comitato “DONNE PER TARANTO”. Obiettivo prioritario è contrastare la Grande Industria per tutelare il DIritto alla Salute e a una Vita Dignitosa. Con la carica e la gioia della Marcia di sabato, che ha visto coinvolte migliaia di persone, stiamo ricevendo tante adesioni di donne che vogliono collaborare più fattivamente nel nostro comitato.E’ molto importante essere tante e continuare con la pressione mediatica, d’informazione e di denuncia. Chiediamo a te che hai voglia di fare “qualcosa di più” per questa città, per i tuoi bambini, per il tuo futuro di rispondere a questa email o di scriverci al’indirizzo donnepertaranto@libero.it indicandoci la tua disponibilità. Appena avremo ricevuto le adesioni, ci incontreremo per conoscerci e per capire insieme come organizzarci. L’idea è quella di creare dei gruppi di lavoro, ognuna sceglierà il gruppo più idoneo alle sue competenze e passioni. Se ci sono in mezzo a voi medici, statisti, avvocati, tecnici, professionisti in genere che, per mancanza di tempo non possono impegnarsi, ma che desiderano dare, in ogni caso, la loro disponibilità (anche professionale) per arrivare ad una soluzione del problema fatecelo sapere.. è ovvio che abbiamo bisogno di queste figure professionali per un lavoro sempre più competente e mirato. Ma a te mamma, donna, giovane che desideri porre la tua firma in questa pagina di storia che porterà al cambiamento per questa città.. non aspettare!”
E cosa hanno da reclamare le donne per Taranto? L’ Ilva e la diossina. “L’ILVA è una società per azioni del Gruppo Riva che si occupa prevalentemente della produzione e trasformazione dell’acciaio. Con il nome della originaria azienda fondata nel 1905, è nata sulle ceneri della dismessa Italsider. Prende il nome dal nome latino dell’isola d’Elba, dalla quale era estratto il minerale di ferro che alimentava i primi altiforni costruiti in Italia a fine Ottocento. Il più importante stabilimento italiano è situato a Taranto, e costituisce uno dei maggiori complessi industriali per la lavorazione dell’acciaio in Europa. Altri stabilimenti sono a Genova, Novi Ligure (AL), Racconigi (CN), Varzi (PV), Patrica (FR).L’Ilva è al centro di un vasto dibattito per il suo impatto ambientale sia a Taranto sia a Genova. Le sue emissioni sono state oggetto di diversi processi penali per inquinamento che si sono conclusi in alcuni casi e gradi di giudizio con la condanna di Emilio Riva e di altri dirigenti.A Taranto una situazione analoga si prospetta per il quartiere Tamburi, nelle cui vicinanze opera lo stabilimento siderurgico: sono considerati particolarmente inquinanti i parchi minerali, le cokerie e il camino E312 dell’impianto di agglomerazione. Per quanto riguarda la diossina, gli impianti dell’Ilva ne emettevano nel 2002 il 30,6% del totale italiano, ma sulla base dei dati INES (Inventario Nazionale delle Emissioni e loro Sorgenti) del 2006, la percentuale sarebbe salita al 92%, contestualmente allo spostamento in loco delle lavorazioni “a caldo” dallo stabilimento di Genova . Nello stabilimento di Taranto costituisce un problema ambientale anche lo sversamento di mercurio in aria e in acqua. Nel 2005 l’Ilva, nelle sue comunicazioni all’inventario INES, ha stimato emissioni per un totale di oltre due tonnellate. Per tali ragioni è molto vivo il dibattito, sia tecnico sia sociale, finalizzato all’adozione delle “migliori tecnologie disponibili”.
Non so se ci sarà mai una svolta, ma io so che esistono e resistono donne in lotta, con tutti i mezzi. Cercando in rete ho trovato un video che dice: ” guarda i primi 5 minuti del documentario che denuncia l’arroganza e il cinismo imprenditoriale che si traduce nel primato delle morti sul lavoro e dell’inquinamento ambientale in Italia. Racconta la storia di sei donne in particolare (Francesca, Patrizia, Vita, Margherita, Caterina e Anna). Sei donne combattive (mogli, madri, lavoratrici) che vogliono spezzare il bastone dell’illegalità e dell’impunità che mortifica la propria dignità, uccide i propri mariti e i propri figli, mina la propria salute. Donne che si ribellano, oggi, contro quella che a Taranto e per Taranto è stata sempre considerata una salvezza, da qualche tempo il peggiore dei mali. L’Ilva. L’Ilva è la più grande acciaieria d’Europa che, con l’aumento annuale dei profitti, detiene il primato nazionale di morti sul lavoro ( 43 in 15 anni) e d’inquinamento dell’ambiente (il 92 % di diossina).”

Anna, Caterina, Francesca, Margherita, Patrizia e Vita, protagoniste del documentario “La Svolta. Donne contro l’Ilva” di Valentina D’Amico sono state scelte, insieme ad altri 8 candidati (Yassouf Amini, Giorgio Crepaldi, Antonio Diana, Carla Girasole, Deborah Lucchetti, Carlo Ratti e Mario Spagnuolo), per concorrere al Premio Ambientalista dell’Anno, organizzato da Legambiente e Nuova Ecologia. Le sei donne hanno deciso di ribellarsi allo strapotere dell’Ilva di Taranto, la più grande acciaieria d’Europa, che insieme all’aumento annuale dei profitti, detiene il primato nazionale di morti sul lavoro (180 dalla prima apertura dei cancelli) e d’inquinamento dell’ambiente (il 92% della diossina nazionale).
In questa situazione, cosa pensate che faranno le donne e gli uomini di Taranto che hanno cervello e cuore? Andranno al mare il 12 e 13 giugno? Ce l’hanno, quello, il mare…Voteranno 4, dico quattro SI, per dire no ai Referendum che ci saranno in tutti Italia, in Sardegna il 15 maggio ( loro hanno un altro piccolo problema che gli si è impoverito, l’uranio, a Quirra e le basi militari) e in Italia il 12 e 13 giugno.
Tante e non bastano mai, ne dovevo, alla Puglia, che porto nel cuore e non solo io: non vi daremo pace, non ne abbiamo e una sola voce “Non tengo Paura”.
Doriana Goracci

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