Foto da Twitter di @simplygiulia
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Mezzi e uomini della Capitaneria e della società Ecotaras, via terra e via mare, hanno monitorato la chiazza minacciosa. A quanto si è saputo dalla Capitaneria, il materiale in mare «sembrerebbe prodotto idrocarburico molto leggero». Un campionamento è stato fatto da parte degli esperti dell'Arpa che analizzeranno il materiale. Lo sversamento - si è appreso dalla Capitaneria - ha una estensione di 80 metri lineari sotto costa con una ampiezza verso largo di 10 metri con moto ondoso che spinge sotto costa e contiene la chiazza. Il materiale, quindi, non si disperde al largo. I tubi andati in pressione per il black out, secondo Marescotti, hanno liberato liquido che ha «inquinando l'acqua del mare a Taranto».
Ma sarà l'Arpa nelle prossime ore a chiarire i termini della vicenda e quanto lo sversamento abbia prodotto nuovo inquinamento per la martoriata città.
«La situazione è grave ed è per questo - ha intanto annunciato il presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli - che ho deciso di presentare una denuncia in procura a Taranto perchè non sarebbero attive le centraline perimetrali di monitoraggio previste dall'Aia. Ma chi controlla in questo paese che l'inquinamento non venga tollerato?».
«Un blocco di energia elettrica nello stabilimento Eni di Taranto - dice Bonelli - ha provocato l'addensarsi in cielo di fumi neri rendendo l'aria irrespirabile nel quartiere Tamburi», proprio quello a ridosso dell'Ilva, la zona della città che risente maggiormente della pesante situazione ambientale. Oltre alla gravità dell'incidente, conclude Bonelli, «si aggiunge che l'Arpa non è in grado dai propri uffici di sapere quanto le centraline Eni stanno misurando in tempo reale». (GdM)
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