Paradossi della vita: lunedì 13 giugno in Italia si è festeggiata la vittoriosa affermazione di “acqua pubblica” contro “acqua privata”; martedì 14 giugno la Regione Puglia, a scanso di equivoci e a futura memoria, ha ritrasformato l’acquedotto pugliese da SpA in ente pubblico; e proprio martedì 14 giugno, quasi a sbeffeggiare lo scampato pericolo, il più grande acquedotto europeo, già “pubblico”, ha dato un’altra dimostrazione di come un ente pubblico possa tradire impunemente le aspettative di chi ha creduto e crede in esso.
La vicenda è vecchia e ripetitiva: parliamo dei 4 (o ce ne sono altri?) scarichi a Mar Grande di fognatura di responsabilità di AQP che ci risultano non autorizzati (o qualcuno tira fuori una qualsiasi pezza d’appoggio giustificativa?). Circa un mese fa, un’ecosentinella di AltaMarea lanciò l’allarme per uno scarico a mare di liquame nauseabondo in corrispondenza di via Ciro Giovinazzi: AltaMarea mobilitò sul posto autorità ed enti competenti, fu redatto il verbale della Guardia di Finanza e vennero date le assicurazioni del caso perché non si ripetessero quegli inconvenienti.
Nel primo pomeriggio di martedì 14 giugno, una grande chiazza scura in Mar Grande ci viene segnalata questa volta da un’ecosentinella non ancora di AltaMarea ma già di suo Cittadino attivo, il sig. Giovanni Colapinto, che abita in un palazzo da cui gode di un’impagabile veduta su Mar Grande. Egli ci ha precisato che da anni combatte una battaglia solitaria contro le tante brutture che esistono nei pressi di quel condominio, abitato da una frotta di avvocati, medici, ingegneri, commercialisti, ecc. ed anche da consiglieri comunali e regionali, da dirigenti di enti pubblici direttamente interessati ai problemi da Colapinto segnalati tenacemente ma invano. Ad ulteriore scorno, in quel condominio c’è stato proprio l’AQP, ora allontanatosi di pochi metri.
Ricevuta la segnalazione, armati di cinepresa e tanta pazienza, ci siamo recati sul posto ed abbiamo individuato a colpo sicuro che un grande flusso di liquido putrido fuoriusciva da un cunicolo nascosto sotto un po’ di vegetazione tra il piazzale sottostante al condominio di viale Virgilio 20 e la zona della sezione velica della Marina Militare, proprio in linea d’aria con la sede dell’AQP e con la botola di accesso ad apparecchiature di servizio del collettore fognante di AQP.
Abbiamo chiamato a raccolta una TV locale, la Guardia di Finanza – Sezione marittima, l’assessore comunale all’ambiente e sanità, l’ARPA Dpt di Taranto, l’ASL Dpt prevenzione. Si è fatto vedere solo l’assessore comunale che, pur abbastanza incavolato, non è riuscito a far intervenire la polizia municipale; le altre personalità contattate hanno fatto sapere di essere a conoscenza delle cose da tempo immemorabile. La solita solerte pattuglia della Guardia di Finanza – Sezione marittima ha fatto il sopraluogo constatando la fuoriuscita di liquido putrido e nauseabondo. La fuoriuscita è cessata completamente intorno alle 20,30 in concomitanza con l’arrivo di un automezzo presso la sede di AQP in viale Virgilio dove si trova la botola di accesso a sistemazioni del collettore fognario. Alle 21,10 abbiamo firmato il verbale redatto dalla Guardia di Finanza – Sezione marittima, che andrà ad allungare la pila di segnalazioni, denunce, ecc. già fatte.
Da qui l’amara considerazione: sono anni che tutti sanno, ARPA, ASL, Comune, Provincia, Regione, Guardia di Finanza, Procura della Repubblica. Anche l’Ordine degli ingegneri e l’Ordine dei medici hanno la sede proprio lì, nello stesso stabile dove c’è la sede dell’AQP, all’incrocio tra via Crispi e viale Virgilio, dove la puzza di fogna è perenne. E non succede niente.
Quasi mi pento di avere votato 2 SI ai referendum sull’acqua. Se l’AQP fosse stata già dei privati, ci sarebbe stata una sollevazione cittadina che avrebbe potuto ottenere almeno la cacciata a pedate nel sedere di quei tecnici e amministratori incapaci di risolvere un annoso brutto problema. Purtroppo, questo, che da sempre è un ente pubblico, è impermeabile a qualsiasi sollecitazione e brutta figura. Non ha neanche il coraggio di esporre, in un pubblico confronto con l’opinione pubblica, quale sia la montagna tecnica che non riescono a scalare. Nel frattempo le autorità comunali, provinciali e regionali e le Istituzioni competenti ad intervenire restano inermi e rassegnate e ignorano (?) anche che per le norme in vigore in Mar Grande, ancor più vicino alla riva cittadina, è vietato pescare e bagnarsi.
Usque tandem! La speranza è che non demordano i tanti signori Colapinto di cui Taranto ha tanto bisogno.
Biagio de Marzo - ALTAMAREA – Comunicato stampa
Taranto 15 giugno 2011
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