sabato 15 settembre 2007

Raddoppio, l’Eni prende tempo

Dal Corgiorno, Venerdì, 14 settembre 2007

Raddoppio, l’Eni prende tempo
Non ci sono ancora risposte definitive alle 36 osservazioni mosse dall’Arpa

La cabina di regia si aggiorna. Forse tra un mese, tempo necessario perché la questione del raddoppio dell’impianto di raffinazione Eni torni sul tavolo della Prefettura.
Ieri, infatti, la riunione tra azienda, istituzioni e parti sociali ha avuto un taglio nettamente interlocutorio. Solo un paio di giorni fa, per altro, Eni ed Arpa Puglia si erano incontrate per discutere delle 36 osservazioni che l’agenzia regionale per la protezione ambientale aveva mosso nei confronti del progetto che, se realizzato, porterà la produttività dell’impianto tarantino da 6,5 a 11 milioni di tonnellate l’anno di prodotto finito.
Un impegno da un miliardo di euro, per l’azienda, che con la riunione di ieri ha cercato anche di incassare una sorta di comune assenso alla realizzazione del raddoppio.
Se è vero che l’Arpa non ha lesinato critiche, infatti, sembra sia anche vero che l’Eni si stia impegnando per porvi rimedio: in parte, il progetto conterrebbe già alcune soluzioni, mentre per il resto l’azienda ha chiesto tempo. Ed ha mostrato la sua buona volontà.
Poco convinti gli ambientalisti. Sembra, infatti, che durante la riunione (a porte chiuse per volontà del nuovo prefetto tarantino Francesco Pironti) i rappresentanti di Legambiente siano stati gli unici a ribattere nei confronti del progetto Eni. Usando anche il tema del rigassificatore, ombra che incombe sull’area portuale tarantina proprio ai piedi della raffineria.
La partita del raddoppio, tra l’altro, si gioca proprio sul bilancio generale dell’impatto
ambientale: l’Arpa, infatti, afferma che il territorio jonico, già provato dall’esistente,
non sopporterebbe questo salto di produttività dell’Eni. Che argomenta, e giustifica, le sue scelte: l’impatto territoriale è limitato (la superficie occupata dovrebbe aumentare solo del 5%), e l’aumento della portata della centrale EniPower, che passerà da 90 a 240 MW, utilizzerà moderni generatori a “turbo gas” con basse emissioni.
C’è, infine, la questione occupazionale. Ma questo è un aspetto che le parti sociali hanno preferito mettere momentaneamente da parte, dando spazio alla discussione sulla fattibilità del progetto. Non avrebbe senso, infatti, parlare di posti di lavoro a bocce ferme. Francesco Tanzarella

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