Integrazione di metodi nella ricerca psico sociale. Il caso dell'Ilva di Taranto tra rappresentazioni e identità
L’analisi e la comprensione dell’essere umano e del suo stare al mondo é indubbiamente un ambito estremamente complesso e multisfaccettato. Gli studiosi che se ne sono occupati hanno da sempre utilizzato un ampio ventaglio di tecniche e metodi di indagine. Eppure, sin dagli albori dell’istituzione della psiclogia come disciplina ʺscientificaʺ, nel diciannovesimo secolo, il paradigma quantitativo é stato considerato l’unico legittimato ad indagare le dinamiche legate all’uomo ed alla sua psiche. Il metodo sperimentale sembra essere stato eletto, come Danziger sottolinea in analogia all’imperativo categorico kantiano, l’ʺimperativo metodologicoʺ della psicologia (Danziger, 1985), nel tentativo di affermarsi come scienza a tutti gli effetti. Tuttavia, a partire dal 1960, alcuni psicologi e scienziati sociali hanno iniziato a manifestare un’insoddisfazione e disillusione per i risultati ottenuti utilizzando le metodologie tradizionali. Si é iniziato a pensare ad una maniera differente ed alternativa di condurre la ricerca psicologica, optando per un metodo più naturalistico, olistico e legato al contesto, capace di cogliere in maniera più efficace la ricchezza dell’essere umano e del suo mondo nella propria interezza. I metodi quantitativi hanno preso ad essere considerati spesso poco adatti a riferirsi alla vita reale, troppo complessa ed intricata per poter essere scomposta analiticamente. Le informazioni raccolte con tali metodi sono sate considerate troppo di frequente incomplete, frammentate, parzialmente qualitative e mutevoli (Todd, Nerlich, McKeown & Clark, 2004). Da allora sono andate affermandosi nuove metodologie di tipo qualitativo, centrate sulla comprensione dell’uomo immerso in un contesto, dal cui studio non si può prescindere, e dei significati ad esso attribuiti.
Tesi di Laurea in Pscicologia Sociale, del Lavoro e della Comunicazione
L’analisi e la comprensione dell’essere umano e del suo stare al mondo é indubbiamente un ambito estremamente complesso e multisfaccettato. Gli studiosi che se ne sono occupati hanno da sempre utilizzato un ampio ventaglio di tecniche e metodi di indagine. Eppure, sin dagli albori dell’istituzione della psiclogia come disciplina ʺscientificaʺ, nel diciannovesimo secolo, il paradigma quantitativo é stato considerato l’unico legittimato ad indagare le dinamiche legate all’uomo ed alla sua psiche. Il metodo sperimentale sembra essere stato eletto, come Danziger sottolinea in analogia all’imperativo categorico kantiano, l’ʺimperativo metodologicoʺ della psicologia (Danziger, 1985), nel tentativo di affermarsi come scienza a tutti gli effetti. Tuttavia, a partire dal 1960, alcuni psicologi e scienziati sociali hanno iniziato a manifestare un’insoddisfazione e disillusione per i risultati ottenuti utilizzando le metodologie tradizionali. Si é iniziato a pensare ad una maniera differente ed alternativa di condurre la ricerca psicologica, optando per un metodo più naturalistico, olistico e legato al contesto, capace di cogliere in maniera più efficace la ricchezza dell’essere umano e del suo mondo nella propria interezza. I metodi quantitativi hanno preso ad essere considerati spesso poco adatti a riferirsi alla vita reale, troppo complessa ed intricata per poter essere scomposta analiticamente. Le informazioni raccolte con tali metodi sono sate considerate troppo di frequente incomplete, frammentate, parzialmente qualitative e mutevoli (Todd, Nerlich, McKeown & Clark, 2004). Da allora sono andate affermandosi nuove metodologie di tipo qualitativo, centrate sulla comprensione dell’uomo immerso in un contesto, dal cui studio non si può prescindere, e dei significati ad esso attribuiti.
Tuttavia, sebbene dagli anni Sessanta ad
oggi i metodi qualitativi si siano affermati in misura sempre
crescente, il paradigma tutt’ora dominante e più diffuso nella pratica
di ricerca resta quello di tipo quantitativo. Inoltre, la visione
prevalente vede i due tipi di paradigmi in contrasto tra loro,
irrimediabilmente contrapposti, inconciliabili e mutuamente esclusivi.
La tesi sostenuta nel presente lavoro é
che, pur essendo ben consapevoli della sostanziale diversità dei
fondamenti epistemologici alla base di ciascuna metodologia, la
contrapposizione tra metodi sia molto meno netta e fondamentale di
quanto possa apparire. A volte le informazioni di cui disponiamo sono
qualitative, altre volte quantitative, ma la maggiorparte delle volte
sono un intreccio di entrambe. Il fine di questa ricerca é avvalorare la
vantaggiosità dell’uso congiunto ed integrato di metodologie di diversa
natura, nello specifico di tipo qualitativo e quantitativo, al fine di
annullare in maniera complementare i limiti di ciascun tipo di metodo e
di combinarne i pregi.
Tale integrazione sarà esaminata in
riferimento ad un caso di ricerca specifico: la presenza nella città di
Taranto dello stabilimento siderurgico Ilva. Il ʺcaso Ilvaʺ ha
recentemente destato numerose polemiche e perplessità, a causa del
discusso impatto inquinante dello stabilimento, da un lato, e della
perdita occupazionale che la sua eventuale chiusura comporterebbe,
dall’altro. Cosa significhi per gli abitanti di Taranto convivere con
una realtà di questo genere é un tema complicato e controverso: i
costrutti di rappresentazioni sociali, identità di luogo ed attaccamento
di luogo, e l’influenza che la presenza dell’Ilva può avere su di essi,
saranno indagati mediante l’uso di interviste individuali, focus group e
survey, in maniera integrata, per una visione più ampia di una
situazione che di per sé appare molto nebulosa e di cui poco si conosce
davvero.
Allegati (PeaceLink Common Library)
- Integrazione di metodi nella ricerca psico-sociale. Il caso dell'Ilva di Taranto (3766 Kb - Formato pdf)Deborah De IureTesi di Laurea di Deborah De IureCopyright © Deborah De IureLicenza: CC Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 3.0
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