Difesa: con tagli futuro incerto per arsenale Marina di Taranto
Dopo l'Ilva, altre nubi
all'orizzonte per l'economia e l'occupazione a Taranto. Una
serie di tagli e riduzioni sono anche previsti nella Difesa,
che storicamente, tra Marina militare e Aeronautica, e' uno dei
punti di riferimento della citta' con importanti ricadute in
termini di posti di lavoro. Secondo una valutazione del Cocer,
l'organo della rappresentanza dei militari, nei prossimi anni
Taranto, tra militari e civili, potrebbe perdere circa 2mila
addetti, mentre a livello nazionale tutta la Difesa perderebbe,
entro il 2026, 30mila militari e circa 10mila civili.
A Taranto, sottolinea il Cocer, la riduzione e' il frutto
di due cause che si incrociano tra loro: la riforma Di Paola,
dal nome dell'ex ministro della Difesa nel governo Monti, e il
processo di spending rewiew che interessa anche le strutture
delle Forze armate. Nella "cura dimagrante" che si annuncia per
la Difesa a Taranto a seguito della spending rewiew e della
riforma voluta dall'ex ministro Giampaolo Di Paola - riforma
finalizzata anche a riallocare sugli investimenti e
sull'esercizio maggiori risorse che oggi, invece, sono
destinate per il 70 per cento al personale -, e' a rischio
l'Arsenale della Marina Militare. Costruito oltre cento anni
fa, l'Arsenale e' probabilmente la struttura che, insieme alla
base navale, piu' evidenzia la caratteristica di Taranto come
cittá sede di importanti insediamenti militari. Circa 1200 sono
oggi i dipendenti dell'Arsenale (oltre un migliaio civili), che
si occupa della manutenzione delle navi della Marina.
Problema, quest'ultimo, che rimanda ad altre due questioni:
la prima e' che la flotta della Marina - peraltro non tutta
dislocata a Taranto - sta invecchiando, tant'e' che i vertici
della stessa Marina, di recente, hanno detto in Parlamento che
c'e' bisogno di uno stanziamento di 10 miliardi in dieci anni
per sostituire le navi che usciranno progressivamente dal
ruolo operativo; la seconda e' che lo stesso Arsenale mostra da
tempo tutti i segni degli oltre cento anni di vita, dai bacini
alle officine e ai capannoni. Il piano "Brin" per
l'ammodernamento infrastrutturale sinora e' andato avanti al
rallentatore - come hanno anche denunciato i sindacati dei
dipendenti civili e quelli dei metalmeccanici delle imprese
dell'indotto - a causa dell'assenza di finanziamenti. Adesso la
riforma dell'ex ministro Di Paola prevede che entro il 2015
l'Arsenale militare di Taranto - uno dei due principali della
Marina, l'altro e' a La Spezia - sia "riconfigurato", ovvero
che i lavori alle navi si facciano con personale interno mentre
oggi una quota delle attivita' va alle imprese appaltatrici. Ma
la "riconfigurazione", a sua volta, necessita del turnover del
personale, che da anni e' sostanzialmente fermo,
dell'ammodernamento del naviglio, del rilancio della formazione
e della riqualificazione professionale col reperimento delle
risorse necessarie, della prosecuzione degli interventi su
impianti e infrastrutture. Tutte prioritá che la Difesa segnala
di nuovo al Governo, che la Marina piu' volte, negli anni
precedenti, aveva evidenziato per conto suo, ma che oggi
appaiono di difficile realizzazione proprio per l'assenza di
risorse.
"La situazione economica di Taranto non ha bisogno di altri
tagli lineari ma la spending review sta per raggiungere anche
il comparto della Difesa. Era una delle poche certezze: si
tratta di lavoro, formazione, logistica, economia". Lo dicono,
in una nota congiunta, i consiglieri regionali della Puglia
Arnaldo Sala del Pdl, Annarita Lemma del Pd e Alfredo
Cervellera di Sel con riferimento agli annunciati tagli nel
settore della Difesa e alle incertezze sul futuro dell'Arsenale
della Marina. Per i tre consiglieri regionali pugliesi, "se da
un lato non si assiste, ancora, alle auspicabili dismissioni di
porzioni di territorio (soprattutto di costa) di fatto
inutilizzati dopo lo spostamento della base navale da Mar
Piccolo a Mar Grande, dall'altro lato il piano di
ridimensionamento approvato dal governo Monti (ministro Di
Paola) tratteggia il trasferimento di migliaia di addetti (tra
formatori, volontari di truppa e aspiranti sottufficiali) da
Taranto ad Ancona (Marina Militare) e da Taranto a Caserta
(Aeronautica). Un danno enorme all'economia locale"
sottolineano i consiglieri regionali della Puglia.
"Le chiusure sostanziali dei centri di addestramento, se
confermate - proseguono Sala, Lemma e Cervellera -,
provocherebbero effetti pesanti sul tessuto economico e sociale
di una citta' gia' piegata su se stessa per la crisi
industriale e per il noto allarme sanitario che purtroppo
segnano questa travagliata fase della storia tarantina.
Verrebbe meno - si aggiunge - una cospicua fetta di utenza per
le attivita' quotidiane commerciali: dalle vendite al dettaglio
alle forniture, dalla ristorazione alle strutture ricettive.
Taranto non puo' permetterselo. Per questa ragione -
concludono i consiglieri regionali - chiediamo al Governo di
valutare la revisione dei piani tracciati dall'esecutivo
precedente". Sullo stesso tema, infine, il deputato del Pdl,
Gianfranco Chiarelli, ha chiesto a Palazzo Chigi la
riconvocazione del "Tavolo istituzionale" per Taranto anche in
considerazione degli altri punti di crisi, oltre all'Ilva,
della citta' e della provincia: appalti comunali, Cementir e
Natuzzi. (AGI).
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