Ilva, in libertà Emilio e Nicola Riva
Liberi dopo un anno di arresti domiciliari ma con l'obbligo di dimora. È
finita ieri mattina la detenzione di Emilio e Nicola Riva, padre e
figlio, ex presidenti dell'Ilva, e di Luigi Capogrosso, ex direttore
dello stabilimento di Taranto. Tornano in libertà per scadenza dei
termini e tuttavia il gip Patrizia Todisco ha ritenuto dover adottare
nei loro confronti un'ulteriore misura cautelare. Per Emilio Riva e
Capogrosso c'è anche il divieto di espatrio.
I tre, insieme a cinque dirigenti dell'Ilva, responsabili degli impianti
dell'area a caldo del siderurgico, furono arrestati il 26 luglio 2012.
Quel giorno scattò anche il sequestro senza facoltà d'uso di parte della
fabbrica. L'accusa: disastro ambientale. Sostenuta da una lunga
indagine e dalle perizie consegnate al gip nelle quali si asserisce che
l'inquinamento dell'Ilva provoca malattia e morte. Dopo pochi giorni, ad
agosto, i cinque dirigenti tornarono liberi su decisione del Tribunale
del Riesame, mentre i Riva si sono sempre visti confermare la misura
restrittiva da gip, Riesame e Cassazione. Capogrosso, inoltre, è stato
anche arrestato di nuovo il 26 novembre e stavolta trasferito dai
domiciliari in carcere per un nuovo troncone dell'inchiesta. In seguito
Capogrosso è stato scarcerato e tornato ai domiciliari.
Adesso sul fronte giudiziario il passaggio atteso è quello della
chiusura dell'inchiesta con l'invio dei relativi avvisi. Il procuratore
capo della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, avrebbe voluto
concludere il lavoro prima della pausa feriale ma in realtà sembra che
si vada a settembre. Ancora nelle ultime ore la Guardia di Finanza ha
sequestrato documenti negli uffici della Regione Puglia e della
Provincia di Taranto in relazione alla discarica llva «Mater Gratiae».
Vicenda, questa, che ha innescato un nuovo filone di approfondimento con
l'arresto in carcere, il 15 maggio, del presidente della Provincia di
Taranto, Gianni Florido, dopo qualche giorno messo ai domiciliari.
Secondo indiscrezioni, una quarantina di persone potrebbero ricevere gli
avvisi di chiusura delle indagini. E non ci sarebbero solo uomini
dell'Ilva ma anche esponenti della pubblica amministrazione e forse
della politica. Per i magistrati, infatti, l'inchiesta ha messo in luce
anche un sistema di complicità e di pressioni servito ai Riva e all'Ilva
per tenere al riparo l'azienda da controlli e provvedimenti in materia
ambientale.
Intanto si accinge alla volata finale il decreto legge con cui il
Governo, il 4 giugno, ha commissariato la società affidandola ad Enrico
Bondi. Tra lunedì e martedì il provvedimento, già approvato dalla Camera
l'11 luglio, arriverà in aula al Senato per la conversione in legge.
Poichè il decreto decade il 3 agosto e quindi i tempi sono strettissimi,
la maggioranza giorni fa ha ritirato gli emendamenti e respinto quelli
di Sel e Cinque Stelle. Non è da escludere però che le opposizioni
tornino a riproporli in aula. Anche alla Camera, del resto, il decreto è
stato approvato con qualche giorno di ritardo sul previsto per il
prolungarsi della discussione. Infine in fabbrica si avvia alla fermata
di due settimane l'acciaieria 1. È uno stop imposto dalla crisi di
mercato. Settimane addietro c'è stato quello dell'altoforno 2. Per
fronteggiare la crisi e le fermate dovute ai lavori dell'Aia, l'Ilva ha
attivato 3.640 contratti di solidarietà. (Sole24h)
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