domenica 20 marzo 2011

Donne (ilva) e fumi

Nuvola rossa dall’Ilva. Le donne: ora basta

«Solo una parola: vergogna! Non siamo più disposti a subire». Corrono veloci, velocissime, in rete le parole e le immagini. «Una nube rossa levatasi alle 11 di questa mattina (ieri, ndr) dallo stabilimento Ilva ». Rosella Balestra posta sul social network Facebook una serie di istantanee: «Scatti raccolti da una di noi al quartiere Tamburi. Il fumo rosso è finito sulle case del quartiere. Sulle case dove abitano i nostri bambini». È una militanza di «sangue e di latte», di seni materni e cordoni ombelicali; di pensieri per i più piccoli, per i più deboli. Il comitato «Donne per Taranto» ha le sue eco-sentinelle lungo la «prima linea». Sono le donne ad aver diffuso ieri le immagini e loro a parlare attraverso Rosella Balestra. «Le foto hanno stupito anche me: si parla di riduzione dell’inquinamento e di controlli. Ma fino a quando si aspetterà, fin quando succederà tutto questo. Gli abitanti dei Tamburi, le donne che hanno registrato il fenomeno della nuvola rossa hanno spiegato che poi questa è arrivata sin sopra le case. E in quelle case, ripeto, ci sono i bambini».
Il comitato «Donne per Taranto» sfida le istituzioni. «È il senso - spiega ancora Rosella Balestra - di queste nostre parole dense di rabbia ma mai rassegnate: «Cosa respirano i nostri bambini? Le istituzioni sono in silenzio, ma noi vogliamo sapere e capire. L’Arpa, l’Asl, il sindaco, il presidente della Provincia, il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. A loro ci rivolgiamo per sapere. Ma temo - aggiunge Rosella Balestra - che tutto sia inutile, che il silenzio delle istituzioni continui. Ma è possibile continuare così?».
Il comitato «Donne per Taranto» si batte per la creazione delle mappe epidemiologiche: «Stiamo raccogliendo le firme e voglio ricordare alla cittadinanza che domani saremo in piazza della Vittoria dalle 9,30 alle 21. Avviare l’indagine epidemiologica sulla popolazione, capire la situazione dal punto di vista della salute dei cittadini, rispetto all’incidenza dell’in - quinamento, è essenziale». Il comitato «Donne per Taranto » è in contatto con l’e pidemiologo genovese Valerio Gennaro che ebbe nel 2001 una parte importante nella vicenda della chiusura dell’area a caldo Ilva a Cornigliano.
«All’inizio di aprile - aggiunge Rosella Balestra - chiusa la raccolta di firme inviteremo le istituzioni a una manifestazione pubblica. In quella occasione consegneremo ai loro rappresentanti le firme raccolte e chideremo un impegno. Chi non ci sarà avrà così spiegato da che parte sta. Le assenze peseranno, come le presenze». Infine la marcia del 2 aprile organizzata dal Fondo anti- diossina di Fabio Matacchiera. «Il comitato “Donne per Taranto” - conclude Balestra - parteciperà. L’ambientalismo a Taranto non è diviso e chi dice questo narra una favola sciocca». (F. Colucci - GdM)

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