L’«Odissea» del Cloro rosso e i locali dell’ex scuola murati per bloccare inquilini abusivi
IL FATTO: FINO A GIUGNO HANNO OSPITATO I RAGAZZI DEL CENTRO SOCIALE CHE RESTANO SENZA UNA SEDE
• Il Comune mura porte e finestre dell’ex scuola «Martellotta», per due anni sede del centro sociale «Cloro rosso». La sorpresa ieri mattina, quando una squadra di operai ha provveduto a trasportare blocchi di tufo necessari a chiudere gli accessi. Da Palazzo di città fanno sapere che l’operazione aveva un obiettivo preciso: impedire ad alcune famiglie di continuare a occupare abusivamente l’edificio lasciato vuoto dai ragazzi del centro soc i a l e. Fonti del Comune confermano che non ci sono altri significati di tipo «politico» dietro il blitz riconducibili alla presenza, fino allo scorso giugno, del centro sociale «Cloro rosso». Il programma, quindi, non muta di una virgola: a settembre prenderanno il via i lavori di ristrutturazione dell’ex scuola «Martellotta» e dovrebbe poi indirsi il bando di gara destinato ad assegnare i locali. Per i ragazzi del «Cloro rosso», da giugno senza una sede e temporaneamente ospitati dal Palafiom grazie a un accordo con il sindacato dei metalmeccanici, quello di ieri è l’ultimo atto di una odissea. L’exit strategy messa in campo dal Comune perché lasciassero i locali della scuola «Martellotta» non è stata priva di «contraddizioni». Su tutte l’ipo - tesi, poi naufragata, di ospitarli al quartiere Paolo VI, nei locali del cinema «Mignon». In mezzo una trattativa con il sindaco Stefàno e una mediazione dell’assessore regionale alle Politiche sociali Ni cola Fratoianni. Il risultato di questo gioco a somma zero è stato l’abbandono civile, senza proteste, dell’edificio che ospitava la scuola «Martellotta» da parte dei ragazzi del centro sociale. E il loro nuovo status : quasi fuggiaschi, quasi stranieri in patria, esuli nella temporanea dimora al Palafiom. A settembre riprenderà la «partita». Il Comune dovrà far rispettare la legalità. Se questo è fuori discussione, altrettanto legittima appare l’aspirazione dei ragazzi del «Cloro rosso» di rientrare alla scuola «Martellotta» pronti a farlo, come ribadito più volte, anche dividendo gli spazi con altre associazioni. Quei giovani hanno conquistato il diritto a essere «attori sociali» per un motivo importante e senza precedenti a Taranto. Il cartellone di iniziative denominato «Estaboom» - da loro messo a punto insieme ad altre associazioni tra dibattiti sul destino di Taranto, spettacoli, recupero culturale della città vecchia - ha dimostrato come all’assenza improvvisa di riferimenti, allo «straniamento» e all’essere «stranieri» si possa reagire con l’unica, vera, grande, arma a disposizione: la cultura. E come la cultura possa aiutare - anche nella battaglia per la legalità - a riappropriarsi di una città. Ora i ragazzi del «Cloro rosso» abitano Taranto. Giusto sarebbe farli abitare a Taranto. Far abitare il loro sogno di una cultura che unisce, che include e non esclude. Che costruisce ponti, non muri. Che chiama. Come il mare. [fulvio colucci - GdM]
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