Il professor Federico Pirro in Puglia e non solo si conosce per essere docente universitario degli atenei barese e leccese. Insegna esattamente Storia dell’Industria presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bari e di Politiche economiche territoriali presso il Corso di laurea in Scienze sociali per la cooperazione internazionale, il non-profit e lo sviluppo locale dell’Università di Lecce. In effetti firma gran parte dei suoi editoriali/articoli/lettere come "docente universitario".
A Taranto, Federico Pirro si conosce soprattutto come strenuo difensore della grande industria e soprattutto dell'Ilva di Taranto.
Ogni qualvolta che i movimenti dei cittadini attivi del capoluogo jonico promuovono una sana iniziativa a favore dell'ambiente e della salute pubblica, ecco che il Professore dalla prima pagina del Corriere del Mezzogiorno (di cui è uno degli editorialisti), fino ad altri giornali locali fa sentire la sua voce esperta di docente universitario, a difesa del più grande centro siderurgico d'Europa! Ma ciò che non scrive il Professor Pirro - nelle sue riflessioni che oramai si conoscono a memoria - è che, oltre ad essere docente universitario, fa parte del Comitato Scientifico del Centro Studi Ilva. E oltre a ciò, come si legge nel suo curriculum vitae pubblicato nel sito del CS Ilva, "nel 2004, in occasione della celebrazione del cinquantennale del Gruppo Siderurgico Riva ha collaborato alla redazione del volume promosso dalla holding milanese intitolato La Civiltà del ferro, redigendo la sezione più ampia dell’opera, dedicata alla storia della siderurgia italiana ed internazionale dal Secondo Dopoguerra ai giorni nostri.".
Allora sarebbe anche ora che il Professore firmasse i suoi articoli sull'Ilva, non più come docente universitario ma come "membro del Comitato Scientifico Centro Studi Ilva": in questo modo il lettore non verrebbe tratto in inganno.
Professor Pirro, di fronte ai tarantini, getti la maschera: Lei non è neutrale, non sta al di sopra delle parti, Lei è di parte!
Pubblichiamo a tal proposito, la risposta del Comitato Donne per Taranto alla "lunga dissertazione del prof. Pirro contro gli ambientalisti "estremisti" e nello specifico contro il comitato Donne per Taranto per la nostra richiesta sull'indagine epidemiologica".
"Egregio Professor Pirro, leggiamo la sua lunga e articolata lettera e ci sorge spontaneo qualche commento rispetto alle sue due osservazioni che sinceramente ci hanno fatto un bel po’ sorridere. Per questo la ringraziamo. Di questi tempi, sa com’è, con tutto questo “allarmismo” e questo “catastrofismo”ci vuole un bel sorriso.
La sua lunga dissertazione sulle nostre 7343 firme ci parrebbe quasi una sterile analisi di “numeri”, tipica di una certa frangia (di cui lei certamente non fa parte) che vede le persone solo come dei numeri. La differenza tra costoro e noi è che dietro ogni numero noi sappiamo esserci un volto, una storia, un sorriso, forse anche una lacrima… e quelle 7343 firme che per lei sono solo il 6% (ben meno della popolazione tarantina che lavora nell’area a caldo dell’Ilva, quella più inquinante) per noi sono 7343 volti di persone che soffrono, che hanno sofferto e che non hanno più voglia di farlo, ma soprattutto sono persone che chiedono essenzialmente una cosa: la VERITA’…
E allora, caro professore, per quale motivo si agita così tanto dinanzi a questa richiesta, attribuendo a coloro che la chiedono l’appellattivo di “estremisti”, “catastrofisti”, “allarmisti”…? Ciò che chiediamo è essenzialmente che si conosca la VERITA’; e la verità non scaturisce da dati sciorinati unilateralmente, che trascurano altri dati e fattori, non meno sensibili nè meno importanti (tutt’altro): quelli, per esempio, delle decine e decine di mamme che tutti i giorni vegliano i propri figli sul letto del dolore, delle centinaia di uomini e donne che ogni mese si affidano a medici e a terapie rincorrendo la speranza; delle migliaia che hanno visto ammalarsi e morire i propri cari o che vivono nell'angoscia che questo possa accadere….
