Taranto, l'inceneritore sfora i limiti di diossina
Torna nuovamente sotto i riflettori il problema diossina a Taranto. Stavolta la fonte di provenienza non sono i camini dell’Ilva, ma quello dell’inceneritore di rifiuti solidi urbani gestito dall’Amiu. L’impianto, entrato nuovamente in funzione nell’aprile scorso, si trova sulla Statale Appia, tra il comune capoluogo e Massafra.
L’Arpa Puglia, che nei giorni scorsi ha eseguito il primo controllo delle emissioni, ha accertato che il limite di 0,1 nanogrammo/m3, previsto dal decreto legislativo n. 133/2005, è stato sforato di ben otto volte. Il valore rilevato dai tecnici dell’Agenzia regionale per l’Ambiente è, infatti, di 0,8 nanogrammi/m3.
Il direttore generale dell’Arpa Giorgio Assennato ha, tuttavia, rassicurato la popolazione, facendo sapere che la situazione non è preoccupante. «La Regione Puglia - ha detto - è già stata informata ed il prossimo 2 novembre dovrebbe tenersi a Bari un incontro tra tutte le istituzioni interessate alla risoluzione del problema».
Sulla questione anche il sindaco di Taranto Ippazio Stefàno ha gettato acqua sul fuoco.
«L’impianto - ha affermato - è fermo da due giorni. Gli ingegneri si erano accorti di un problema di natura tecnica e sono già al lavoro per riparare il guasto. In ogni caso - ha ricordato il primo cittadino - l’inceneritore non è ancora entrato in funzione al cento per cento delle sue potenzialità e, dunque, lo sforamento è relativo». Non ci sarà, dunque, bisogno di un’ordinanza sindacale per fermare l’attività della struttura.
Nella primavera scorsa gli ambientalisti avanzarono molte perplessità sulla riapertura del termovalorizzatore. “L’area jonica – veniva sottolineato dai rappresentanti di Ail, Arci, Legambiente, Libera, Lipu, Peacelink, Taranto viva, Vigiliamo per la discarica e Wwf – non può più sopportare il peso di ulteriori impianti che vanno ad incidere negativamente sul suo grave stato di crisi ambientale. La riapertura dell’inceneritore comporterebbe ulteriori emissioni di diossine, microinquinanti e metalli pesanti dannosi per la salute umana e per le attività agricole e zootecniche della zona peraltro rientrante nei confini dell’area a rischio ambientale di Taranto”.
Secondo gli ambientalisti “gli effetti vanno valutati anche in rapporto ai fenomeni di accumulo derivanti dall’esercizio, nella stessa fascia di territorio in agro di Massafra, di un altro inceneritore”. «Nell’impianto - assicurò il giorno dell’inaugurazione il responsabile della manutenzione Francesco Mollica - adottiamo misure di cautela nei confronti dell’ambiente, ed anti-inquinamento. Il sistema è dotato principalmente, secondo il decreto legislativo n. 133/2005, di un sistema di blocco automatico. Qualora uno dei parametri critici soggetti a controllo, nei gas del camino, dovesse superare i limiti, si bloccherebbe tutto. Lo paragonerei ad un autovelox sempre sulle spalle del camino. Sono presenti sistemi di abbattimento, l’urea tecnica per gli ossidi di azoto, nox. Viene dosato il carbone attivo per l’assorbimento della diossina. Viene dosata la calce idrata, come i composti acidi, HCL, HF, SO2. Tutti i sistemi necessari sono adottati. I bruciatori di post combustione, se la temperatura scende sotto gli 850 gradi, entrano in funzione e la mantengono al di sopra della soglia critica». (quotidiano)
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