Ilva, meno vincoli sulle discariche. Rabbia per l’emendamento leghista
La produzione non diminuisce. Anzi, è pronta a salire di mezzo milione
di tonnellate all'anno. E i rifiuti dell'Ilva e di tutti gli altri
stabilimenti di Taranto potrebbero finire in qualsiasi discarica, senza
una serie di autorizzazioni fino a oggi necessarie. Nella giungla degli
emendamenti alla nuova legge salva Ilva spuntano sempre più funghi
avvelenati: norme, grandi e piccole, che come denunciano da giorni la
associazioni ambientaliste, "stanno di fatto annacquando il senso della
legge, cambiando i principi dell'Autorizzazione integrata ambientale e
riconsegnando Taranto all'inquinamento". "Falso" risponde il commissario
Enrico Bondi, che si è detto pronto anche a rimettere il proprio
mandato nelle mani del Governo ma intanto va dritto sulla sua strada.
A
fare scattare l'allarme, alcuni emendamenti e una serie di
dichiarazioni raccolte nella due giorni della commissione Senato a
Taranto. L'emendamento è quello presentato dai senatori della Lega Nord -
e di fatto avallato dal sub commissario Edo Ronchi - che prevede come
"le discariche a servizio degli impianti industriali" del distretto di
Taranto, debbano essere autorizzate anche soltanto con la Valutazione
d'impatto ambientale. Detto così sembra astruso burocratese. Di fatto
significa togliere due passaggi oggi necessari per il funzionamento
della discarica (quella per la costruzione e per l'esercizio
dell'impianto) ma soprattutto, fanno sapere dalla Regione, "significa
consegnare l'Italia a una nuova costosissima infrazione europea, sia
dal punto di vista ambientale sia di quello della concorrenza visto che
con una legge di questo tipo è chiaro che si andrebbe ad alterare
fortemente il mercato".
A preoccupare i tecnici e le associazioni
sono stati invece alcuni passaggi della Commissione che lasciavano
pensare a un possibile incremento della produzione per l'Ilva, superiore
anche a quanto previsto dell'Aia: oggi il limite massimo è di nove
milioni di tonnellate di acciaio all'anno. Ma l'asticella sta per
passare a nove milioni e mezzo. Le commesse ci sono, l'azienda può
camminare ma non è affatto chiaro se il piano di risanamento ambientale
(che Bondi ha sintetizzato ieri in quattro punti alla Commissione) è
oggi in grado di supportarlo. Un tema che evidentemente può interessare
la Procura che soltanto dopo l'approvazione dell'Aia per legge da parte
del governo Monti aveva dissequestrato il siderurgico. Così come è
curiosa la polemica sui "fog cannon", i macchinari utilizzati per
l'abbattimento delle polveri. Ieri l'azienda che li ha brevettati - la
Hi Tech Internetional - ha fatto sapere di non averli mai venduti
all'Ilva. Il siderurgico ha costruito dei cloni, fatti in casa. In ogni
caso le carte si scopriranno lunedì quando il decreto tornerà in aula e
già mercoledì potrebbe essere votato: secondo alcuni non ci sono i tempi
tecnici per apporre ulteriore modifiche e poi riproporle alla Camera.
Si
capirà meglio qualcosa la prossima settimana. Certo sembra difficile -
come chiedono il presidente della Regione Nichi Vendola e gli
ambientalisti - che possa essere reintrodotta la figura del Garante per
l'applicazione dell'Aia previsto invece dalla vecchia legge. Intanto è
slittato di una settimana l'incontro previsto tra il ministro
dell'Ambiente, Andrea Orlando e Bondi: l'incontro era stato
calendarizzato dopo la polemica sulla relazione inviata dal commissario
nella quale si faceva riferimento al fumo di sigarette come concausa del
picco di malattie nella zona di Taranto.(Rep)
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