Professor Pirro, questi dati sono importanti non meno dei “numeri” che ci avete elencato nell’ultima conferenza, e lei che rappresenta un membro del comitato scientifico del Centro Studi Ilva dovrebbe ringraziarci per quanto chiediamo, dandovi l'opportunità di allargare e approfondire, così, le vostre conoscenze in tema di impatto ambientale (che si descrive attraverso rilevazioni chimiche e sanitarie)… E ci dovrebbe ringraziare in quanto se questo studio dovesse rivelare che i Tarantini sono sani come i pesci (che al contrario non godono proprio di ottima salute, soprattutto quelli vicini agli scarichi industriali), allora sarebbe la dimostrazione che state facendo un ottimo lavoro.
Rifletta, professore, e si rilassi: la verità alle persone serie non dovrebbe suscitare paura, nè irritazione. E' per questo che noi non proviamo paura né irritazione nel cercarla.
La seconda osservazione è ancora più esilarante della prima: lei fa notare che noi del Comitato non solo chiediamo di conoscere lo stato di salute della città ma abbiamo niente di meno la pretesa di “chiedere la chiusura degli impianti ritenuti responsabili dell’insorgere delle patologie, qualora si dovesse definire la correlazione tra inquinamento e impianti industriali”. …. certo questa è davvero una cosa strana.
Queste donne e mamme di Taranto non sanno più cosa inventarsi! Ci chiediamo quale mente possa partorire una conclusione così... logica. Insomma lei auspicherebbe che noi, se proprio questa indagine si deve fare (ci vengono in mente i Bravi di don Rodrigo: “questo matrimonio non s’ha da fare!”), la chiedessimo solo per il gusto di chiederla. Come dire ad una mamma. “se proprio vuoi, metti pure il termometro altuo bambino, e poi se ha la febbre a 40 mandalo ai giardini a giocare!”. Si direbbe quasi che a lei, e non solo a lei, questa eventualità spaventi davvero… Se non fosse così, perchè il bisogno di evocarla sin da ora? Se lei, egregio professore, fosse così certo che dall’indagine epidemiologica risulterebbe una città sana (come i pesci di prima) non si preoccuperebbe affatto della nostra richiesta successiva, non crede?E invece fa già i conti con l’insorgenza, finanche, delle patologie correlate alla perdita del lavoro, qualora questo dovesse accadere… non considerando però che quelle patologie che lei ha ben specificato sono esattamente le stesse (o una parte) che insorgono quando una madre va’ a ritirare un referto di leucemia del suo bambino, o quando accerta che suo figlio di tre anni è autistico…, quando in qualche modo l'orizzonte si riduce ad un punto, professore, e si guarda in faccia la morte, che sia in senso fisico o interiore.
Sì, sono esattamente le stesse patologie: insonnia, ansia, disturbi psichici, ma queste sono solo la punta dell'iceberg...
Allora diciamo a lei e ai responsabili delle varie industrie presenti sul territorio: suvvia state tranquilli, voler mettere il termometro alla città (da un punto di vista sanitario) non è poi la fine del mondo!!!
Non siamo catastrofisti, né allarmisti, siamo solo realisti e chiediamo VERITA’! Le sembra eccessivo?! Bravo professore, ripetiamo: prenda pace, accadrà ciò che deve....accadrà che la Verità trionerài se non continuerà a essere ostacolata.
Noi dobbiamo salvare la vita nostra e dei nostri figli. Che ci vuole fare noi "donne" siamo così strane ad avere certe "pretese"!!
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il Coordinamento del Comitato Donne per Taranto
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