martedì 19 ottobre 2010

Città senza volto e senza storia


Un palazzo deturpato dalla "ristrutturazione".
Ciò che non si può speculare si vandalizza!

Il Palazzo Berardi non è un bene sotto tutela. Tuttavia, "fortunatamente" il progetto di sostituzione edilizia ( si voleva abbattere il palazzo ed edificarne uno di 7 piani, con facciata in stile...?...) ebbe uno stop nel maggio 2008 col parere negativo dell'arch. Ressa della "Soprintendenza per i beni architettonici e per il Paesaggio", al quale credo sia seguito un analogo provvedimento da parte della "Comissione Assetto del Territorio". Credo vi sia stato anche un ricorso al TAR da parte della proprietà, con esito negativo (vado a memoria). Durante questo ultimo passaggio erano stati montati i ponteggi e la ditta edile ha demolito cornicioni, parte dei balconi e (!!!) fregi e decori. Il tutto si è reso evidente dopo la rimozione dei ponteggi che è avvenuta in aprile-maggio (vado anche qui a memoria sulle date). Si sarà pure trattato di una messa in sicurezza della facciata... Così "una perla di civiltà urbanistica" come lo definì l'Arch. Ressa, ci ha rimesso giusto la faccia ! E' doveroso chiedersi se fosse proprio questo il modo giusto di operare. Nel marzo 2008 si mossero le Associazioni cittadine per fermare la demolizione con raccolta di firme e comunicati a mezzo stampa
M.C.

Gentile direttrice,
ho seguito con attenzione le vicende del palazzo di via Acclavio, civico 137, che si voleva demolire. Ricordo il sacco della città, la speculazione che non si arrestava davanti a nulla, il Borgo deturpato, il campanile del Duomo sostituito; perciò la presa di posizione di tanti cittadini a difesa di quell'immobile costituiva per me il segnale che c'è oggi una più diffusa attenzione per la difesa del bene comune. Ultimamente una ditta era stata incaricata di mettere in sicurezza i prospetti dell'edificio. Ma tolti i ponteggi, la sorpresa: una maschera, un telamone, una delle nicchie a valva che si alzano sulle finestre sono state danneggiate.
Non ci si venga a dire che erano elementi pericolanti, visto che non mostravano crepe, o che avrebbero potuto minacciare la pubblica incolumità, visto il loro scarso rilievo. Ma anche se così fosse stato, essendo elementi decorativi e quindi difficilmente ripristinabili, non esisteva altro modo di intervenirvi?
La mancata demolizione di quell'immobile avrà probabilmente fermato degli appetiti, e forse a ciò si collega la mancanza di alcune prese di posizione che sembrava logico aspettarsi. Logico chiedere al nostro giornalismo di fare luce sulle vicende di quel palazzo, che sembrano sempre più emblematiche dell'incontro tra il passato e il – forse – futuro della città.
S.D.R., Lettera al Corgiorno

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